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TESTO Commento su Matteo 9,27-35

padre Antonio Rungi

VII domenica dopo Epifania (anno A) (20/02/2011)

Vangelo: Mt 9,27-35 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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27Mentre Gesù si allontanava di là, due ciechi lo seguirono gridando: «Figlio di Davide, abbi pietà di noi!». 28Entrato in casa, i ciechi gli si avvicinarono e Gesù disse loro: «Credete che io possa fare questo?». Gli risposero: «Sì, o Signore!». 29Allora toccò loro gli occhi e disse: «Avvenga per voi secondo la vostra fede». 30E si aprirono loro gli occhi. Quindi Gesù li ammonì dicendo: «Badate che nessuno lo sappia!». 31Ma essi, appena usciti, ne diffusero la notizia in tutta quella regione.

32Usciti costoro, gli presentarono un muto indemoniato. 33E dopo che il demonio fu scacciato, quel muto cominciò a parlare. E le folle, prese da stupore, dicevano: «Non si è mai vista una cosa simile in Israele!». 34Ma i farisei dicevano: «Egli scaccia i demòni per opera del principe dei demòni».

35Gesù percorreva tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni malattia e ogni infermità.

La settima domenica del tempo ordinario ci invita a mettere ordine nel nostro cuore e nei nostri sentimenti, per eliminare tutto ciò che è espressione di odio e di risentimento, di vendetta e volontà distruttiva degli altri. In un mondo come il nostro, toccato da tanti fatti di violenza, di distruzione, odio questa parola cade a proposito, perché i cristiani si facciano portavoci di amore e di perdono in una soscietà in cui la vendetta è all'ordine del giorno. Dal Vangelo di oggi apprendiamo il modo di come procedere per fare spazio nella nostra mente a pensieri di bene e a sentimenti di misericordia.

Amare i nemici, quanto è difficile per tutti, perché la nostra umanità ci spinge quasi istintivamente a non perdinare e contrastare coloro che ci fanno del male o fanno il male. Quel porgere l'altra guangia, in segno di disponibilità al perdono, al dialogo, alla tolleranza e alla comprensione dell'altro ci risulta difficile da attuare e da vivere oggi in modo particolare, dove ci si fa spazio a forza di spintoni e ad eliminazione dell'avversario per non dire nemico. Questo esplicito invito alla misericordia e al superamento dei contrasti che possono sorgere tra le persone ci viene suggerito nella prima lettura di oggi, tratta dal libro del Levìtico, ove è detto esplicitamente di amare il prossimo e non alimentare risentimenti di sorta.

Questo comportamento è finalizzato al raggiungimento della santità e la santità passa attarverso l'amore verso Dio e verso il prossimo. La carità è il fondamento di ogni itinerario di santità. Tematica che viene ulteriomente esplicitata nella seconda lettura di oggi, tratta dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi. In essa l'apostolo delle Genti sottolinea l'umiltà, la ricerca della vera sapienza che consiste nel partire da Cristo ed arrivare da Cristo. Nessuno uomo e nessuno al mondo può comunicarci la vera sapienza che rende felici gli esseri umani e non li erge a Dio di se stessi. L'arroganza e la presunzione contrastano con la sapienza della Croce e del Crocifisso.

Un chiaro appello a ripartire da Cristo nella riscoperta di quei valori fondamentali della vita morale personale e sociale che dia senso e significato alle cose che facciamo come credenti. La nostra vita deve essere credibile in base ai comportamenti che assumiamo proprio in certe situazioni di difficoltà, come potrebbe essere un'offesa grave ricevuta e che proprio perché grave ed ha toccato le corde più profonde del nostro cuore e della nostra vita più difficile ci riesce da perdonare. Solo la grazia di Dio può darci il dono della riconciliazione e del perdono e solo un'intesa vita interiore, spirituale può dare l'incipit ad andare verso chi ci ha umiliato e offeso ha voluto ed fatto il male e agli altri. Il modello di perdono e di questa riconciliazione offerta a titolo del tutto gratuito, come grazia e misericordia, è Gesù Crocifisso che dalla Croce, prima di morire perdona quanti l'hanno mandato a morte, perché non sapevano e non sapranno mai perché hanno fatto questo, fino a quando il loro cuore non si convertirà e non verrà illuminato dal dono della fede che fa luce sulle nostre debolezze, sui noi peccati e sulle nostre fragilità umane. Nel Cristo Crocifisso riceviamo il perdono e dobbiamo dare perdono: "O Dio, che nel tuo Figlio, spogliato e umiliato sulla croce, hai rivelato la forza dell'amore, apri il nostro cuore al dono del tuo Spirito e spezza le catene della violenza e dell'odio, perché nella vittoria del bene sul male testimoniamo il tuo Vangelo di pace".

 

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