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TESTO Il mistero della luna

don Daniele Muraro  

III Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (23/01/2011)

Vangelo: Mt 4,12-23 (forma breve: 4,12-17) Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 4,12-23

12Quando Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea, 13lasciò Nàzaret e andò ad abitare a Cafàrnao, sulla riva del mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali, 14perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia:

15Terra di Zàbulon e terra di Nèftali,

sulla via del mare, oltre il Giordano,

Galilea delle genti!

16Il popolo che abitava nelle tenebre

vide una grande luce,

per quelli che abitavano in regione e ombra di morte

una luce è sorta.

17Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino».

18Mentre camminava lungo il mare di Galilea, vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. 19E disse loro: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini». 20Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono. 21Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello, che nella barca, insieme a Zebedeo loro padre, riparavano le loro reti, e li chiamò. 22Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono.

23Gesù percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo.

 

Forma breve (Mt 4,12-17)

12Quando Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea, 13lasciò Nàzaret e andò ad abitare a Cafàrnao, sulla riva del mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali, 14perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia:

15Terra di Zàbulon e terra di Nèftali,

sulla via del mare, oltre il Giordano,

Galilea delle genti!

16Il popolo che abitava nelle tenebre

vide una grande luce,

per quelli che abitavano in regione e ombra di morte

una luce è sorta.

17Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino».

Siamo riuniti in chiesa di Domenica, che è il giorno del Signore, ma anticamente era il giorno del sole. Verso la metà del secondo secolo san Giustino, filosofo e martire scriveva all'Imperatore: "Ci riuniamo nel giorno del sole innanzitutto perché questo fu il primo giorno della creazione, quando Dio trasformò le tenebre e ordinò la materia informe. In secondo luogo perché in tale giorno Gesù Cristo nostro Salvatore risorse dai morti".

Il più antico mosaico cristiano intorno all'anno duecento mostra il Cristo su un carro trainato da cavalli bianchi come si usava rappresentare il sole che saliva a rischiarare il mondo. A Pasqua Cristo è il sole che risorge per illuminare i fedeli. A differenza dell'astro celeste però Egli è la vera luce che non conosce tramonto.

San Matteo nota che la luce di Dio iniziò a brillare nel territorio al di là del Giordano, luogo di mescolanza tra ebrei e altri popoli e per questo denominato "Galilea delle genti", ossia "provincia dei pagani". Gesù incomincia della periferia per illuminare assieme la città santa, e il mondo.

Gerusalemme era il centro religioso per un fedele ebreo, ma politicamente si poteva considerare marginale rispetto al potere romano e in tal modo Cafarnao, lontana dal Tempio, ma più vicina al mare Mediterraneo diventa il crocevia di una nuova storia, quella della salvezza.

Proprio in questa città situata sulle sponde del lago Gesù pone il suo domicilio. L'evangelista san Matteo scopre realizzata in questa scelta la profezia di Isaia: "Il popolo che abitava nelle tenebre vide una grande luce, per quelli che abitavano in regione e ombra di morte una luce è sorta".

Le tenebre sono quelle dell'incredulità, da cui era circondata la minoranza dei fedeli, e per "ombra di morte" si deve intendere il pericolo di rovina spirituale incombente a causa degli scadimenti morali favoriti da tale promiscuità.

Il sole non sta fermo nel cielo e anche Cristo si è mosso trascinando con sé i primi apostoli. L'evangelista registra i nomi; sono due coppie di fratelli: Pietro e Andrea, Giacomo e Giovanni. Essi formano il nucleo generatore di quel popolo che apparirà ben compaginato solo a Pentecoste, ma che inizia a formarsi sotto l'effetto della chiamata personale di Gesù.

A proposito della Chiesa, e con riferimento a Cristo sole, i Padri parleranno del mistero della luna. Nella notte del mondo, la Chiesa non risplende di luce propria, ma riflette lo splendore di Cristo che direttamente la illumina. A differenza del sole la luna conosce una diminuzione della luce, ma in ogni caso il disco rimane integro.

Essendo ancora nella tempo la Chiesa è soggetta a mutamenti, che però non ne possono modificare l'impianto sostanziale. Ha le sue fasi di sviluppo e di riduzione, di pace o di persecuzione; in certe epoche storiche sembra venir meno, ma non è così.

La sicurezza del suo continuo riemergere dalle tenebre della storia viene dal Cristo che non smetterà mai di inviarle i suoi raggi benefici. La Chiesa è circonfusa dalla luce divina di Cristo. Di essa splende e perciò come la Luna può avere qualche macchia, ma non mai sarà del tutto opaca.

Ritroviamo tali considerazioni in apertura del documento conciliare sulla Chiesa intitolato "Lumen Gentium". "Cristo è la luce delle genti: questo santo Concilio, adunato nello Spirito Santo, desidera dunque ardentemente, annunciando il Vangelo ad ogni creatura, illuminare tutti gli uomini con la luce del Cristo che risplende sul volto della Chiesa."

Continuando nella riflessione sul mistero, i Padri notavano che il quarto giorno Dio non creò unicamente sole e luna, ma vi aggiunse le stelle, che sarebbero i Profeti, gli Apostoli e i Santi. Finché dura l'oscurità della notte, oltre che allo splendore dell'astro maggiore, possiamo guardare anche alle singole stelle per goderne lo specifico influsso e apprezzarne il diverso ascendente.

Con il loro aiuto possiamo orientarci, ossia cercare di cogliere il sorgere ad oriente del vero Sole. Nel firmamento della Chiesa brillano personalità eccezionali. Nel corso dei secoli se ne sono accese parecchie, ma la Chiesa rimane una sola. Nessuna stella, per quanto sfolgorante, può superare la luce che le riassume tutte.

Anche noi cristiani di oggi siamo chiamati a diventare testimoni luminosi del Signore, e adempiremo questo compito quanto più saremo elementi di unione e non di divisione, come ci ricorda san Paolo nella seconda lettura. Nella Chiesa siamo tutti di Cristo e ci illuminiamo a vicenda nel cammino di questa vita.

Infine il mistero della chiesa paragonata alla luna ci ricorda l'impegno di vivere la nostra fede nella ferialità. La settimana lavorativa inizia il lunedì cioè appunto con il giorno della luna, quando le luci della festa si abbassano e riprendono con le loro fasi le occupazioni quotidiane.

Il sorgere del sole che è Cristo, nella domenica a lui dedicata, va preparato fin da domani, per ritrovarci ancora assieme tra sette giorni a celebrare con calore la sua presenza tra noi.

 

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