TESTO La fonte della serenità
Battesimo del Signore (Anno A) (09/01/2011)
Vangelo: Mt 3,13-17

In quel tempo, 13Gesù dalla Galilea venne al Giordano da Giovanni, per farsi battezzare da lui. 14Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: «Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me?». 15Ma Gesù gli rispose: «Lascia fare per ora, perché conviene che adempiamo ogni giustizia». Allora egli lo lasciò fare. 16Appena battezzato, Gesù uscì dall’acqua: ed ecco, si aprirono per lui i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio discendere come una colomba e venire sopra di lui. 17Ed ecco una voce dal cielo che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento».
E' trascorso appena qualche giorno dall'Epifania, e non sarà inutile ricordare che quella non è la festa dei Magi: in realtà vuole celebrare, come dice il nome, la "manifestazione" del Figlio di Dio al mondo; egli è venuto per farsi conoscere, e i misteriosi sapienti orientali recatisi a Betlemme ne sono una dimostrazione. L'Epifania spiega in realtà la ragione profonda del Natale. E' trascorso appena qualche giorno, e dalla nascita passiamo oggi al Gesù adulto, che si reca sulle rive del Giordano a farsi battezzare da Giovanni (Vangelo secondo Matteo 3,13-17). E' l'episodio con cui egli ha dato inizio alla sua vita pubblica, ai tre anni di ministero che si sarebbero conclusi con la Pasqua. Di mezzo, tra la nascita e il battesimo, ci stanno trent'anni della sua vita terrena, da lui vissuti umilmente a lavorare con Giuseppe in un oscuro villaggio della Galilea. Basterebbe questo trentennale nascondimento a dire quanto egli abbia condiviso la vita degli uomini, che per quasi tutti trascorre nell'anonimato, nota soltanto alla breve cerchia di parenti e conoscenti, priva di avvenimenti memorabili, all'apparenza insignificante.
Ma se così l'ha vissuta per trent'anni anche il Figlio di Dio, insignificante non deve essere neppure la nostra. Dipende da noi, da come la affrontiamo, dalle intenzioni e dai sentimenti con cui ci lasciamo scorrere addosso le ore e i giorni. Certo, per i giovani che vogliono "sfondare" come cantanti o in tivù, per chi si rode in attesa di una medaglia o di una promozione, per chi riduce la vita allo sballo del sabato sera, per chi nutre come massima aspirazione il possesso di una Ferrari o la conquista di una bionda mozzafiato, i giorni passano vuoti e deludenti. Per chi poi cova rivalse o vendette, chi passa il tempo a scrutare l'occasione di "farla pagare" a qualcuno, chi aspetta un fulmine che castighi i malvagi, si condanna a giorni amari. Quale invece possa essere una vita soddisfacente, è indicato ad esempio dalla seconda lettura di oggi (Atti degli Apostoli 10,34-38), con parole rivolte dall'apostolo Pietro ai primi pagani convertiti alla fede cristiana: "In verità sto rendendomi conto che Dio non fa preferenze di persone, ma accoglie chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque nazione appartenga. Questa è la Parola che egli ha inviato ai figli d'Israele, annunciando la pace per mezzo di Gesù Cristo".
Qualche chiarimento. "Temere Dio" non significa aver paura di lui, ma onorarlo e rispettarlo. Quasi equivale al "praticare la giustizia", che non riguarda le leggi o le usanze degli uomini, ma è l'impegno a fare ciò che è giusto davanti a Dio. Chi si comporta così è da lui "accolto", cioè gli viene annunciata "la pace", che non è solo l'assenza di guerre tra i popoli o di conflitti tra individui, ma è l'intima armonia con Dio, il sapersi amati da lui e l'incomparabile gioia di poter ricambiare il suo amore. Così certamente visse Gesù nei trent'anni di nascondimento a Nazaret. Così un cristiano dà senso alla propria vita, anche se, ad occhi estranei, essa può apparire banale; così, vale a dire non aggrappandosi a illusioni di felicità, a soddisfazioni che, se pure arrivano, sono effimere o precarie, cioè durano un attimo o rischiano ad ogni passo di esaurirsi.
E il dono di vivere in armonia con Dio non è privilegio di pochi fortunati ("Dio non fa preferenze di persone") ma è offerto a tutti. Aiuta a capirne l'importanza una semplice ma basilare considerazione: pensiamo a come sarebbe il mondo se tutti si mettessero su questa strada. Non tutti, lo si sa bene, la percorrono; ma questo non toglie a chi la comprende il dovere di intraprenderla: un dovere che si rivela incomparabile fonte di serenità, appagante preludio della vita che Dio offre agli uomini per l'eternità.