PERFEZIONA LA RICERCA

FestiviFeriali

Parole Nuove - Commenti al Vangelo e alla LiturgiaCommenti al Vangelo
AUTORI E ISCRIZIONE - RICERCA

Torna alla pagina precedente

Icona .doc

TESTO Tutti sulla lampada. Tutti sopra il lucerniere!

padre Gian Franco Scarpitta  

V Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (06/02/2011)

Vangelo: Mt 5,13-16 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 5,13-16

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 13Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente.

14Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, 15né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. 16Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli.

Collocare la lucerna sotto un moggio, considerando gli usi e le abitudini ebraiche, corrispondeva per noi a coprirla con un grosso vaso ermeticamente chiuso, in modo da renderla inutile anche quando fosse accesa. Si tratta quindi di un'ipotetica azione insensata e ridicola, che nessuna persona di criterio e di sano raziocinio sarebbe mai disposto a compiere: chi mai avrebbe la dabbenaggine di riporre una lucerna accesa sotto un moggio? Considerando poi il costo dell'olio che alimentava le luci in quella precisa epoca!

Una fonte di luminosità deve posare invece in un luogo elevato, in modo da sovrastare tutto l'ambiente infondendo luce possibile tutt'intorno, per orientare i presenti nelle loro azioni e nei loro spostamenti apportando anche nel locale un tono di vivacità e di accoglienza atto a favorire l'incontro e la comunicazione fra le persone. Sta dunque al buon senso del padrone di casa evitare che la luce prodotta dalla lampada vada sprecata, collocando la stessa in un luogo adeguato al suo scopo e lo sforzo di intelligenza che gli si richiede non è affatto al di sopra delle sue comuni possibilità: basta una piccola intuizione logica.

Che il sale possa perdere il suo sapore è inverosimile e inammissibile, a meno che non si tratti (cosa non rara specialmente per l'epoca in cui si scrive) di sale misto a polvere di gesso, per il quale il primo potrebbe essere disperso e restare intatta la seconda: in tal caso il sale perderebbe di sapore semplicemente perché non sarebbe più presente; ma in tutti i modi, che il sale possa perdere la sua efficacia di esaltare il sapore dei cibi, è materialmente impossibile.

Quale sia l'accostamento delle due parabole suddette con la vita cristiana è riscontrabile dalla lettura dei medesimi racconti: il cristiano è "luce del mondo", perché partecipa della luce che illumina ogni uomo che è Cristo. Il battesimo, incorporandoci al Signore Gesù Cristo via, verità e vita, ci ha rivestiti della luce che illumina ogni uomo(Gv 1,9), la quale spiana il nostro cammino dissipando le tenebre dell'errore e del peccato. Tuttavia, come il padrone di casa non dovrebbe avere difficoltà a collocare una lucerna sul lampadario, così ciascuno di noi è tenuto ad apportare la luce alimentando il proprio lucerniere e collocandolo in modo da poter irradiare a tutti la medesima luce riflessa. Come il sale non può mai perdere il proprio sapore, così neppure noi dobbiamo diventare insipidi e insignificanti.

Il monito è insomma alla testimonianza della nostra appartenenza piena al Cristo, della gioia di vivere interamente radicati in lui e del fervore dello zelo missionario che ci rende cristiani effettivi.

Ciascuno di noi possiede delle risorse ed è beneficiario di talenti, doni, peculiarità specifiche, e soprattutto ciascuno è insignito della vocazione alla radicalità evangelica nella vita di santità e di perfezione sulle orme di Cristo; chi omette di considerare tali prerogative e benefici che gli appartengono, agisce come colui che appositamente colloca la lampada sotto il moggio, cioè smentisce se stesso, la propria identità davanti a Dio e arriva a banalizzarsi di fronte agli altri

. Ma soprattutto viene meno alla sua vocazione e al senso reale della sua appartenenza a Cristo, contravvenendo alla missione che Egli stesso affida a tutti. Chi invece dice di dimorare in Cristo deve comportarsi come lui si è comportato (1Gv 2,6) e proprio questa è la rampa di lancio della testimonianza della luce di cui siamo un riflesso.

Isaia (I lettura) offre un'esortazione alla concretezza perché siffatta testimonianza sia verace, continua ed effettiva, indicando nella carità sincera e operosa la certezza di poter noi essere "luce del mondo" e testimoni del Signore: "dividere il pane con l'affamato, introdurre in casa i miseri e i senza tetto, vestire chi è nudo", cioè uscire dalla mediocrità e optare per il coraggio apostolico di testimonianza attraverso opere concrete e riflessive di, espressive carità che scaturisce da un cuore puro, da una buona coscienza e da una fede sincera (1 Tm 1, 5).

In tal modo si brillerà di luce riflessa il cui riverbero illustrerà quella che è la vera Luce, quella del Risorto che si fida ancora della nostra sensibilità sfruttando le nostre risorse per continuare nella Chiesa la sua opera di salvezza.

Luce e tenebre costituiscono un binomio di contrasto e di rivalità che viene superato insomma dal buon senso e dalla rettitudine dell'uomo stesso, quando prescinde dal proprio orgoglio e dalla presunzione, per fare di se stesso una lucerna capace di illuminare il mondo con una luce che non gli è propria ma della quale si fa riflesso, la luce di Cristo che illumina e salva. L'attualità e la vita odierna confermano quanto sia importante che sgomitiamo nel dedalo intricato e complesso delle tenebre che caratterizzano il nostro mondo presente; osserviamo proprio in questi giorni come sia necessario che il cittadino italiano recuperi fiducia nelle istituzioni e nel proprio governo e come nel nostro sistema politico sia necessario e urgente il ricorso alla formazione morale, alla dignità e al decoro perché non ci troviamo esterrefatti e sfiduciati. Occorre la serietà e la correttezza, il recupero di tutto quello che incoraggi realmente il cittadino evitando confusione e dispersione, e pertanto la necessità di non collocare la nostra lampada sotto il moggio si fa sempre più impellente e motivata; che il nostro cristianesimo non si limiti alle decorose pareti dei luoghi di culto o alla muffa delle sacrestie; che non si accontenti delle devozioni popolari o delle preghiere sgranate davanti ai ceri ma che assuma il coraggio della verità e della lotta nella persecuzione del bene e della giustizia. E soprattutto che di questa giustizia siamo tutti quanti testimoni, tutti sopra il lucerniere.

 

Ricerca avanzata  (53719 commenti presenti)
Omelie Rituali per: Battesimi - Matrimoni - Esequie
brano evangelico
(es.: Mt 25,31 - 46):
festa liturgica:
autore:
ordina per:
parole: