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TESTO Non si è mai vista una cosa simile

don Romeo Maggioni  

VII domenica dopo Epifania (anno A) (20/02/2011)

Vangelo: Mt 9,27-35 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 9,27-35

27Mentre Gesù si allontanava di là, due ciechi lo seguirono gridando: «Figlio di Davide, abbi pietà di noi!». 28Entrato in casa, i ciechi gli si avvicinarono e Gesù disse loro: «Credete che io possa fare questo?». Gli risposero: «Sì, o Signore!». 29Allora toccò loro gli occhi e disse: «Avvenga per voi secondo la vostra fede». 30E si aprirono loro gli occhi. Quindi Gesù li ammonì dicendo: «Badate che nessuno lo sappia!». 31Ma essi, appena usciti, ne diffusero la notizia in tutta quella regione.

32Usciti costoro, gli presentarono un muto indemoniato. 33E dopo che il demonio fu scacciato, quel muto cominciò a parlare. E le folle, prese da stupore, dicevano: «Non si è mai vista una cosa simile in Israele!». 34Ma i farisei dicevano: «Egli scaccia i demòni per opera del principe dei demòni».

35Gesù percorreva tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni malattia e ogni infermità.

A partire dall'Epifania si sono susseguiti in queste domeniche i "segni" della potenza di Gesù che, dopo il Battesimo al Giordano, ha iniziato il suo ministero "percorrendo tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni malattia e ogni infermità". Sono liturgie della meraviglia di fronte all'espandersi della signoria divina sopra le nostre infermità umane. Ne fa eco lo stupore di Isaia: "Orecchio non ha sentito, occhio non ha visto che un Dio abbia fatto tanto per chi confida in lui" (Lett.).

Rievocando questi gesti di Gesù, scopriamo la permanente premura del Padre che - tramite lo Spirito - giunge ancora oggi a toccare la nostra debolezza per risanarla, entro i sacramenti cui ogni domenica partecipiamo.

Saperli vedere e accogliere, rappresenta tutto il contenuto della fede che ci è richiesta. Ma si può anche ciudre gli occhi e non vedere!

1) Lo stupore

"Le folle, prese da stupore, dicevano: Non si è mai visto una cosa simile in Israele!". Gesù attualizza con i suoi segni un amore antico e fedele di Dio per il suo popolo. Premura del tutto gratuita, fondata su un'altrettanto gratuita elezione: "Signore, tu sei nostro padre; noi siamo argilla e tu colui che ci plasma, tutti noi siamo opera delle tue mani" (Lett.). Il Salmo 102 oggi ci fa dichiarare: "Il Signore è buono e grande nell'amore. Come è tenero un padre verso i figli, così il Signore è tenero verso quelli che lo temono. Perché egli sa bene di che siamo plasmati, ricorda che noi siamo polvere". Una tenerezza di Dio che necessariamente si traduce in perdono e misericordia: "Signore, non adirarti, non ricordarti per sempre dell'iniquità. Ecco, guarda: tutti siamo tuo popolo" (Lett.). Dovremmo ricordare sempre questo cuore di Dio, premuroso, nelle nostre solitudini!

La prima guarigione è per due ciechi. "Lo seguirono gridando: Figlio di Davide, abbi pietà di noi!". Poi, più raccolti in casa, li sollecita oltre la vista fisica: "Credete che io possa fare questo?", cioè una fede che veda l'agire di Dio in quella guarigione. "Avvenga per voi secondo la vostra fede". Segno, quella cecità, dell'altra cecità che non riconosce Dio, cioè della fede che scopre l'amore salvifico di Dio. Dal battesimo siamo "illuminati", partecipi della vita divina che dentro di noi - azione dello Spirito - ci fa' chiamare Dio col nome di Abba! (cf. Gal 4,6). La fede è la strada sicura. Gesù è "la luce vera, quella che illumina ogni uomo" (Gv 1,9). Un giorno disse: "Io sono la luce del mondo; chi segue me non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita" (Gv 8,12). Luce su Dio e il suo disegno; luce sull'uomo, la sua identità e il suo destino.

