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TESTO L'inizio dei segni compiuti da Gesù

don Romeo Maggioni  

II domenica dopo Epifania (anno A) (16/01/2011)

Vangelo: Gv 2,1-11 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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1Il terzo giorno vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. 2Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. 3Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino». 4E Gesù le rispose: «Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora». 5Sua madre disse ai servitori: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela».

6Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri. 7E Gesù disse loro: «Riempite d’acqua le anfore»; e le riempirono fino all’orlo. 8Disse loro di nuovo: «Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto». Ed essi gliene portarono. 9Come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto – il quale non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i servitori che avevano preso l’acqua – chiamò lo sposo 10e gli disse: «Tutti mettono in tavola il vino buono all’inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora».

11Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.

L'evangelista Giovanni chiama i miracoli di Gesù "segni", perché oltre la potenza di Dio, svelano aspetti della sua persona e della sua missione. I segni di Gesù sono per alimentare la fede: "Egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui".

Quello di Cana di Galilea svela la compassione di Gesù - contagiato dalla compassione di Maria - per il bisogno inavvertito di questi sposi che al pranzo di nozze si ritrovano senza vino: "Non hanno vino!".

Il vino prefigura l'insieme dei beni messianici, la salvezza di cui l'umanità tutta (spesso inavvertitamente) ha assoluta necessità, e che alla fine solo l'ora di Gesù, cioè i suoi gesti di redenzione possono procurare. Maria ne anticipa quasi un assaggio in quel segno che fa passare dall'antica acqua per la purificazione rituale dei Giudei al vino buono del Regno portato da Cristo.

1) Vi fu una festa di nozze

Il contesto delle nozze già richiama che Dio è lo Sposo del suo popolo; con l'incarnazione è venuto a far sue le necessità della sua Sposa, a guarire le infermità degli uomini e a sovvenire alle loro insufficienze. La salvezza nasce dalla decisione di Cristo di fare della sua Chiesa la sua sposa "tutta gloriosa, senza macchia né ruga, ma santa e immacolata", anzi di costituire con lei "un corpo solo, "poiché siamo membra del suo corpo", come avviene "dell'uomo che si unirà a sua moglie e i due diventeranno una sola carne. Io lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa " (Ef 5,27.31). La compassione che Gesù mostra in ogni suo miracolo è sempre in vista di rivelare "la sua gloria", cioè la sua divinità resasi partecipe della nostra umanità per unirla e trasformarla nella sua divinità: "A quanti lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio" (Gv 1,12). Gesù ha parlato spesso del Regno di Dio come di una grande festa di nozze: "Il Regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio" (Mt 22,1).

Gesù è venuto "non ad abolire ma a dare pieno compimento" (Mt 5,17). Per Israele nel deserto Mosè aveva fatto scaturire l'acqua (lett.), quasi un loro battesimo: "Bevevano infatti da una roccia spirituale che li accompagnava - dice Paolo -, e quella roccia era Cristo" (1Cor 10,4). Ora è venuto il tempo che si passi dalle prefigurazioni alla realtà, di passare appunto "dalle anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, riempite d'acqua" al "vino buono tenuto da parte finora" offerto da Gesù. "Non si versa vino nuovo in otri vecchi, ma vino nuovo in otri nuovi" (Mt 9,17). E' giunto il tempo del vino nuovo, il Regno di Dio, che si configurerà poi - col segno più grande inventato da Gesù - nel vino dell'Eucaristia, sangue sparso da Cristo per la redenzione del mondo. Vino soprendentemente buono che allieta anche il nostro banchetto festivo. Si domanda san Giovanni Crisostomo: "Ma quel vino l'hanno bevuto tutto? - No, è giunto fino a noi, in quel calice della nuova alleanza che beviamo a messa".

