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TESTO Avete inteso… ma Io vi dico!

don Roberto Rossi  

VI Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (13/02/2011)

Vangelo: Mt 5,17-37 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 17Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. 18In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto. 19Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli.

20Io vi dico infatti: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.

21Avete inteso che fu detto agli antichi: Non ucciderai; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio. 22Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geènna.

23Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, 24lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono.

25Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. 26In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo!

27Avete inteso che fu detto: Non commetterai adulterio. 28Ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore.

29Se il tuo occhio destro ti è motivo di scandalo, cavalo e gettalo via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geènna. 30E se la tua mano destra ti è motivo di scandalo, tagliala e gettala via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo vada a finire nella Geènna.

31Fu pure detto: “Chi ripudia la propria moglie, le dia l’atto del ripudio”. 32Ma io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, eccetto il caso di unione illegittima, la espone all’adulterio, e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio.

33Avete anche inteso che fu detto agli antichi: “Non giurerai il falso, ma adempirai verso il Signore i tuoi giuramenti”. 34Ma io vi dico: non giurate affatto, né per il cielo, perché è il trono di Dio, 35né per la terra, perché è lo sgabello dei suoi piedi, né per Gerusalemme, perché è la città del grande Re. 36Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. 37Sia invece il vostro parlare: “Sì, sì”, “No, no”; il di più viene dal Maligno.

Gesù ha ripreso i dieci comandamenti, ma ha manifestato la forza e la novità dello Spirito contenute in essi. Egli ha predicato la giustizia che supera quella degli scribi e dei farisei come pure quella dei pagani (Mt 5, 46-47). Ha messo in luce tutte le esigenze dei comandamenti. "Avete inteso che fu detto agli antichi: Non uccidere.... Ma io vi dico: chiunque si adira contro il proprio fratello, sarà sottoposto a giudizio" (Mt 5, 21-22).

Nel discorso della montagna il Signore richiama il precetto: "non uccidere" (Mt 5,21); vi aggiunge la proibizione dell'ira, dell'odio, della vendetta. Ancora di più: Cristo chiede al discepolo di porgere l'altra guancia (Mt 5,22-26. 38-39), di amare i propri nemici (Mt 5,44). Egli stesso non si è difeso e ha ingiunto a Pietro di rimettere la spada nel fodero (Mt 26,52).

La giustizia di cui parla Gesù consiste nel fare la sua volontà espressa nella Legge di Dio. Gesù avvisa del fatto che non si deve osservare la legge per essere elogiati dagli uomini o sentirsi perfetti perché si fanno alcune cose. Dice: "Se la vostra giustizia non supera la giustizia dei dottori della legge e dei farisei, voi non entrerete nel Regno dei Cieli" (Mt 5,26). Nel leggere questa frase non dobbiamo pensare solo ai farisei del tempo di Gesù, ma soprattutto al fariseo che dorme in ciascuno di noi. Se Giuseppe, sposo di Maria, avesse seguito la giustizia della legge dei farisei, avrebbe dovuto denunciare Maria. Ma lui era "giusto" (Mt 1,19), possedeva già la nuova giustizia annunciata da Gesù. Per questo, trasgredì l'antica legge e salvò la vita di Maria e di Gesù. La nuova giustizia annunciata da Gesù si posa su un'altra base, scaturisce da un'altra sorgente. Dobbiamo costruire la nostra sicurezza dal di dentro, non in ciò che noi facciamo per Dio, ma in quello che Dio fa per noi. E' questa la chiave generale per capire l'insegnamento di Gesù... "... Se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli".

Il fariseo dice: "Tu, Signore, mi devi... perché sono buono, a differenza di tutti gli altri che sono cattivi". Il giusto pensa: "Tu Signore sei stato e sei tanto buono con me, io ti devo amore, riconoscenza, impegno di bene al servizio dei miei fratelli ". La giustificazione e la grazia vengono da Dio, non dai nostri meriti.

Occorre esaminarci per vedere come si manifestano il fariseismo e l'ipocrisia ai nostri giorni: comportamenti, modi di pensare, di parlare, di trattare, di confrontarsi con gli altri, di giudicare, di sentirsi i migliori senza esserlo, di osservare tante consuetudini di poco conto, trascurando elementi e valori fondamentali...

Il concetto di giustizia è alla base del Vangelo di Matteo. Il Battista è venuto per la via della giustizia (21, 32). Gesù si sottopone al battesimo di Giovanni perché sia adempiuta ogni giustizia 3, 15). Sono beati coloro che hanno fame e sete di giustizia (5,6), cioè tutti coloro che aspirano alla giustificazione che viene da Dio. I farisei e gli scribi che credevano di essere sulla via della giustizia, sono condannati da Gesù perché essi non la ritenevano un dono della libera grazia di Dio e quindi non volevano sottoporsi al battesimo di Giovanni. Da qui il loro mormorare perché Dio chiama gratuitamente a volte senza tener conto dei meriti. Preoccupati di distinguersi dagli ingiusti, scribi e farisei separavano il mondo tra buoni e cattivi, non ammettendo che la decisione ultima è riservata al giudizio di Dio. Ma Gesù afferma: Se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli (5, 20)... Dio fa piovere sui giusti e sugli ingiusti (5, 44)... Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia (6, 33).

Gesù è la pienezza della legge perché egli è la parola definitiva del Padre (Eb 1,1). Paolo ci dice che "chi ama il suo simile ha adempiuto la legge... Pieno compimento della legge è l'amore" (Rm 13,8-10).

Ed è anche in questo senso che Gesù è la pienezza di ogni parola che esce dalla bocca di Dio: "Perché Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito... perché il mondo si salvi per mezzo di lui" (Gv 3,16-17).

Il cristiano è prima di tutto il discepolo di Gesù, non colui che adempie la legge. I farisei erano ossessionati dalla realizzazione letterale e minuziosa della legge; ma ne avevano completamente perso lo spirito. Di qui la parola di Gesù: "Se la vostra giustizia non supera quella degli scribi e dei farisei...".

L'amore non è prima di tutto un sentimento diffuso per fare sempre quello di cui abbiamo voglia, ma al contrario il motore del servizio del prossimo, secondo i disegni divini. Ed è per questo che Gesù enumera sei casi della vita quotidiana - noi vedremo oggi i primi tre - in cui si manifesta questo amore concreto: la riconciliazione con il prossimo, non adirarsi, non insultare nessuno, non commettere adulterio neanche nel desiderio, evitare il peccato anche se vi si è affezionati come al proprio occhio o alla propria mano destra, non divorziare da un matrimonio valido...

 

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