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TESTO Commento su Giovanni 1,29-34

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II Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (16/01/2011)

Vangelo: Gv 1,29-34 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, Giovanni, 29vedendo Gesù venire verso di lui, disse: «Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! 30Egli è colui del quale ho detto: “Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me”. 31Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell’acqua, perché egli fosse manifestato a Israele».

32Giovanni testimoniò dicendo: «Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di lui. 33Io non lo conoscevo, ma proprio colui che mi ha inviato a battezzare nell’acqua mi disse: “Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo”. 34E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio».

COMMENTO ALLE LETTURE

a cura di Paolo Matarrese

Oggi è la II domenica del tempo ordinario, una parola, "ordinario", che spesso non rievoca nel nostro immaginario ricordi significativi: ordinaria è una giornata che scorre come da programma senza grandi sussulti comune a tante altre. Ecco allora che la Parola di questa domenica ci aiuta ad evitare il grande rischio che la nostra fede, e la nostra vita, sia vissuta ad intermittenza proprio come quelle lucette che da poco abbiamo deposto dal nostro presepe o dal nostro albero di Natale: si accendono e si spengono! A Natale abbiamo acceso la nostra fede e la nostra vita davanti al mistero dell'incarnazione, ora entriamo nella fase "spenta" dove tutto ritorna ad una normalità segnata dall'abitudine e dalla routine che la vita ci mette di fronte: è ripreso il lavoro, la scuola, l'università insomma si ritorna alla vita "ordinaria" in attesa della prossima accensione magari alla festa di Pasqua!

Il vangelo oggi ci consegna l'esperienza che Giovanni Battista ha fatto dell'incontro con Gesù Cristo! Ecco la parolina che ci aiuta ad accendere il nostro tempo ordinario: fare esperienza di Gesù!

E' significativo che il brano si apre con Gesù che viene verso Giovanni! La festa del Natale è stato proprio questo: Dio è venuto, attraverso Gesù Cristo, verso di noi, si è fatto disponibile all'incontro con la nostra storia, con la storia dell'umanità che non è più storia ordinaria ma proprio perché abitata da Dio è ormai storia straordinaria, storia di salvezza! Il tempo ordinario allora diventa il tempo in cui, come Giovanni, siamo chiamati a fare esperienza di questo incontro, dove tocchiamo la presenza del Signore nel nostro cammino quotidiano! Noi cristiani dobbiamo costantemente passare da una fede espressa a parole a una fede espressa con l'esperienza.

Isaia nella prima lettura dice che c'è ancora un "troppo poco" che deve diventare "luce delle nazioni, perché porti la salvezza fino all'estremità della terra". Mi fermo per un attimo e mi accorgo che davvero c'è ancora un "troppo poco" nel mio quotidiano di prete, nella mia vita ordinaria che deve "diventare luce". Raccogliamo allora con coraggio questo invito ad un "di più" che ci aiuti ad uscire dal rischio della mediocrità e dell'abitudine. Giovanni Battista, esperto in preparatore di strade, questa volta non ci indica una strada da fare ma uno sguardo da incontrare: "ecco l'agnello di Dio che toglie il peccato del mondo!". Giovanni Battista, dopo l'esperienza dell'incontro con Gesù nel battesimo, intuisce una profonda verità: non siamo più noi con i nostri sforzi e la nostra buona volontà a raggiungere Dio ma lui stesso con Cristo ci ha raggiunto dove siamo e lì si rende presente!

Giovanni Battista ci racconta di Colui che prima ha visto e poi testimoniato:

Giovanni vede in Gesù l' "agnello di Dio": l'immagine dell'agnello è usata tantissimo nell'Antico Testamento sia in riferimento all'agnello pasquale mangiato dagli ebrei nella notte della liberazione dalla schiavitù sia in riferimento all'immagine del Servo Sofferente presente in Isaia (la prima lettura è tratta proprio da uno dei quattro canti del servo sofferente) dove il Servo Sofferente è "colui che si è caricato delle nostre sofferenze e si è addossato i nostri dolori [...] il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui; per le sue piaghe noi siamo stati guariti" (Is 53, 4a. 5b). Al di là delle diverse interpretazioni possiamo sicuramente cogliere l'esperienza decisiva della nostra fede: Cristo è l'agnello di Dio cioè Colui che ci svela un Dio Padre che non vuole la nostra condanna ma la nostra salvezza, che non è venuto per giudicare ma per salvare, togliendoci dalla schiavitù per restituirci la liberta di figli di Dio!

E' questo quello che siamo chiamati innanzitutto a vedere nel nostro rapporto con Dio: la grazia di gustare un Dio che nello stile umile e mite dell'agnello ha chinato il suo capo sulla parte più buia della nostra vita prendendo su di se i nostri peccati, il male che abbiamo compiuto, il dolore che viviamo, per salvarci, per restituirci alla vita e alla libertà facendo uscire quel buono che c'è in ognuno di noi che Lui ci ha donato!". Nella vita di San Gerolamo c'è un momento in cui egli dice a Dio: "Cosa vuoi ancora da me Signore? Mi sembra di averti dato tutto. Cosa resta?" il Signore rispose "dammi il tuo peccato"... Cristo, "l'agnello di Dio", nella sua vita pubblica ha "rincorso" in maniera appassionata i peccatori chiedendogli di dargli il loro peccato per restituirgli la pienezza della vita e la dignità di Figli di Dio".

In questo senso possiamo allora definire "il peccato del mondo", non i singoli peccati ma "il" peccato, quello che sta alla radice del nostro cuore. Qual' è questo peccato singolare? E' il libero rifiuto alla pienezza di vita che Dio, in Gesù, è venuto ad offrirci! Il peccato del mondo è credere ad un Dio che contraddice la nostra vita, i nostri desideri di uomo e allora è meglio farne a meno oppure vogliamo un Dio che si trasforma in agnello con artigli perché i tempi sono cambiati ed è arrivato il tempo di lottare, di difendersi, di imporsi con strumenti decisamente più aggressivi di quelli inermi di un agnello!Questo è il peccato che Cristo è venuto a togliere: credere in fondo in fondo che Dio non è dalla mia parte, non è per me, non credere che le mie gioie e le mie sofferenze sono le gioie e le sofferenze di Cristo, allora davvero non ci sarà possibilità di perdono, di risalita, di nuovo inizio nella mia storia! Oppure pensare che i mezzi e lo stile con cui Dio ci salva che sono quelli della mitezza, dell'umiltà e della croce sono impossibili da vivere nel mondo di oggi!

Entriamo allora in questo tempo ordinario con questa nuova luce per farlo uscire dal suo "troppo poco". E curioso che Giovanni Battista riconoscerà l'agnello di Dio nel momento del battesimo dove lo Spirito discenderà su di Gesù, anche noi allora immergiamoci in questo tempo ordinario come un battesimo che segni un nuovo inizio nella nostra vita sapendo cogliere la presenza di Cristo e del suo Spirito in quelle cose così apparentemente ordinarie e umili ma se vissute insieme e nello stile dell'agnello di Dio così profondamente straordinarie!

 

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