TESTO Osare la semplicità
don Carlo Occelli Jesus Inside
IV Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (30/01/2011)
Vangelo: Mt 5,1-12a

In quel tempo, 1vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. 2Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:
3«Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
4Beati quelli che sono nel pianto,
perché saranno consolati.
5Beati i miti,
perché avranno in eredità la terra.
6Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perché saranno saziati.
7Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.
8Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.
9Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
10Beati i perseguitati per la giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.
11Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. 12Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti perseguitarono i profeti che furono prima di voi».
Spesso il vangelo viene a me mascherato con note musicali - lo so, sono ripetitivo - e le sue parole mi paiono un invito alla danza. Un appello ad alzarmi e danzare.
L'ascolto delle beatitudini mi chiama ad una danza del cuore, della mente, del corpo. Una danza leggera e appassionata, delicata e travolgente... con le mani con i piedi con tutto ciò che sono.
Non resisto, non posso stare fermo,
è la musica, Parola che mi chiama, mi interpella, oh!, m' incanta.
Ed io mi alzo quasi fossi il serpentello ipnotizzato da quel suono che è movimento incantatore. Anch'io, come un cobra, mi trovo quasi sordo a questa melodia che tuttavia percepisco dentro me creare inattese vibrazioni.
Vibrazioni che mi chiamano ed eccomi a seguire il movimento dell'incantatore. Oh sì!, quanto vorrei che la mia vita fosse quotidianamente in accordo con il Signore della danza!
M'incanta la Parola, è musica che genera movimento, che è movimento.
Se qualcuno mi chiedesse: ma perché danzi? Perché proprio con questa pagina così disarmonica?
Io risponderei: non lo so.
Giuro che non lo so. Ma lasciami danzare ugualmente. Certe pagine non si commentano. Si amano si contemplano si danzano... che mi si lasci volteggiare su ogni righi del vangelo.
(Le nostre Messe dovrebbero essere una scuola di danza, non credete? Ogni settimana una lezione, un passo una canzone. Ogni anno liturgico non è strumento per imparare a danzare? Proponetelo...)
Ed è così che, danzando, diamo un'occhiata allo spartito...
"Vedendo le folle Gesù salì sul monte..."
In quelle folle ci sono anch'io. Talvolta smarrito ed intontito, stanco ed impietrito.
Lo ammetto, oggi non ho portato nessun ammalato se non me stesso. Sono io quello da curare. Se potessi, mio Signore, avere uno sguardo per me, se potessi buttare un occhio da questa parte mentre vedi tutta la folla! Te ne sarei grato.
Gli occhi di Gesù dovevano essere come quei ritratti antichi di fronte ai quali ti senti sempre guardato. Tu puoi cambiare posizione, ma gli occhi ti fissano sempre. Pensando ai tuoi occhi, caro Gesù, credo fossero proprio così: ognuno in quella folla si sentiva personalmente guardato, fissato ed amato. Tutti ed ognuno.
"Si avvicinavano a lui i suoi discepoli..."
M'imbuco pure io tra i tuoi, se non te ne fa niente! Alla fin fine mi sento dei tuoi. Mi avvicino titubante e fiducioso e sento il tuo sguardo mentre inizi a dire, guardandomi:
"Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli".
Beati, felici, gioiosi... si potrebbe anche dire così, no?
Evviva! Tu vieni a me e parli di felicità, osi pronunciare questa parola e ripeterla. Mi chiedo quando la mia fede abbia preso strade diverse dalla felicità, quando il mio credere si sia intristito da morire, quando alla strada delle beatitudine ho preferito altre scorciatoie.
Ma tu mi parli di una felicità folle, Maestro! Mi stai dicendo che dovrei essere felice se povero, se soffro, se piango? Evviva il dolore, avanti con la sofferenza?
Assolutamente no! E lo capisco dal tuo sguardo. Non intendi nessuna via di malsano dolorismo. Vuoi una fede felice, anche nelle avversità!
E' la chiamata che ci ha resi poveri, ricchi solamente di Cristo, del suo sguardo, della sua e della nostra compagnia.
