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TESTO Commento su Matteo 5,1-12a

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IV Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (30/01/2011)

Vangelo: Mt 5,1-12a Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, 1vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. 2Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:

3«Beati i poveri in spirito,

perché di essi è il regno dei cieli.

4Beati quelli che sono nel pianto,

perché saranno consolati.

5Beati i miti,

perché avranno in eredità la terra.

6Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,

perché saranno saziati.

7Beati i misericordiosi,

perché troveranno misericordia.

8Beati i puri di cuore,

perché vedranno Dio.

9Beati gli operatori di pace,

perché saranno chiamati figli di Dio.

10Beati i perseguitati per la giustizia,

perché di essi è il regno dei cieli.

11Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. 12Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti perseguitarono i profeti che furono prima di voi.

COMMENTO ALLE LETTURE

a cura di Benoni Ambarus

Ogni volta che si ascolta con attenzione e serietà il Vangelo delle Beatitudini, un brivido di opposizione sale dalle viscere. Perché le beatitudini, sono affermazioni di Gesù che sono in contraddizione con ciò che pensa la maggior parte delle persone, con ciò che per noi è la chiave di una vita felice.

Ognuno di noi non cerca altro che la felicità nella vita. Ogni singola cosa, ogni scelta, ogni relazione, ogni guadagno, ogni scelta, mira alla grande attesa "messianica": sarò più felice! E Gesù non si sottrae a questa nostra ricerca, e la ricetta della felicità ce l'ha pure lui. Però è agli antipodi dei nostri criteri umani. Sarete felici se e quando piangerete. Ma non è esattamente il contrario nella vita quotidiana? Sarete felici se sarete miti, mansueti, non-violenti. Ma come può funzionare se nella vita non le dai mai, se le prenderai soltanto? Sarete felici se avrete il cuore puro. Ma non sembra che se uno è un sempliciotto, che non se ne accorge quasi delle dinamiche maliziose della vita, lo invitiamo a farsi curare per svegliarsi, tradotto diventare un po' più cinico?

E se invece dovessimo rivedere il concetto di felicità? E se Gesù non collegasse la felicità a delle cose come noi? Per noi infatti la felicità è stato d'animo, sensazione piacevole, emozione positiva. Ma dalle parole di Gesù emerge un altro senso: sarai felice non solo e non soltanto quando il mondo emotivo è in stato positivo ma quando ti collegherai con la realtà, con la ricerca continua e ostinata del bene e del buono nella realtà. La felicità, sembra dire il Signore, consiste nell'inseguimento ostinato e senza limiti del bene. Se ti abbandoni pienamente al bene e alla sua costruzione, sarai felice, veramente.

L'uomo evangelico vede che a volte non c'è un limite al male. Per combatterlo, coglie che non bisogna mai mettere misura nemmeno al bene, andare fino in fondo al bene, senza limitarsi mai. E la parola di Dio di oggi comunica questo: amare con tutte le forze, costi quel che costi, è il vero bene; e credere e vivere di questo, si è felici. Questa logica si oppone alla logica umana dell'equilibrio. Dove ognuno vive, facendo attenzione a non essere né troppo cattivo, ma nemmeno troppo buono.

l Signore Gesù, che è l'Uomo delle beatitudini, è colui che ha messo in atto questo. Buttarsi a capofitto per il bene. Sceglie la povertà con i poveri, e non si schiera con coloro che magari impoveriscono gli altri. Piange con i piangenti, non sta con coloro che fanno piangere. Manifesta una forza tremenda e impressionante nel mantenersi mansueto e mite con coloro che fanno violenza. Opera la pace intorno a sé, facendo il servo dei suoi discepoli, nutrendoli del proprio corpo. Spreca la vita per infonderla agli altri...

Una vita del genere però non comporta ciò che noi ci aspetteremmo: gli applausi. Anzi! Diranno male di voi, vi perseguiteranno, vi uccideranno. Ma la scelta della vostra povertà di persona vi porterà la ricchezza di Dio. Già in questa vita.

Non si tratta quindi di scegliere di fare il bene evangelico delle beatitudini, come se fosse una questione di buoni propositi. Non è fare il bene perché così da Dio avrò alcune cose in cambio. Ma di credere che lo stesso stile di vita porterà in modo intrinseco il bene assoluto: la pienezza. E per quanto sembri un'impresa difficile, sappiamo che la storia è piena di esempi del genere, di vita vissuta ala ricerca del bene assoluto. Gandhi, Madre Teresa, Francesco, e tutta la compagnia dei santi proclamati e anonimi, sono qui, davanti a noi, per dirci che è vero ed è possibile tale vita.

 

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