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TESTO Il Battesimo di Gesù, scuola di umiltà

padre Gian Franco Scarpitta  

Battesimo del Signore (Anno A) (09/01/2011)

Vangelo: Mt 3,13-17 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, 13Gesù dalla Galilea venne al Giordano da Giovanni, per farsi battezzare da lui. 14Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: «Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me?». 15Ma Gesù gli rispose: «Lascia fare per ora, perché conviene che adempiamo ogni giustizia». Allora egli lo lasciò fare. 16Appena battezzato, Gesù uscì dall’acqua: ed ecco, si aprirono per lui i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio discendere come una colomba e venire sopra di lui. 17Ed ecco una voce dal cielo che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento».

Riconoscere i propri torti è molto spesso alla base della soluzione dei nostri problemi con gli altri. Se anziché imporre ad ogni costo le nostre ragioni da parte nostra si scrutasse nel profondo della propria coscienza obiettiva, non di rado si scoprirebbe come molte lacune o omissioni di cui solidamente diamo la colpa agli altri in realtà dipendono semplicemente da noi, dai nostri limiti, dalle intemperanze e dalle imperfezioni del nostro carattere o peggio ancora da arroganza e presunzione. Una volta viste le nostre reali condizioni con obiettività, l'autocritica e il buon senso ci condurrebbero a rivedere e correggere i nostri atteggiamenti, a rimediare ad eventuali errori commessi recuperando la stima e la fiducia di cui gli altri ci avevano privato e ad assumere una condotta più congeniale per l'avvenire. Riconoscere i propri errori e considerare i propri limiti anziché etichettare facilmente gli altri è insomma molto più producente che non persistere nell'ostinazione a far valere le nostre ragioni e ad imporci sugli altri nonostante l'evidenza delle nostre defezioni. Essa dipende tuttavia da un fatto di umiltà, sentimento nobile che è alla radice del radicale mutamento di noi stessi in vista degli altri e che ottiene molta più serenità e contentezza di quanta ce ne tolgano presunzione e falso orgoglio.

Quanto essere umili sia conveniente lo si prova con l'esperienza personale (in alcuni casi comprovata dal sottoscritto), ma è soprattutto la vita pubblica di Gesù a rendere l'idea che l'ammissione dei nostri errori è alla radice della soluzione dei nostri problemi e come un mutamento del mondo che ci circonda dipenda a volte unicamente da noi stessi. L'umiltà di Gesù consiste nel proclamare se stesso pubblicamente peccatore nonostante egli sia privo di colpa:

come insegna Pietro, Gesù Cristo " non commise peccato e non si trovò inganno sulla sua bocca" (1Pt 2, 22); Paolo aggiunge che Egli " non aveva conosciuto il peccato, Dio lo trattò da peccato in nostro favore (2 Cor 5, 20). Pur condividendo con l'umanità ogni debolezza e ogni insufficienza, Gesù respinge l'unica prerogativa dell'umanità che ha assunto, appunto il peccato. Eppurei non disdegna di confondersi con i peccatori: convive con loro, intesse relazioni spontanee e condivide anche il loro stato debole e precario, soprattutto facendo la fila con loro alla riva del Giordano dove umilmente chiede di essere battezzato da Giovanni.

Quest'ultimo stava amministrando un battesimo nella forma simile a quello delle varie ritualità pagane, visto che le abluzioni anche nel mondo extrabiblico erano segno esteriore di iniziazione e di ingresso in una nuova realtà e in una nuova dimensione di appartenenza. Nella sostanza era però cosa ben differente, perché indicava la conversione dal peccato, esprimendo esteriormente quanto il penitente viveva nel proprio intimo: il pentimento e la conversione del cuore. Il battesimo voluto da Gesù avrà poi la prerogativa di rimettere esso stesso dal peccato e di rigenerare a vita nuova dall'acqua e dallo Spirito Santo.