Quando la mia ricchezza e la mia sicurezza non stanno in Cristo, ma nelle mie capacità, nella mia intelligenza, nelle cose che ho... allora la beatitudine scompare e si oscura il cielo della felicità!
I discepoli sono stati così folli da riconoscersi poveri! Oserò anch'io così tanto?
Sì amici, la beatitudine principale è proprio questa. Riconoscersi poveri, bisognosi di tutto. Bisognosi della sua musica e del suo movimento, della sua parola e della sua guarigione, del suo affetto e della sua compassione. Bisognoso anche di te, fratello.
Quando mi riconosco povero allora irrompe il regno di Dio come un fiume in piena dentro me. E mi ritrovo a danzare senza un perché. E' la felicità.
Cristo, da ricco che era, si è fatto povero. Lui si è riconosciuto povero, lui è il volto vero e perfetto e pieno di questa beatitudine, come di tutte le altre.
E' lui, Gesù, il povero, l'afflitto, l'assetato di giustizia, il puro, il misericordioso, il mite. E' in lui e nella sua vittoria ai tempi supplementari che sgorga la nostra felicità.
Solamente povero, solamente svuotato dei miei egoismi, della mia superbia, della gelosia, delle mie cose, troverò la ricchezza che non delude.
E' vero, Gesù con queste parole contraddice la logica, rivoluziona il mondo di Dio, scardina il buon senso comune... ma non avrà ragione lui?
Fuori da quello sguardo che mi ama, le beatitudini sono incomprensibili ed ogni commento le macchia, le rovina.
Le beatitudini sono da ascoltare con calma, da gustare, da far entrare in noi stessi. Continuo a non capirle, continuo a non sapere perché danzo ma so che non potrei fare altrimenti.
Mi parli di beatitudine, di felicità. Come nessun altra. Fuori da ogni buon senso.
Io ti ho seguito, ho lasciato la barca e i pesci la scorsa settimana. Mi chiedi di rischiare, di svuotarmi per essere riempito, di farmi condurre dallo spirito alla povertà del cuore.
Perché non osare? Perché non convertirmi alla semplicità del vangelo?
Nel cammino di fede mi convinco sempre più che siamo chiamati a convertirci alla semplicità del vangelo: questo è essere poveri in spirito. Anche solo alcune semplici parole del vangelo sono in grado di sorreggere una vita, con le difficoltà e gli ostacoli. Il vangelo a piccoli sorsi, un passo dopo l'altro, come bambini piccoli.
E' come partire per un viaggio e pesare il bagaglio. Non si possono superare venti chili o ti rimandano indietro. Vi sarà già capitato di oltrepassare i chili permessi dalle compagnie aeree. Allora riapri la valigia e cominci a tirare fuori quello che non è così necessario ed essenziale. Ti sorprende che effettivamente puoi lasciare a casa un sacco di roba!
Viviamo una vita troppo piena di troppe cose, non trovate?
Alleggeriamoci! Coraggio!!
A parte la prima beatitudine, le altre sette hanno il verbo al futuro nella seconda parte. C'è una distanza tra la felicità... e la sua effettiva realizzazione.
Quella distanza è lo spazio del nostro osare.
Osare la semplicità. Stupendo.
Mi è arrivato un sms con queste parole. Ecco l'interpretazione delle beatitudini: osare la semplicità. Oseremo svuotare i nostri bagagli, farci poveri per arricchirci di colui che è il tesoro della vita?
Diamoci una mano amici, siamo solidali, comunichiamo i nostri percorsi. Viviamo nella comunione delle beatitudini! Sì, diamoci una mano per accorciare la distanza del futuro.
Anticipiamo il tempo della felicità, osando la semplicità!
Coraggio amici, rallegratevi ed abbiate fiducia!
Grazie di cuore a quanti condividono questo cammino tramite email, facebook, youtube con scritti, confidenze, condivisioni, preghiere reciproche... è bello seguire insieme il Signore!
Ho smarrito alcuni contatti, chiedo scusa a chi non ha ricevuto risposta.
Occelli Carlo: ocio75@gmail.com oppure ocio@diocesicuneo.it