"Non è ancora giunta la mia ora". L'ora è il calvario sul quale Cristo ci ottiene la redenzione mediante il suo sacrificio d'obbedienza al Padre e il dono totale di sé agli uomini: "Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici" (Gv 15,13). E' quel gesto che realizza la riconciliazione dell'uomo con Dio e invera quindi quella figliazione divina, autentico sposalizio di ognuno con la divinità! Questo di Cana ne è un presagio e un inizio. Banchetto di nozze è pure l'immagine usata per dire l'intimità del paradiso, dove "preparerà il Signore degli eserciti per tutti i popoli, su questo monte, un banchetto di grasse vivande, un banchetto di vini eccellenti, di cibi succulenti, di vini raffinati" (Is 25,6). Banchetto anticipato nella messa, sacrificio della "nuova ed eterna alleanza".

2) E c'era la Madre di Gesù

Un antico canto orientale entrato nella Liturgia dell'Epifania dice così: "Oggi la Chiesa si unisce al celeste suo sposo che laverà i suoi peccati nell'acqua del Giordano. Coi loro doni accorrono i Magi alle nozze del Figlio del Re, e il convito si allieta di un vino mirabile". La sposa di queste nozze è appunto la Chiesa, tutta raccolta - qui a Cana come nel Cenacolo di Pentecoste - attorno a Maria, primizia e immagine della Chiesa, e come da lei rappresentata. La madre di Gesù qui appare anzitutto come la coraggiosa discepola che crede nella potenza e nella premura di suo Figlio per la nostra salvezza. Segnala il bisogno: "Non hanno vino", e nonostante la reticenza di Gesù perché non è ancora la sua "ora", insiste e ottiene. Ella rappresenta quindi la nuova Eva - la "Donna" nuova - che all'opposto della prima, si apre e obbedisce al Signore. E' il primo atteggiamento che deve avere anche ognuno di noi di fronte alla proposta sponsale di Cristo, di aprirci cioè a Lui nella fede e in un rapporto d'amore sincero e totale.

Fiduciosa della potenza di Cristo, Maria è attenta e scopre i bisogni degli uomini: "Non hanno vino". Previene la nostra stessa richiesta. Prega Dante: "La tua benignità non pur soccorre a chi domanda, ma molte fiate liberamente al dimandar precorre". Conosciamo tutti questa premura di Maria, e tutti - anche quelli più lontani dalla Chiesa - sentono di non essersi mai rivolti invano a Lei. Madre di Gesù, è anche madre della Chiesa da che un giorno Gesù dall'alto della croce le disse pensando a ognuno di noi: "Donna, ecco tuo figlio" (Gv 19,26). Anzi Maria s'accorge di qualcosa di decisivo che altri non hanno notato. Lei vede più a fondo i veri bisogni del nostro cuore. Lasciamo fare alla sua intercessione! "Noi - dice Paolo - non sappiamo infatti come pregare in modo conveniente" (Epist.).

"Qualsiasi cosa vi dica, fatela!". Nel vangelo solo quattro sono le parole messe in bocca a Maria. Questa è l'ultima, quasi un suo testamento. Va ascoltata! In fondo solo questo è ciò che ci qualifica come appartenenti alla famiglia di Dio: "Mia madre e miei fratelli sono questi: coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica" (Lc 8,21). Anche quando tutto sembra strano: da quando mai si tira il vino dall'acqua? Ma a Dio "nulla è impossibile" (Lc 1,37). Bisogna avere la fede di Maria, e credere nell'impossibile possibile di Dio. Come avvenne a Pietro: "Sulla tua parla getterò le reti" (Lc 5,5). Di fa grandi cose con chi si fida di lui.

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"Non hanno vino"...: di quante carenze, carenze profonde di senso e di sicurezza, soffre la nostra umanità! Carenza di Dio, carenza di fede, carenza di punti fermi di verità, carenza di punti d'appoggio affettivi perché non fondati sulla roccia sicura dell'Assoluto e dell'Amore che è Dio. Forse quel vino che manca e che spegne la gioia è, più realisticamente, segno della mancanza della fede, anzi della gioia e della fierezza della fede che non ci fa più efficaci testimoni e missionari di Gesù.

Ricorriamo allo Spirito Santo che ci scaldi col fuoco del suo amore: "Anche lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza e intercede per noi con gemiti inesprimibili, lui che scruta i cuori e intercede per i santi secondo i disegni di Dio" (Epist.).

 

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