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TESTO La paternità

don Daniele Muraro  

Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe (Anno A) (26/12/2010)

Vangelo: Mt 2,13-15.19-23 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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13I Magi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo».

14Egli si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto, 15dove rimase fino alla morte di Erode, perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta:

Dall’Egitto ho chiamato mio figlio.

19Morto Erode, ecco, un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe in Egitto 20e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre e va’ nella terra d’Israele; sono morti infatti quelli che cercavano di uccidere il bambino». 21Egli si alzò, prese il bambino e sua madre ed entrò nella terra d’Israele. 22Ma, quando venne a sapere che nella Giudea regnava Archelao al posto di suo padre Erode, ebbe paura di andarvi. Avvertito poi in sogno, si ritirò nella regione della Galilea 23e andò ad abitare in una città chiamata Nàzaret, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo dei profeti: «Sarà chiamato Nazareno».

Nella cornice di questa celebrazione viene proposto alla nostra attenzione il legame che durante i lunghi anni della sua crescita fisica e della maturazione umana tenne unito il Figlio Dio con Maria e Giuseppe. In ragione del sacramento le nostre famiglie costituiscono il luogo dove ordinariamente la Chiesa esprime se stessa e a loro la vita in comune di Giuseppe, Maria e Gesù viene offerta a modello.

Giuseppe di fronte a tutti esercitava il ruolo di padre nei confronti del bambino Gesù. Data la precedenza che san Matteo gli assegna, oggi ci soffermiamo sulla sua figura lui in cerca di suggestioni anche per l'esercizio attuale del compito della paternità.

Dopo la lunga genealogia iniziale che termina proprio con il suo nome, su il primo vangelo concentra l'attenzione di lui in quanto erede della promessa davidica e sposo di colei che diede al mondo il Cristo Salvatore.

Comprendiamo così che quando lo prese come suo compagno di vita, Maria vide in Giuseppe l'ultimo rappresentante di quel popolo fedele a cui, secondo le parole del Magnificat, Dio aveva destinato la sua misericordia, "come aveva detto ai nostri padri, per Abramo e la sua discendenza, per sempre".

Maturità, equilibrio di giudizio, spirito di sacrificio sono le attitudini richieste ad ogni padre di famiglia. Anche in Giuseppe possiamo ritrovare questi elementi di carattere uniti ad una grande fede.

Fu a motivo del suo radicato senso della famiglia che egli avrebbe voluto respingere in segreto Maria, quando si accorse del suo inspiegabile stato di gravidanza. E fu anche previsione della difficoltà in cui sarebbe venuta a trovarsi una donna sola con un bambino piccolo che si assunse il compito di custode di entrambi.

Giuseppe un uomo giusto verso Dio e verso gli uomini prese con serietà il suo compito, pronto ad adempiere quanto gli viene richiesto nelle apparizioni dall'alto. Le sue qualità umane emergono nei momenti drammatici della prova. Quando riceve la sollecitazione a fuggire dal suo paese e mettere al sicuro il bambino Gesù egli non reagisce con irritazione né con distacco.

Invece compostamente si fa portavoce del pericolo presso la sua sposa, la quale lo segue e collabora ad una partenza rapidissima. In precedenza era stato lui a doversi fidare di Maria a motivo della sua gravidanza inspiegabile, ora è Maria a seguire docilmente le esortazioni del suo sposo, preoccupato per la sorte del Bambino di fronte alla crudeltà di Erode.

Giuseppe non fu un uomo in balìa degli eventi, ma fu un vero padre per il bambino Gesù, e sebbene non fosse stato suo genitore, lo educò ai valori umani e di fede che per primo lui praticava e che lo resero caro al Signore per l'eternità.

"Giuseppe addestra all'arte del falegname il Figlio di Dio" recitiamo nell'inno ufficiale della preghiera di oggi. E quando a dodici anni l'ormai adolescente Gesù risponde: "Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?" possiamo giustificare la domanda della madre con il fatto che fino ad allora il suo Ragazzo era stato tutto assorbito nelle cose di colui che tutti ritenevano suo padre, a Nazaret nella casa e dentro la bottega; e tale impegno continuò fino ai trent'anni quando Egli da Maestro intraprese la vita pubblica.

Gesù stesso dunque dà l'esempio dell'osservanza del quarto comandamento, quello commentato così estesamente nella prima lettura tratta dal libro del Siracide e a cui nel testo dell'Esodo è associata una promessa: "Onora tuo padre e tua madre, perché si prolunghino i tuoi giorni nel paese che il Signore, tuo Dio, ti dà.", oppure secondo la versione del Deuteronomio: "perché si prolunghino i tuoi giorni e tu sia felice nel paese che il Signore, tuo Dio, ti dà."

Nel suo sviluppo storico il cristianesimo non ha rafforzato né il padre né il suo potere sulla famiglia, ma piuttosto ha diffuso una idea di completa paternità, quella non è solo della carne, ma anche dello spirito, come nel caso del maestro che guida il discepolo, o del direttore di coscienza che si prende cura dell'anima del suo allievo, o dell'educatore che trasmette l'istruzione o la morale a suo figlio o al figlio di un altro.

Nella sua casa il padre di famiglia doveva trasmettere l'insegnamento ascoltato nella Chiesa, perché "è indegno del nome di Padre colui che dopo aver generato un figlio per il mondo non si cura di generarlo anche per il cielo"».

Contro il "paterfamilias" della tradizione latina che aveva il diritto di vita e di morte nei confronti dei suoi familiari uno di quelli che in seguito furono chiamati i "Padri della Chiesa", vescovo della Gallia, nel quinto secolo così istruiva i suoi fedeli: "Non ti è stato manifestato del padre che era Dio, ma di Dio che è Padre!"

La paternità è promessa di felicità per sé e per i figli perché è raffigurazione della Paternità di Dio, il quale in attesa di radunare in unità nella sua casa la grande famiglia dell'umanità redenta, sceglie le case degli sposi cristiani per vedere accresciuto il numero dei suoi figli.

È stato detto che la madre porta il bimbo sulla terra, ma è il padre che lo alza verso il cielo. Ciò che conferisce il carattere umano alla generazione è l'intenzione di diventare genitori. Per quanto riguarda specificatamente la paternità essa è in gran parte rappresentativa: più che fare il figlio lo aiuta a costituire se stesso.

A tale paternità di Dio e secondo Dio Giuseppe si ispirò nella condotta verso il Bambino e la sua santa Madre e per questo la Chiesa propone lui a modello per le nostre famiglie e suo speciale patrono.

 

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