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TESTO Commento su Sir 15,15-20; Sl 118; 1Cor 2,6-10; Mt 5,17-37

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VI Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (13/02/2011)

Vangelo: Sir 15,15-20|Sl 118|1Cor 2,6-10|Mt 5,17-37 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 5,17-37

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 17Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. 18In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto. 19Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli.

20Io vi dico infatti: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.

21Avete inteso che fu detto agli antichi: Non ucciderai; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio. 22Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geènna.

23Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, 24lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono.

25Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. 26In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo!

27Avete inteso che fu detto: Non commetterai adulterio. 28Ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore.

29Se il tuo occhio destro ti è motivo di scandalo, cavalo e gettalo via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geènna. 30E se la tua mano destra ti è motivo di scandalo, tagliala e gettala via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo vada a finire nella Geènna.

31Fu pure detto: “Chi ripudia la propria moglie, le dia l’atto del ripudio”. 32Ma io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, eccetto il caso di unione illegittima, la espone all’adulterio, e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio.

33Avete anche inteso che fu detto agli antichi: “Non giurerai il falso, ma adempirai verso il Signore i tuoi giuramenti”. 34Ma io vi dico: non giurate affatto, né per il cielo, perché è il trono di Dio, 35né per la terra, perché è lo sgabello dei suoi piedi, né per Gerusalemme, perché è la città del grande Re. 36Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. 37Sia invece il vostro parlare: “Sì, sì”, “No, no”; il di più viene dal Maligno.

La religione, come oggi da i più è intesa, chiede poco all'uomo ma offre abbondantemente conforto. In tal modo la religione ha acquistato rispettabilità per concessione della società ma così facendo cessa di essere evento. Ciascuno, per orgoglio, talora smisurato, talora mascherato, pone fiducia eccessiva in se stesso e questo lo chiamano fede, scaltrezza, sapienza. Adoriamo non uno ma un intero pantheon di bisogni dando loro dignità di norme morali e spirituali a niente più che a desideri personali mascherati. Le letture odierne ci propongono una lettura più attenta del tempo che viviamo proponendoci formule di saggezza, ricordandoci che la sapienza ha le sue radici in Dio e non nella scienza umana, che guarda le cose con occhi strabici. Tutto questo ci viene ricordato dal Maestro di Nazaret, il quale ci invita, dando compimento alla legge, a superare il comportamento legalistico e ad agire ascoltando il cuore, ponendolo al di sopra della mente.

La nostra esistenza passa sempre per un crocicchio (Sir 15, 15-20).

L'umana esistenza è condizionata dalle scelte che facciamo, che finiscono per essere, nonostante le nostre scappatoie e sotterfugi, scelte fra opposti, perché la sapienza ha i suoi percorsi dai quali non si può deviare, né proporre vie alternative che siano dettate dall'astuzia. Le scelte inoltre sono personali, nessuno può scegliere al posto nostro. Le scelte, poiché siamo del tutto ciechi e tardi di mente e di cuore, ci vengono proposte da chi ci ama e ci soccorre perché noi, barcollanti, non cadiamo rovinosamente e ci facciamo del male. La libertà, che Dio ci ha donato, è parte della nostra esistenza, su di essa si fondono le nostre scelte e le nostre responsabilità. La vita o la morte sono il frutto delle nostre scelte dettate dal nostro orgoglio o dalla nostra umiltà. Quest'ultima, virtù difficile da praticare, in questi tempi nei quali tutti sanno tutto di tutto, come sa di leggi e di medicina la casalinga che va al mercato per fare la spesa, è la virtù che tutti credono di avere ma solo pochi possiedono e spesso serve da maschera all'orgoglio, che per l'occorrenza viene chiamato " santo".

Beato chi cammina nella legge del Signore (Sal 118,1-2;4-5;17-18; 33-34).

Felice è colui il quale fa le sue scelte di vita alla luce della legge del Signore e insistentemente implora, con la preghiera, che il Signore gli dia la forza di custodire la legge nel cuore e di osservala nella vita di ogni giorno.

La sapienza ha la sua fonte in Dio (1Cor 2, 6-10).

La sapienza non è quella accattivante, ma falsa, offerta da un mondo subdolo e astuto. La sapienza, quella vera, ha la sua origine da Dio e raggiunge il mio io interiore portando, talvolta sconcerto nel mio modo di pensare e di agire. La sapienza divina ci sconvolge perché Dio è sconvolgente anche se reale e soprattutto non è l'idolo che noi vorremmo.

Gli idoli che noi fabbrichiamo, che creiamo a nostro uso e consumo, sono frutto del nostro egocentrismo fatto esclusivamente di diritti di figli adottivi. Ci dimentichiamo, troppo spesso, che non siamo generati ma solamente adottati da Dio, perché troppo amati.

Consci di questo, riteniamo di avere, noi, solo diritti, e Dio solo doveri, i nostri doveri sono diventati diritti. Paolo invita, non solo i Corinzi ma anche noi, a dare ordine al nostro modo di pensare, troppo pomposo e immaturo.

Quattro false antitesi portate a compimento (Mt 5, 17-37).

"Voi avete inteso che fu detto... ma io vi dico". Con queste parole Gesù si presenta come l'interprete per eccellenza della legge mosaica. Egli, in quanto israelita credente e osservante, conosce molto bene la Torà, ma in quanto Figlio conosce benissimo, meglio degli scribi e dei farisei, quale sia l'intenzione del Padre legislatore, pertanto si autorizzato ad interpretarla in senso di libertà per tutti e non come sorgente di schiavitù. La visione che Gesù ha della Legge, a differenza di scribi e farisei, non è legalistica, che si disperde in mille interpretazioni riduttive, vanificando la volontà del legislatore, ma quella dell'obbedienza alla volontà del Padre come la legge rivela. "Avete inteso che fu detto...Non uccidere,... Non commettere adulterio,... Non ripudiare le propria moglie,..Non spergiurare...0a io vi dico...". Il peccato è già nell'intenzione perché, prima sorge l'intenzione e poi si compie l'azione, pertanto l'intenzione è già di per se peccato ancor prima che questo si compia. Gesù porta a compimento la Legge perché ci fa capire che è il cuore la sede dove il peccato alberga e che muove la volontà e non la conoscenza minuziosa delle varie occasioni di peccato.

REVISIONE DI VITA

- Il nostro stare insieme come coppia si ferma solo alla "lettera" o va oltre?

- Quanti pensano diversamente da noi come li giudichiamo?

 

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