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TESTO Commento Marco 3,7-12

Paolo Curtaz  

Giovedì della II settimana del Tempo Ordinario (Anno I) (23/01/2003)

Vangelo: Mc 3,7-12 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Si chiama "segreto marciano" e stupisce sempre un po'. Nel vangelo di Marco che – non dimentichiamolo – è il vangelo di Pietro, Gesù vieta con fermezza agli apostoli e ai guariti di rivelare la sua natura profonda; così oggi, in questo piccolo impressionante riassunto della quotidianità di Gesù, con una folla crescente che arriva fin dall'attuale Libano e dalla Giordania e i primi problemi derivanti dalla notorietà, Gesù sgrida gli spiriti immondi su cui – evidentemente – ha autorità.

Gesù rifiuta il titolo messianico, ha scelto durante il deserto di essere un Messia ben diverso da quello atteso da Israele e profetizzato a gran voce; no, egli non è venuto per usare il potere che gli è conferito e liberare Israele dal dominio romano; no, Gesù è davvero profeta atipico e perfino il suo precursore resterà interdetto dalla sua libertà interiore. Gesù sa – poiché egli conosce ciò che c'è in ogni uomo – che un messianismo trionfante è un messianismo ambiguo, che rischia di essere cercato più per ciò che egli da che per ciò che egli è veramente; ne fa riprova la tragica moltiplicazione dei pani e dei pesci che, secondo Giovanni, segna l'inizio della fine di Gesù: la gente ormai lo vuole re e non accetta più un'interpretazione meramente spirituale del suo mandato. Mi riconosco, amici. Anch'io preferisco un Dio potente a un Dio dimesso, un Dio che fa giustizia in modo eclatante (con gli altri, con me sia misericordioso!) a un Dio che pazienta, un Dio interventista da applaudire a un Dio che chiede a me di aiutarlo. Attenti all'ansia del prodigio, al bisogno dello straordinario: non è questo che Dio vuole da noi; egli desidera manifestare nel profondo la sua presenza, aiutarci a vivere in maniera diversa la nostra vita, non a desiderarne un'altra; prima di acclamare Gesù "Figlio di Dio" dobbiamo capire che cosa lui intende per "Figlio di Dio", prima di schierarci come san Pietro a Cafarnao, dobbiamo capire che il messianismo di Gesù è servizio e chi lo segue diventa egli pure servo dell'umanità.

Ci inviti, Maestro, a tacere il titolo di "Figlio di Dio" se prima non siamo passati dalla logica del trionfo alla logica della croce, dal potere al servizio... rendici coerenti, Dio che sei diventato servo dell'umanità!

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