Adesso invece notiamo che Gesù si sottopone all'infusione dell'acqua da parte del Battista, pur non avendo necessità di conversione. Perché fa questo? Appunto per dare a noi esempio di umiltà nel riconoscere le nostre colpe fuggendo ogni sorta di malizia e di presunzione, per darci occasione di raffrontare il nostro stato peccaminoso con la misericordia di Dio e perché possiamo convincerci della necessità della radicale conversione di vita a partire dall'autocritica e dal graduale mutamento personale. L'umiltà di Gesù è pedagogia per noi, perché possiamo concepire il bene come unica via possibile, la ricerca di Dio come soluzione efficace ai nostri problemi e soprattutto scoprire che l'ammissione delle nostre colpe è alla radice della vera conversione poiché è la porta aperta per il mutamento radicale di noi stessi. Gesù probabilmente preferisce "sentirsi peccatore" alla pari degli altri ai fini di vivere egli stesso le condizioni fondamentali dell'amore che partono da un cuore contrito e umiliato.

Giovanni si sarebbe aspettato evidentemente che Gesù, arrivando da lontano, gli avesse imposto di smettere quel suo rito di abluzione poiché adesso esso non sarebbe più stato necessario; e invece si stupisce nel notare che questi si comporta alla pari degli altri peccatori, chiedendo di farsi battezzare pur sapendo che lui non aveva peccato ed è per questo obietta: "Io dovrei farmi battezzare da te e tu vieni da me"?

Ma Gesù sta "compiendo ogni giustizia" cioè eseguendo la volontà del Padre che lo sta "trattando da peccato", ossia lo sta rendendo in tutto solidale con gli erranti e partecipe della gioia che essi provano dopo aver sperimentato la misericordia del Padre e dopo aver optato per un serio cammino di cambiamento radicale. Gesù sperimenta, sia pure indirettamente lo stato di ansia e di angoscia che accompagna queste persone mentre si accalcano davanti al Battista e mentre assieme ad esse fa la fila in attesa del suo turno, si intrattiene probabilmente con loro ascoltando pensieri, riflessioni, sensi di colpa, espressioni di pentimento sul male commesso in passato senza mancare di offrire una parola di sostegno e di conforto invitando alla fiducia e alla speranza nel Dio amore.

Se nella morte di croce egli porterà sulle sue spalle tutti i peccati dell'umanità, nel battesimo egli inizia a saggiarne il peso, considerando quanto il peccato sia pesante per tutti quanti.

Gesù si allinea con l'umanità peccatrice e in questo esercita l'eroismo dell'umiltà per la quale anche noi veniamo edotti di come sia importante collocarci dalla parte dei più deboli e degli emarginati perché è lesivo anche a noi stessi esaltare presunte qualità in rapporto a quanti, pur avendo qualità da lodare, non si esaltano affatto.

L'umiltà di Gesù non è destinata però a restare finalizzata a se stessa, ma viene subito ricompensata dall'approvazione teofanica che lo esalta come "Il Figlio prediletto di Dio", colui dal quale dipenderà la nostra vita e la nostra salvezza e sotto il cui nome, unicamente, è possibile essere salvati. Dio avalla l'atto di annichilimento di Gesù iniziato con l'incarnazione e adesso esplicitato nel battesimo e preconizza il proprio Figllio attestando di lui la via, la verità e la vita. E noi ci poniamo alla sua sequela nella stessa direzione dell'umiltà di cui ci offre la possibilità non il Battesimo di Giovanni ma il Sacramento istituito dallo stesso Signore Gesù che ci rinnova radicalmente in un lavacro di rigenerazione spirituale che avviene "in Spirito Santo e fuoco", il quale ci conferisce una dignità singolare nell'essere liberi dalla colpa originale e accanto ad essa anche la certezza di appartenere radicalmente a Cristo come tralci alla vite. Tali sono gli effetti di grazia che il Battesimo di Gesù apporta nella nostra vita assieme ad ulteriori benefici di rinnovamento e di salvezza. Sempre a condizione di essere sempre umili e che la nostra umiltà trasformi in primis noi stessi e poi tutti gli altri.

 

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