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TESTO Chiesa, casa delle Beatitudini

don Daniele Muraro  

IV Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (30/01/2011)

Vangelo: Mt 5,1-12a Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, 1vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. 2Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:

3«Beati i poveri in spirito,

perché di essi è il regno dei cieli.

4Beati quelli che sono nel pianto,

perché saranno consolati.

5Beati i miti,

perché avranno in eredità la terra.

6Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,

perché saranno saziati.

7Beati i misericordiosi,

perché troveranno misericordia.

8Beati i puri di cuore,

perché vedranno Dio.

9Beati gli operatori di pace,

perché saranno chiamati figli di Dio.

10Beati i perseguitati per la giustizia,

perché di essi è il regno dei cieli.

11Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. 12Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti perseguitarono i profeti che furono prima di voi.

Abbiamo detto che la Chiesa conosce varie fasi. Dato per scontato, come vedremo meglio presto, che la Chiesa è la casa delle Beatitudini, possiamo rintracciare un ritmo circolare anche nella sequenza con cui Gesù loda gli atteggiamenti che propone ai suoi discepoli.

Scorrendo le varie categorie possiamo notare una espansione di campo che dall'amore di Dio conduce all'amore del prossimo. È come se chi al principio povero, piange, è mite, ha fame, un po' alla volta venisse arricchito da parte di Dio di doni tali da partecipare delle difficoltà altrui, con misericordia, purezza di intenzioni e così operare attivamente in vista della pace e della giustizia.

La catena però non termina con una garanzia di efficacia sociale per l'operato della Chiesa, ma con la predizione della persecuzione. All'apparenza si ritorna allo stato iniziale, in realtà si è operata una elevazione che è al contempo allargamento e purificazione.

Chi abbraccia lo Spirito delle Beatitudini non lo fa per opposizione, ma per amore del mondo, un amore ordinato che procede dall'amore di Dio e siccome è facile che il mondo punisca chi compie la scelta di mettere Dio al primo posto, ecco che uno si ritroverà sempre a dovere fare i conti con la povertà di mezzi e di strumenti.

Semplificando potremmo dire che il mondo cerca la felicità, Dio ai suoi cristiani radunati nella Chiesa promette la beatitudine, che non è esattamente la stessa cosa. La prima è la possibilità di fare, la seconda il privilegio di non fare, ossia è felice chi può servirsi di tutto ciò che vuole, mentre si definisce beato chi già possiede tutto quanto è desiderabile.

Per essere felici non basta una attività qualunque; vale quell'attività che raggiunge il Bene. Infelice allora sarà genericamente colui che è impedito ad agire, ma precisamente chi non può compiere il bene.

Ciò può avvenire per tre ragioni. Uno può non essere capace di fare il bene per cattiveria d'animo, e questo è il caso più serio. Scegliere tra il bene e il male non è questione di arbitrio, sicché non si può passare istantaneamente dall'uno all'altro. In realtà anche il bene da fare ha bisogno di allenamento, e lo stato di forma a questo proposito si chiama virtù.

Al contrario esiste una caduta di tono morale da cui non è facile riprendersi, ed è il vizio. Nell'ipotesi più grave esso conduce all'esito opposto rispetto al nostro tema della beatitudine, cioè alla condanna.

In una situazione meno preoccupante si trova chi è impedito a fare il bene non dalla sua cattiva volontà, ma da una mancanza di facilità nell'operare, sicché non il bene gli riesce per debolezza di carattere o per altri limiti non risolti nel tempo della sua formazione.

Infine uno può essere pieno di buona volontà e anche esercitato nel carattere, ma trovarsi privo di quei mezzi di fortuna utili al raggiungimento dello scopo buono, e questo è il caso meno grave, sebbene nell'opinione comune spesso sia l'unico considerato cattivo.

Le cose materiali infatti restano sempre un mezzo in vista dei beni spirituali da ottenere; ad esempio ricchezza e salute si cercano a motivo della considerazione e dell'onore che può derivarne e tutti i beni spirituali mirano ad un solo bene che è l'ottimo, e sarebbe la buona coscienza.

Godere di una coscienza che approva però altro non è che un riflesso nell'animo del giudizio positivo da parte di Dio; alla fine infatti l'unico parere valido è il suo.

Dunque non ci si deve precipitosamente unire al coro di approvazione e di elogio della maggioranza verso coloro che godono di molti mezzi materiali, ma si può stimare beato solo colui che Dio chiama così.

Gesù nel Vangelo proclama beati già da adesso e per il futuro coloro che trovandosi in uno stato di bisogno non smettono di sperare in Dio e si comportano in maniera conforme a questa aspettativa. Chi è privo di ricchezze e di altri beni di fortuna è maggiormente predisposto ad alzare gli occhi al cielo. Da ciò segue che è anche disposto a simpatizzare con il prossimo e a condividere le forze in vista di un bene maggiore.

La beatitudine è il raduno di tutti i beni, ma altrettanto bene si può dire anche che è la aggregazione di tutti i buoni. Da sempre quelli che hanno preso sul serio lo spirito delle Beatitudini e si sono impegnati a viverle si sono radunati assieme.

Unita a Cristo la Chiesa proclama il primato dello spirituale sul materiale, dell'eternità sul tempo, della beatitudine sulla felicità e questo annuncio lo fa non nella solitudine di una profezia isolata, ma nella pratica di una esperienza comunitaria. A conferma di questa impostazione possiamo rileggere la descrizione che fa san Paolo nella seconda lettura della comunità di Corinto: "non ci sono fra voi molti sapienti dal punto di vista umano, né molti potenti, né molti nobili".

Lo Spirito delle Beatitudini è ciò che la Chiesa ha di più originale rispetto al mondo. Per quest'ultimo la distinzione è fra chi ha i mezzi e chi non ce li ha. Per la Chiesa passa a livello morale e religioso ed essa avverte come compito suo di portare quanta più gente possibile in sintonia con tale punto di vista.

La Chiesa non può sostituire il mondo, ma dopo le Beatitudini il mondo non può più fare senza della Chiesa, ossia senza lo Spirito che anima la sua vita comunitaria.

 

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