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TESTO Coerenza a vantaggio di noi stessi

padre Gian Franco Scarpitta  

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IX Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (06/03/2011)

Vangelo: Mt 7,21-27 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 21Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. 22In quel giorno molti mi diranno: “Signore, Signore, non abbiamo forse profetato nel tuo nome? E nel tuo nome non abbiamo forse scacciato demòni? E nel tuo nome non abbiamo forse compiuto molti prodigi?”. 23Ma allora io dichiarerò loro: “Non vi ho mai conosciuti. Allontanatevi da me, voi che operate l’iniquità!”.

24Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. 25Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia. 26Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, sarà simile a un uomo stolto, che ha costruito la sua casa sulla sabbia. 27Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu grande».

Afferma una delle massime di Oscar Wilde: "Bisogna sempre giocare lealmente, quando si hanno in mano le carte vincenti." Sulla scia di questa affermazione, alla luce della liturgia di oggi, potremmo affermare che la vera carta vincente, che molte volte si rivela anche un vero asso nella manica, è la Parola di Dio. Essa va ascoltata, meditata e riflettuta con attenzione, ma quando non la si omette di tradurla nella nostra vita si commette un gioco sleale che non può che avere ripercussioni negative per noi stessi, poiché mancare di fedeltà agli insegnamenti di Dio, trascurare l'esercizio delle virtù e non considerare nella prassi la conformità evangelica della nostra vita equivale oltre che a mettere in discussione la consistenza della nostra fede, si provvede a squalificare la nostra stessa vita.

Lo afferma sotto altri aspetti anche l'apostolo Giacomo: " se uno ascolta soltanto e non mette in pratica la parola, somiglia a un uomo che osserva il proprio volto in uno specchio: appena s'è osservato, se ne va, e subito dimentica com'era. Chi invece fissa lo sguardo sulla legge perfetta, la legge della libertà, e le resta fedele, non come un ascoltatore smemorato ma come uno che la mette in pratica, questi troverà la sua felicità nel praticarla." (Gc 1, 23-25). Chi fissa a lungo il proprio volto su uno specchio evidentemente si pavoneggia e si auto esalta, compiacendosi con se stesso ed elevandosi al di sopra degli altri, ma a cosa gli è servito se poi una volta distolta l'attenzione da se stesso, dimentica il suo stesso volto? Non potrà certo provvedere, a quel punto, a tatuarsi o a modificare in meglio il proprio aspetto e la sua stessa vanagloria risulterà inutile e infruttuosa. In generale chi sovverte o trasgredisce la Parola di Dio lo fa anche a suo danno e svantaggio, specialmente poi chi dovesse farlo vantando una grande conoscenza farisaica della Parola medesima. La coerenza con la fede che si professa e per ciò stesso la messa in pratica degli insegnamenti divini ha invece come conseguenza che troviamo la corrispondenza degli altri oltre che l'approvazione da parte di Dio, che c sentiamo sostenuti e incoraggiati nei nostri progetti e nei propositi e che abbiamo sempre serenità e risolutezza anche di fronte ai problemi e alle difficoltà.

Si riscontra insomma maggiore soddisfazione nel praticare la Parola di Dio anche indipendentemente dalle conseguenze future e i singoli comandamenti, interpretati secondo ottica di positività, conducono in ultima analisi ad un approdo di felicità e di gioia, quanto deprimente e infruttuosa è la perseveranza nel peccato.

Certamente, la coerenza di vita in Dio non è esente da difficoltà e da dispendio di energia: comporta non di rado sacrifici a volte insostenibili, contrarietà, opposizioni e contrasti da parte di avversari, impone molta costanza e immolaazione nell'accettazione di umiliazioni e sofferenze da parte di avversari invidiosi e perversi. Considerando la nostra struttura sociale odierna, è sempre più difficile marciare contro corrente in difesa dei propri principi e nella salvaguardia della testimonianza della propria fede. Specialmente nel mondo del lavoro o in altre simili circostanze si è spesso scherniti e osteggiati quando ci si dispone a pensare e ad agire liberi da compromessi; si è vessati da critiche, insinuazioni, esecrazioni quando si vogliano operare delle scelte che non siano conformi alla nostra morale o alla nostra credenza religiosa, e non di rado si corre anche in rischio di restare isolati o addirittura di perdere perfino la posizione che si occupa. E questo porta non di rado a limitare la nostra fede a mera religiosità vuota e banale, ristretta ai soli luoghi di culto e racchiusa nelle sole pratiche devozionistiche e nelle pie orazioni molto spesso dense di vanità e di ipocrisia. Il che non ci giustifica davanti a Dio, allontanandoci dalla vera fede con le conseguenze che questa venga confusa con ben altre prospettive.

Ma oltre che a smentire il cristianesimo, non reca vantaggio alcuno l' idolatria vuota e fanatica propria di chi crede di risolvere i propri problemi di coscienza con preghiere e pratiche esteriori che molte volte ostentano pretesti per legittimare il mancato appuntamento con virtù reralmente indispensabili come la carità e l'ampre al prossimo.

. Quanta gente calpesta le navate delle nostre chiese sgranando i rosari e inginocchiandosi piamente durante la Consacrazione sull'altare, ricevendo l'Eucarestia tutti i giorni per poi mostrare insensibilità e protervia nei confronti del prossimo, assurgendo ogni scusa per giustificare le proprie nefandezze?

Far seguire la rettitudine e la coerenza delle opere all'esteriorità dei riti e delle attività oranti e liturgiche abituali è il vero termometro con cui sarà valutata, da Dio e dal nostro prossimo, la nostra coerenza, la sincerità e la fedeltà in rapporto all'ipocrisia e all'insolenza e la fedeltà al Signore a lungo andare procura frutti inaspettati, per cui è vero quello che dice lo stesso apostolo Giacomo: "Mostrami la tua fede senza le opere, e io ti mostrerò la mia fede a partire dalle opere. Non capisci o insensato, che la fede senza le opere non ha valore?" (Gc 2, 21).

La perseveranza eroica per la Parola di Dio tuttavia, se non è immune da contrasti e da cattiverie, d'altra parte non è neppure priva di vantaggi e di giusti guiderdoni e chi tende a costruire la casa sulla sabbia, edificando cioè con le apparenti comodità e senza particolari spese e sacrifici, non può che procurare danni a se stesso per la sua stessa negligenza e incapacità di oculata accuratezza; chi invece ha costruito la casa su terreno solido quale la roccia ha collocato la propria abitazione su base solida e in altura, quindi lontano dalla minaccia di possibili burrascate e se il suo lavoro di costruzione ha subito un costo, questo gli verrùà adeguatamente ripagato.

 

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