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TESTO Guardate gli uccelli, i gigli, pensate al Padre

don Roberto Rossi  

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VIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (27/02/2011)

Vangelo: Mt 6,24-34 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 6,24-34

In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: 24Nessuno può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza.

25Perciò io vi dico: non preoccupatevi per la vostra vita, di quello che mangerete o berrete, né per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita non vale forse più del cibo e il corpo più del vestito? 26Guardate gli uccelli del cielo: non séminano e non mietono, né raccolgono nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non valete forse più di loro? 27E chi di voi, per quanto si preoccupi, può allungare anche di poco la propria vita? 28E per il vestito, perché vi preoccupate? Osservate come crescono i gigli del campo: non faticano e non filano. 29Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. 30Ora, se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani si getta nel forno, non farà molto di più per voi, gente di poca fede? 31Non preoccupatevi dunque dicendo: “Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?”. 32Di tutte queste cose vanno in cerca i pagani. Il Padre vostro celeste, infatti, sa che ne avete bisogno. 33Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta. 34Non preoccupatevi dunque del domani, perché il domani si preoccuperà di se stesso. A ciascun giorno basta la sua pena.

Oggi, Gesù ci parla dell'amore verso Dio, fino al punto più alto: Avere fiducia piena in Dio, nostro Padre, sempre, anche nei momenti più difficili.

Tra crisi e incertezze economiche, nella vita e nelle preoccupazioni della famiglia, tante volte si dice: Come faremo? Per alcuni è un falso problema, ma vorrei pensare soprattutto ai poveri, ai disoccupati, ai malati alle famiglie del mondo che non sano come nutrire i propri bambini... Come faremo? E' allora La gente si affanna ad accumulare, a risparmiare. La maggior parte delle persone trova nel denaro la propria sicurezza. Non è da disprezzare questa ricerca, perché dobbiamo occuparci del cibo, del vestito, della casa, di tante cose, della salute nostra e della nostra famiglia... Ma Gesù ci mette in guardia: attenzione a non fare del denaro l'unico valore, l'unico bene per cui spendere la vita. Perché allora il denaro diventa mammona, cioè un idolo potente a cui si sacrifica tutto: la serenità, la salute, la vita cristiana. La società dei consumi e i soldi hanno scalzato in un tempo relativamente breve, tutti gli altri valori. "Non potete servire Dio e la ricchezza. Non preoccupatevi per la vostra vita, di quello che mangerete o berrete, né per il vostro corpo, di quello che indosserete. Guardate gli uccelli del cielo. Il Padre vostro celeste li nutre, guardate i gigli del campo... Se Dio veste così l'erba del campo, non farà molto di più per voi, gente di poca fede. "Si dimentica forse una donna del suo bambino. Anche se una donna si dimenticasse del suo bambino, io non mi dimenticherò mai di te", dice il Signore. "Cercate anzitutto il regno di Dio e la sua giustizia e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta. Non preoccupatevi, il Padre vostro sa di che cosa avete bisogno". Gesù insegna un altro modo di essere uomini: "Non preoccupatevi delle cose, c'è qualcosa che vale molto di più". Nel Padre Nostro diciamo: Dacci oggi il nostro pane quotidiano. Ti chiediamo solo il pane sufficiente per oggi, il pane che basta giorno per giorno, come la manna nel deserto, non l'affanno del di più. Ci sono dei monasteri o delle comunità che vivono così, come uccelli e come gigli, quotidianamente dipendenti dal cielo. Ma questo è un richiamo anche per noi, pieni di cose e spaventati dal futuro. "La vita non vale forse più del cibo e il corpo più del vestito?" Occuparsi meno delle cose e di più della vita vera, che è fatta di relazioni, consapevolezza, libertà, amore. Meno cose e più cuore. Non è una rinuncia, è una liberazione. "Non affannatevi....": quell'affanno che toglie il respiro, per cui non esistono più feste o domeniche, non c'è tempo per chi si ama, per contemplare un fiore, una musica, la natura... Il cristianesimo non è una morale, ma una grande liberazione. Libera dai piccoli desideri, per desiderare di più e meglio. Insegna un rapporto fiducioso e libero con se stessi, con il corpo, con il denaro, con gli altri, con le più piccole creature e con Dio. Ciò che preoccupato, ciò che ci occupa per primo, prima di tutto, non può essere l'avere; le cose non allungano la vita. Il possesso non fa crescere l'uomo nella coscienza di sé, nella sua persona, cioè non allunga la vita. Cercare il regno di Dio, occuparci della vita interiore, delle relazioni, del cuore; cercare pace per noi e per gli altri, giustizia per noi e per gli altri, amore per noi e per gli altri. Meno cose e più cuore, e si troverà il senso della vita e la gioia della vita.

 

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