L'altro gesto è la liberazione di un indemoniato. La radice di ogni rifiuto a Dio sta in questa signoria di satana sulla nostra libertà. Gesù viene a liberarci da questa schiavitù. Era muto, fu fatto parlare: "Dopo che il demonio fu scacciato, quel muto cominciò a parlare". Nel rito del nostro battesimo si rinnovano ancora questi due gesti di Gesù a indicare una liberazione e una apertura al mistero di Dio per divenirne testimoni con la parola e con la vita: "Il Signore Gesù, che fece udire i sordi e parlare i muti, ti conceda di ascoltare presto la sua parola, e di professare la tua fede, a lode e gloria di Dio Padre". Sono appunto i sacramenti della Chiesa che ora attualizzano quei gesti di Gesù a salvezza dell'uomo credente.

2) Il rifiuto

Di fronte ai segni compiuti da Gesù si può anche chiudere gli occhi e non vederli, rifiutarli anzi in nome di un pregiudizio che blocca il cuore a vedervi l'azione di Dio. Oggi "i farisei dicevano: Egli scaccia i demoni per opera del principe dei demoni". Gesù allora replicò: "Se Satana scaccia Satana, è diviso in se stesso; come dunque il suo regno potrà restare in piedi? Ma se io scaccio i demoni per mezzo dello Spirito di Dio, allora è giunto a voi il regno di Dio" (Mt 1226.28). E' un travisamento che ha irritato molto Gesù; parlò allora di un peccato imperdonabile: "Perciò io vi dico: qualunque peccato e bestemmia verrà perdonata agli uomini, ma la bestemmia contro lo Spirito non verrà perdonata. A chi parlerà contro il Figlio dell'uomo, sarà perdonato; ma a chi parlerà contro lo Spirito Santo, non sarà perdonato, né in questo mondo né in quello futuro" (Mt 12,31-32). E' il peccato di chi chiude gli occhi e il cuore alle opere evidenti dello Spirito.

Anche davanti al prodigio evidente del cieco nato guarito da Gesù si sono dispiegate posizioni diverse a secondo della predisposizione d'animo di ciascun spettatore. I Giudei inciampano nel pregiudizio del sabato: "Quest'uomo non viene da Dio perché non osserva il sabato" (Gv 9,16). E ancora: "Noi sappiamo che a Mosè ha parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove sia" (Gv 11,29). I genitori del cieco sono diffidenti per paura: "Come ora ci veda non lo sappiamo. Chiedetelo a lui!" (Gv 11,20). Il cieco guarito non ha pregiudizi; il suo è l'atteggiamento sincero che non chiude gli occhi davanti alla realtà: "Da che mondo è mondo, non si è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. Se costui non venisse da Dio, non avrebbe potuto far nulla" (Gv 11,32-33). Da qui la condanna forte di Gesù contro ogni presunzione di .. saperla alla lunga: "Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: Noi vediamo, il vostro, peccato rimane" (Gv 11,41).

Proprio qui Gesù aveva rievocato pagine pesanti dei profeti: "E' per un giudizio che io sono venuto in questo mondo, perché coloro che non vedono, vedano e quelli che vedono, diventino ciechi" (Gv 11,39). Mi viene in mente una parola spesso ripetuta dal card. Biffi: "E' inutile correr dietro agli intellettuali.., difficilmente crederanno, perché il vangelo è fatto per i piccoli". Del resto di Gesù era stato detto: "Egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori" (Lc 2,34-35). Dal che si deduce che la fede dipende non dall'evidenza, ma da una iniziale apertura (oltre il razionalismo) e da una accettazione delle strade scelte da Dio per giungere fino a noi: "Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti" (Lc 16,31).

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La fede si attinge e matura nella Chiesa. Paolo esorta ad essere lì dentro "unanimi e concordi, senza rivalità e vanagloria" (Epist.). Più che per discussioni, è per rivalità di interessi o presunzioni di meriti e posizioni di prestigio che nascono separazioni e divisioni, e quindi crisi di fede e di pratica religiosa.

Ma più profondamente si diventa ciechi quando non c'è più limpidità morale: "Il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvage. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate" (Gv 3,19-20).

 

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