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TESTO Le credenziali che contano

don Alberto Brignoli  

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IX Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (06/03/2011)

Vangelo: Mt 7,21-27 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 21Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. 22In quel giorno molti mi diranno: “Signore, Signore, non abbiamo forse profetato nel tuo nome? E nel tuo nome non abbiamo forse scacciato demòni? E nel tuo nome non abbiamo forse compiuto molti prodigi?”. 23Ma allora io dichiarerò loro: “Non vi ho mai conosciuti. Allontanatevi da me, voi che operate l’iniquità!”.

24Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. 25Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia. 26Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, sarà simile a un uomo stolto, che ha costruito la sua casa sulla sabbia. 27Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu grande».

Mentre scrivo queste poche e povere parole di commento al Vangelo domenicale, guardo dalla finestra della stanza della casa parrocchiale dei miei confratelli che mi ospitano. Gratuitamente, e meglio di ogni agenzia di viaggio, mi offre una meravigliosa e impagabile vista sulla città di La Paz, un vero e proprio formicaio di case abbarbicate su pareti da pendenze impercorribili che definire "di roccia" è una menzogna, ma è pure esagerato definirle "di sabbia". Magari fossero almeno di sabbia... forse il caso avrebbe almeno permesso loro di non cadere rovinosamente come hanno fatto, qualche chilometro più avanti di qui, sotto il peso di piogge torrenziali che in questi giorni non danno tregua al Sud America, trascinando più a valle tutto ciò che trovano davanti, e lasciando senza casa (o meglio, senza nulla) oltre quattromila persone già di per sé prive del minimo necessario per vivere.

La storia si ripete, in differenti epoche dell'anno, in diverse parti del mondo (forse che la nostra Italia può dirsi priva di queste tragedie?), effetto delle calamità naturali, di una natura che certamente non può essere controllata per quanto possa essere prevista; ma molto spesso anche di un'incuria, di una leggerezza umana che pur di costruire e di guadagnare approfitta della natura laddove sa di non poterlo fare, eppure insiste nel farlo, convinta che "tanto qui non succederà nulla", e che comunque la sua intelligenza vale molto più delle leggi della Natura.

Già, la tracotante intelligenza umana: quella per cui ci permettiamo di fare tutto, di progettare tutto, di pensare tutto, di stabilire tutto, di giudicare tutto, di giustificare tutto, di avere un criterio per tutto, di rivendicare tutto, di avanzare pretese per tutto... alla fine, anche per Dio.

Al punto che nella vita di fede pensiamo di poter risolvere tutto con due o tre "regolette", con due o tre formule, con due o tre piccole osservanze a comandamenti da esibire a Dio come si esibiscono i documenti in regola di fronte a una pattuglia di agenti di polizia sulla strada per avere il lasciapassare e poi via!, avanti per la nostra strada!

Magari lamentandoci pure con quel Dio che ogni tanto ci fa perdere tempo e ci fa fare una verifica del nostro cammino (come sarà nei prossimi giorni, iniziando la Quaresima), mettendo un freno alla nostra pretesa di essere padroni della terra e del cielo, anche di quel Cielo che ha le fattezze di un Regno e che si apre ai piccoli, a coloro che senza avanzare pretese fanno la volontà di Dio.

E il nostro lamento non sempre è supplica: anzi, è soprattutto rimostranza, è mugugno, è pretesa. Pretendiamo che ci venga aperta la porta del Regno al solo grido di "Signore, Signore!", mentre costruire la nostra casa su quella roccia che è Dio è molto, molto di più.

"Di più in che senso?", diremmo noi. "Signore, vuoi che tiriamo fuori i nostri titoli, vuoi che ti facciamo vedere che sappiamo fare di più? Vuoi che ti diciamo cosa abbiamo fatto per te? Ti spaventeresti, e ci apriresti subito la porta, se sapessi che noi abbiamo parlato di te al mondo, e che abbiamo compiuto le opere ascetiche più grandi e i sacrifici più immani pur di non cedere alle tentazioni del demonio, e che le cose che abbiamo fatto, e le opere che abbiamo costruito aiutando i più poveri sono i nostri ‘prodigi', le nostre migliori credenziali, per convincerti che siamo davvero ‘dei tuoi', altro che storie!".

E sentirsi dire: "Non vi ho mai conosciuti. Allontanatevi da me, operatori di iniquità!", nemmeno quello sembra farci prendere coscienza che nella vita ciò che conta di fronte a Dio è ben altro, perché poi il giorno dopo saremmo ancora a lì a tentare di scassinare la porta del Regno dei Cieli per entrarvi a costruire di nuovo cose di sabbia, inutili, futili, dannose!

Ciò che conta di fronte a Dio è ben altro. Ciò che conta è un cuore che cerca lui, e nessun'altra cosa. Ciò che conta è costruire la nostra vita su di lui, che è l'unica roccia, e non sulle nostre convinzioni, sulla nostra obbedienza a regolette facili e a precetti sterili che servono solo a farci sentire la coscienza a posto.

Perché - siamo onesti e guardiamoci dentro - lo sappiamo bene: piogge torrenziali, venti impetuosi e fiumi in piena sono sempre lì in agguato a dirci la precarietà della nostra vita, delle nostre pretese, dei nostri sprazzi di orgoglio, della nostra tracotanza, della nostra ricerca di benessere, di piacere, di materialismo, di ricchezza, di potere... tutte cose che non contano nulla e che sono peggio che sabbia, di fronte ai drammi dell'esistenza e alla precarietà del nostro essere.

Che cosa sono i nostri "Io, Signore, ho fatto questo e quest'altro" di fronte a due giovani vite spezzate e ritrovate morte, non in capo al mondo, ma tra le sterpaglie dei campi e dei boschi dietro le nostre case e le nostre fabbriche?

Che cosa valgono i nostri "Io, Signore", di fronte al dramma di due famiglie la cui tenace speranza termina (magari terminasse...) in angoscia?

Che cosa contano i nostri "io" di fronte a case andate in rovina veramente per colpa dell'insensatezza umana?

Che cosa sono le nostre pretenziose credenziali sbattute in faccia a Dio, rispetto ai drammi di un popolo bombardato e massacrato perché grida ed esige libertà?
Sabbia... solo un pugno di sabbia.

Come è di sabbia una vita di fede basata su titoli e credenziali da esibire a Dio senza preoccuparsi di fare la sua, non la nostra volontà.

Sono poste davanti a noi, oggi, benedizione e maledizione, giustizia per mezzo della Legge e giustizia per mezzo della Fede, sabbia e roccia: su cosa vogliamo costruire la nostra vita?

 

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