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TESTO Gesù Cristo: Agnello Tempio e Capo

padre Gian Franco Scarpitta  

II Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (16/01/2011)

Vangelo: Mt 3,13-17 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 1,29-34

In quel tempo, Giovanni, 29vedendo Gesù venire verso di lui, disse: «Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! 30Egli è colui del quale ho detto: “Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me”. 31Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell’acqua, perché egli fosse manifestato a Israele».

32Giovanni testimoniò dicendo: «Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di lui. 33Io non lo conoscevo, ma proprio colui che mi ha inviato a battezzare nell’acqua mi disse: “Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo”. 34E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio».

Giovanni individua in Gesù Colui che realizza le antiche promesse di salvezza e del quale ha accettato di essere il precursore, specialmente nelle parole con le quali egli lo accoglie festosamente: "Ecco l'agnello di Dio, ecco colui che toglie i peccati del mondo." Affermando così che la salvezza apportata dal Messia avverrà per mezzo dell'immolazione e della morte, proprio come avveniva a proposito del capro espiatorio di cui al libro del Levitico (cap. 16), sul quale il sacerdote, attraverso un gesto rituale con cui poneva le mani sul suo capo insanguinato dell'animale ancora vivo, riversava i peccati dell'intera comunità del popolo appositamente radunata, che espiava così le proprie colpe. Era il cosiddetto Iom Kippur, grande giorno per l'espiazione dei peccati del popolo: il sangue dell'animale, fra l'altro sparso ai piedi dell'Arca dell'Alleanza e della Tenda dell'incontro, estingueva i peccati della comunità. Si trattava di un sacrificio compiuto da mani di uomo, per il quale era necessario che il sacerdote entrasse più volte nel tempio per compiere il sacrificio rituale

Cristo invece nel compiere il suo sacrificio non entra in santuario alcuno né necessita di immolare vittime sacrificali per spargerne il sangue o per piangere sul loro capo i peccati del popolo: egli stesso è il santuario in cui il Padre realizza il Sacrificio definitivo che riscatta l'umanità dal peccato; egli è la vittima sacrificale il cui sangue si sparge sulla croce per riscattare le nostre colpe, il tempio cultuale della nuova alleanza rappresentato nel Vangelo di Matteo, dallo squarciarsi del velo del tempio di Gerusalemme al momento della sua morte sul patibolo (Mt 27, 51-56): da allora in poi infatti egli è il vero tempio nel quale tutti i popoli saranno chiamati a rendere lode a Dio (Gv 4, 19-24). Oltre che Tempio vivente di sacrificio, Cristo è anche l'Agnello immolato del nostro riscatto,

al quale appartiene la salvezza dell'uomo (Ap 7, 10), che sta ritto in mezzo al trono, il che equivale ad essere pari a Dio (Ap 5, 6) e l'efficacia di questo suo sacrificio è identica a quella descritta da Giovanni Battista alle rive del Giordano. Questo è l'evento nel quale si esterna la speranza della salvezza che il Messia apporta non nelle opere grandiose ma semplicemente nel morire spargendo sangue per noi, affinché la sua immolazione sia propiziatoria di riscatto dalle nostre colpe. L'Agnello, come afferma ancora Giovanni, è il Figlio di Dio mandato nel mondo quale "vittima di espiazione dei nostri peccati", non solo dei nostri, ma dell'intera umanità (1Gv 4,10), Colui grazie al quale si compie quello che l'umanità stessa non potrebbe con le sue sole forze ma per cui è necessario l'intervento gratuito e misericordioso di Dio.

Ma Giovanni è anche testimone che Gesù è inviato dal Padre in forza dello Spirito Santo per donare a tutti la salvezza anche per mezzo di un altro Battesimo da lui istituito, il quale, a differenza di quello del Battista che era segno esteriore dell'avvenuta conversione interiore, apporterà il perdono dei peccati rigenerando gli uomini "dall'acqua e dallo Spirito Santo." Il Cristo doveva essere misconosciuto a tutti, compreso il Battista, fino a quando non avrebbe ricevuto il battesimo seguito dall'appoggio teofanico del Padre che lo definiva suo Figlio Prediletto, e appunto adesso Giovanni attesta che nel momento del battesimo egli vede con i propri occhi il Cristo Messia Salvatore: Dio padre gli rivela infatti tutta la verità su di lui: "Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo" e che realizzerà la novità di vita inaugurando in de finitamente la vita eterna. Il Battesimo che Gesù ordinerà ai suoi apostoli e del quale anche noi siamo insigniti è battesimo che avviene nello Spirito Santo, unico capace di operare immediatamente la trasformazione interiore e la liberazione e di risollevare dalle misere condizioni del peccato. Il battesimo di Gesù contraddistingue anche noi che lo abbiamo ricevuto e ci rende uguali nonostante presunte differenziazioni relative alla gerarchizzazione clericale o alle varie stratificazioni di politica ecclesiastica poiché nel battesimo, primo sacramento della vita cristiana, tutti quanti ci ritroviamo come uno nell'appartenenza a Cristo, nostro Capo con il quale formiamo il Corpo.

Il che ci porta ad nutrire un senso di amore personale verso questo sacramento e a rendere testimonianza a tutti di questa consacrazione che ci ha legati a Cristo per essere di lui continui e costanti testimoni.

Vivere il nostro battesimo comporta un impegno serio e non indifferente di perfezione cristiana nella fede, nella speranza e soprattutto nell'amore vicendevole che si esterna attraverso la molteplicità delle opere edificanti che veicolano agli altri la presenza dello stesso Cristo.

 

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