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TESTO Beati… secondo il cuore di Dio e quindi per il nostro vero bene

don Roberto Rossi  

IV Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (30/01/2011)

Vangelo: Mt 5,1-12a Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, 1vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. 2Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:

3«Beati i poveri in spirito,

perché di essi è il regno dei cieli.

4Beati quelli che sono nel pianto,

perché saranno consolati.

5Beati i miti,

perché avranno in eredità la terra.

6Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,

perché saranno saziati.

7Beati i misericordiosi,

perché troveranno misericordia.

8Beati i puri di cuore,

perché vedranno Dio.

9Beati gli operatori di pace,

perché saranno chiamati figli di Dio.

10Beati i perseguitati per la giustizia,

perché di essi è il regno dei cieli.

11Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. 12Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti perseguitarono i profeti che furono prima di voi.

"Signore, tu ci hai fatto per te e il nostro cuore non ha pace finché non riposa in te". (S. Agostino, Confessioni I, 1)

Tutti cerchiamo la felicità, la gioia, la serenità, la pace. Ma non c'è nulla su questa terra che porti felicità duratura, né la ricchezza, né il successo, né l'appagamento delle nostre passioni. Per il vero credente, Dio è la sola sorgente di feli­cità. Le Beatitudini annunciate da Gesù ci propongono occasioni e alternative vere di felicità: promettono felicità ai poveri e agli umili, a coloro che soffrono e subiscono persecuzioni.

Il dolore colpisce tutti, ricchi e poveri, anonimi e famosi. L'esperienza del dolore è un mistero e la natura umana, giustamente, lo rifiuta. Gesù stes­so, nel Getsemani, è angosciato e chiede al Padre di essere liberato dalla prova della sofferenza e della morte. Il cristiano, come Cristo, non può e non deve amare il dolore; ma gli può dare un senso, per non cadere nella disperazione, accettan­dolo nello spirito di Gesù, cioè affidandosi total­mente al Padre: "Sia fatta la tua volontà".

Certamente la felicità è sicura nell'eternità per chi vive le Beatitudini, ma già su questa terra ciascuno può sperimentare il gusto delle Beatitudini, la loro verità profonda, nell'umiltà, nella bontà, nella santificazione di tutte le situazioni di vita anche le più difficili. Le Beatitudini sono rivolte a tutti gli uomini e sono una proposta che Gesù fa per farci entrare nella felicità del Regno dei Cieli: Regno dei cieli, quando saremo nell'eternità, ma Regno dei cieli anche ora, perché il Regno è già "in mezzo a noi", perché Cristo Gesù è in mezzo a noi.

Le Beatitudini bisogna viverle e allora si capiscono, ma se uno vuole capirle con la propria testa, finisce per complicarsi con tanti ragionamenti, giustificazioni, interpretazioni, mezze misure e non riesce a percepirle e rimane nell'affanno della vita.

Ho davanti agli occhi due esempi: il ricco epulone, disperato per l'eternità, e S. Francesco, che ha vissuto le beatitudini in maniera profonda e convinta e possiamo chiamarlo il santo della gioia. Tanti sono gli esempi su queste linee e gli esempi ci aiutano per evitare le stoltezze e per scegliere le cose vere e belle.

Ogni volta che si ascolta con attenzione e serietà il Vangelo delle Beatitudini, un brivido di opposizione sale dalle viscere. Perché le beatitudini, sono affermazioni di Gesù che sono in contraddizione con ciò che pensa la maggior parte delle persone, con ciò che per noi è la chiave di una vita felice.

Ognuno di noi non cerca altro che la felicità nella vita. Ogni singola cosa, ogni scelta, ogni relazione, ogni guadagno, ogni scelta, mira alla grande attesa: sarò più felice! E Gesù non si sottrae a questa nostra ricerca, e la ricetta della felicità ce l'ha pure lui. Però è all'opposto dei nostri criteri umani. Sarete felici se e quando piangerete. Ma non è esattamente il contrario nella vita quotidiana? Sarete felici se sarete miti, mansueti, non-violenti. Ma come può funzionare se nella vita non le dai mai, se le prenderai soltanto?.... E se invece dovessimo rivedere il concetto di felicità? E se Gesù non collegasse la felicità a delle cose come noi? Per noi infatti la felicità è stato d'animo, sensazione piacevole, emozione positiva. Ma dalle parole di Gesù emerge un altro senso: sarai felice non solo quando senti delle emozioni ma quando ti inserisci nella realtà, con la ricerca continua e ostinata del bene e del buono. La felicità, sembra dire il Signore, consiste nell'inseguimento ostinato e senza limiti del bene. Se ti abbandoni pienamente al bene e alla sua costruzione, sarai felice, veramente.

L'uomo evangelico vede che a volte non c'è un limite al male. Per combatterlo, coglie che non bisogna mai mettere misura nemmeno al bene, andare fino in fondo al bene, senza limitarsi mai. E la parola di Dio di oggi comunica questo: amare con tutte le forze, costi quel che costi, è il vero bene; e credere e vivere di questo, si è felici. Questa logica si oppone alla logica umana dell'equilibrio e del "buon senso" comune. Il Signore Gesù, che è l'Uomo delle beatitudini, è colui che ha messo in atto questo. Buttarsi a capofitto per il bene. Sceglie la povertà con i poveri, e non si schiera con coloro che magari impoveriscono gli altri. Piange con i piangenti, non sta con coloro che fanno piangere. Manifesta una forza impressionante nel mantenersi mansueto e mite con coloro che fanno violenza. Opera la pace intorno a sé, facendo il servo dei suoi discepoli, nutrendoli del proprio corpo. Spreca la vita per infonderla agli altri...

Una vita del genere però non comporta ciò che noi ci aspetteremmo: gli applausi. Anzi! Diranno male di voi, vi perseguiteranno, vi uccideranno. Ma la scelta della povertà e della bontà porterà la ricchezza di Dio. Già in questa vita.

 

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