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TESTO Il Figlio prodigo

don Romeo Maggioni  

Ultima domenica dopo Epifania (anno A) (06/03/2011)

Brano biblico: Alleluia. Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 15,11-32

11Disse ancora: «Un uomo aveva due figli. 12Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. 13Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. 14Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. 15Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. 16Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. 17Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! 18Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; 19non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. 20Si alzò e tornò da suo padre.

Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. 21Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. 22Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. 23Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, 24perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa.

25Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; 26chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. 27Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. 28Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. 29Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. 30Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. 31Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; 32ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”».

Affinità e consanguineità esprimo le relazioni più intime nell'esperienza di ogni uomo e di ogni donna. Tali le categorie usate dal linguaggio biblico per tradurre l'intimità con Dio di ogni anima credente. Se da una parte si esprime la libera, personale, intima relazione d'amore, dall'altra, con la categoria della consanguineità si mette in luce il rapporto d'essere (ontologico), di partecipazione concreta alla natura stessa di Dio.

Ambedue queste formule dicono il fondamento incancellabile del cuore grande di Dio che si esprime nella misericordia e nel perdono.

1) Affinità

La vicenda di Osea è esemplare. Quest'uomo aveva sposata una donna cui voleva molto bene. Da lei aveva avuto tre bei bambini. Dopo dieci anni di matrimonio, questa donna lascia il marito a va con altri amanti. Osea rimane sconcertato. Dio interviene allora proprio a questo punto, inviandolo come suo profeta a raccontare la sua angoscia di marito tradito, quale angoscia e sconcerto di Dio stesso di fronte al tradimento del suo popolo. "La loro madre ha detto: Seguirò i miei amanti, che mi danno il mio pane e la mia acqua, la mia lana, il mio lino, il mio olio e le mie bevande" (Lett.). Non facciamo anche noi così? Va bene il Padreterno; ma.. quel che conta è il mio stipendio, la mia pensione, i dané...: questa è la mia salvezza e la mia vita! E quanti tradimenti nella nostra vicenda anche di credenti! Lasciamo stare la sufficienza balorda della cultura pagana!

"Perciò ecco, ti chiuderò la strada con spine, la sbarrerò con barriere e non ritroverà i suoi sentieri. Inseguirà i suoi amanti, ma non li raggiungerà, li cercherà senza trovarli" (Lett.). L'amore premuroso di Dio si traduce in qualche intralcio, in qualche prova per scoraggiare l'andare sbagliato dell'uomo; anzi nella Bibbia è richiamata spesso la gelosia di questo amante tradito che è Dio. E' l'esperienza del proprio fallimento che apre gli occhi sul fallimento cui andiamo incontro col peccato. Allora soltanto ci si ravvede e .. si comincia a ragionare: "Allora dirà: Ritornerò al mio marito di prima, perché stavo meglio di adesso" (Lett.). Non vedo altra motivazione di tante catastrofi che capitano improvvise nel nostro mondo, se non come.. una punta di spillo che sgonfia il pallone di tanta superbia e supponenza nei confronti di Dio!

E Dio è pronto al perdono: "Non capì che io le davo grano, vino nuovo e olio, e la coprivo d'argento e d'oro, che hanno usato per Baal". Quanto benessere.. sciupato spesso contro Dio! Da qui l'iniziativa, paziente e testarda, di Dio che vuol recuperare: "Perciò, ecco, la sedurrò, la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore". Solo liberato dall'ingordigia del consumismo.., o provato nella sofferenza, l'uomo riesce ancora a percepire il richiamo di Dio. Allora scoppia il sogno di Dio, mai scoraggiato: "Là mi risponderà come nei giorni della sua giovinezza. E avverrà in quel giorno - oracolo del Signore - mi chiamerai: Marito mio!". Nostalgico questo Dio, che si rifà al primo amore! Pronto a dimenticare tutto: "Ti farò mia sposa per sempre.. nell'amore e nella benevolenza, nella fedeltà, e tu conoscerai il Signore" (Lett.). Per la Bibbia il peccato è un adulterio, ma che Dio è sempre disponibile a perdonare e dimenticare!

2) Consaguineità

Con l'incarnazione Dio s'è fatto nostro consanguineo, chiamandoci ad essere figli adottivi per mezzo di Gesù Cristo, così che "quello che era impossibile alla Legge, resa impotente a causa della carne, Dio lo ha reso possibile mandando il proprio Figlio in una carne simile a quella del peccato e a motivo del peccato" (Epist.). Resi cioè ancora capaci di fedeltà perché riconciliati da Cristo quale fratello maggiore, che a nome nostro e per noi "ha condannato il peccato nella carne, perché la giustizia della Legge fosse compiuta in noi" (Epist.). La radice di tale efficacia dell'atto di Cristo, è la connessione battesimale che ci ha fatti "figli nel Figlio". Una consanguineità che ha fatto di lui "l'Agnello di Dio, che toglie il peccato del mondo" (Gv 1,29).

"Vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente!" (1Gv 3,1). Oggi, "il vangelo del vangelo", ci presenta l'immagine più commovente del cuore di Dio come Padre. Anzi, cuore di Dio come cuore tenero di madre, che non si rassegna veder lontano da casa il proprio figlio. E' esperienza comune da noi: di fronte anche al figlio più discolo, una madre non le resta che dire: Che vuoi farci.. o massal o manteglill! Dio non ha altra scelta che quella del perdono e della misericordia. Pronto sempre a far festa "perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato". Stupenda è l'immagine del padre che "quando era ancora lontano, lo vide e ne ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò", dimentico di tutto!

Perdono, a due condizioni. Il pentimento, magari anche imperfetto: "Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza.. Mi alzerò e andrò da mio padre e gli dirò: Padre ho peccato contro il cielo e contro di te". Seconda condizione: nessuna pretesa di giustizia o di ricompensa per il bene fatto, assieme ad un cuore da adattare alla larghezza del cuore stesso di Dio. "Rimetti a noi i nostri debiti, come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori" (Mt 6,12). Gesù ha condizionato in qualche modo la sincerità del nostro pentimento con questa larghezza di cuore da usare con gli altri: "Se voi infatti perdonerete agli altri le loro colpe, il Padre vostro che è nei cieli perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli altri, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe" (Mt 6,14-15). E' l'insegnamento che ci viene dal rimprovero verso il figlio maggiore.

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Consanguineità e affinità è affare di cuore. Sposo e Padre: una esperienza d'amore comprensibile ad ogni uomo; ed anche capace di farci intuire la larghezza di cuore. "Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro che è nei cieli.." (Mt 7,11). Ma anche esperienza - per lo più - di sofferenza. Chi ama soffre, per l'incorrispondenza, l'incomprensione.., i tradimenti. Il nostro è un Dio che soffre.. per amore. E quanto!

 

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