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TESTO Venga la Luce!

don Alberto Brignoli  

Natale del Signore - Messa della Notte (25/12/2010)

Vangelo: Lc 2,1-14 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 2,1-14

1In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. 2Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. 3Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città. 4Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. 5Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta. 6Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. 7Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio.

8C’erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. 9Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, 10ma l’angelo disse loro: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: 11oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. 12Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia». 13E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva:

14«Gloria a Dio nel più alto dei cieli

e sulla terra pace agli uomini, che egli ama».

Già da parecchi giorni (ogni anno, pare, sempre in anticipo) un'infinità di luci che sembrano giocare tra di loro invade le nostre strade, e rende tutto più suggestivo, più romantico, soprattutto viuzze, piazzette e scorci che durante l'anno ci sembrano così insignificanti, cosí poco belli, anche perché magari li percorriamo di fretta, tutti i giorni, passandovi davanti per andare al lavoro o a scuola, e perciò con l'animo non certo predisposto alla suggestione o al romanticismo. Da qualche parte, poi ci si mette pure la neve (amata quando cade, imprecata quando resta) a dare un tocco di atmosfera "magica" al luccicare intermittente delle luci di Natale.

Queste luci - spesso dai toni caldi - ci danno più serenità, più voglia di tenerezza, ci ispirano sentimenti di pace, di intimità con le persone che più amiamo, di desiderio di essere, ogni tanto, almeno per un po', diversi, migliori di quello che sempre siamo. Forse, creano in noi anche tanta nostalgia, per qualcosa o qualcuno che non c'è più, e da lì il passo verso la malinconia è breve, e la malinconia è l'anticamera della tristezza, e la tristezza, purtroppo, è capace di fare chiudere gli occhi anche di fronte alla luce più suggestiva.

Ma come ogni luce provvisoria, programmata con un timer, anche queste luci di Natale, pur accolte con sentimenti di serenità, sono destinate a spegnersi, e a farci tornare a quella quotidianità della vita fatta di tanti punti interrogativi e di poche certezze, fatta di molte oscurità e di coni d'ombra che con difficoltà si riesce ad illuminare. Spegnendosi, le luci di Natale lasceranno in noi il desiderio di riaccendersi tra un anno, quando tutto sarà diverso, quando la vita avrà avuto tutto il tempo di darci delle belle batoste, ma speriamo anche piccole e grandi soddisfazioni. Tra l'altro, se il nostro sguardo rimane obiettivo e limpido, e non si lascia abbagliare in maniera indiscriminata dallo sfolgorio di queste luci, ci accorgiamo già fin d'ora che - come in ogni presepe che si rispetti, dove ci sono alcuni angoli reconditi, quasi misteriosi, che restano poco illuminati - anche le "nostre" luci di Natale, quelle del cuore, pur rimanendo accese, continuano ad avere i loro coni d'ombra.

Per un regalo fatto a un familiare, ce ne sono almeno altri tre che ci siamo esplicitamente dimenticati di fare ("Tant'è, nemmeno lui si ricorda mai di farmelo!"); per un abbraccio dato all'uscita dalla Messa della Notte ce ne sono per lo meno altri dieci che evitiamo di dare ("Non ce la faccio proprio, preferisco non essere ipocrita!"); per una persona invitata a pranzo, ce ne sono altre due che non inviteremmo mai ("Ci mancherebbe di farmi andare di traverso il pranzo di Natale!"); per una fetta di panettone mangiato con gusto, ci sono, nelle nostre città, provincie e regioni, altri dieci piatti che rimarranno vuoti ("E io, cosa ci posso fare...").

Ad ogni luce, la sua ombra: e per un gesto carino fatto con affetto, spesso prepariamo una frase o un pensiero che non ci fanno certo onore.

Poi c'è il Sud del mondo, quello "in via di sviluppo" dove l'atmosfera "esterna" del Natale consumistico comincia a farsi sentire, e dove magari il Natale arriva dopo anni di oscurantismo solo come occasione perché qualcuno faccia più soldi degli altri. Il contrasto tra le luci e le ombre diviene quasi fastidioso. Pochi, pochissimi ricchi, ma di una ricchezza esagerata, cercano di accendere piú luci possibili vicino alle loro ville, ai loro grattacieli, ai loro piú o meno leciti spazi commerciali, lasciando alla sconfinata massa di poveri solo l'amara consolazione di vedere queste luci da lontano, e di sognare un giorno anche loro di essere cosí, o magari creando ancor piú frustrazione per la presa di coscienza di non poter mai essere come loro. Ai poveri, la magra consolazione di essere loro a "vendere" le luci di Natale ai ricchi, magari ingannandoli un po' sui prezzi. Futile e amara forma di rivendicarsi, visto che gli spiccioli che porteranno a casa (e che ai ricchi avanzano) serviranno solo per dar da mangiare ai molti figli il solito piatto di minestra, scaldata a pranzo, cena, e colazione del giorno dopo! Le luci "che contano", quelle su cui "fare i conti" alla fine del mese, purtroppo potranno accenderle sempre e solo i ricchi: ai poveri resterà solo la possibilità di continuare ad essere avvolti dalle tenebre.

Ma questa notte, "il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce"; "la luce splende nelle tenebre, e le tenebre non l'hanno vinta".

E anche se questa Luce vera è venuta nel mondo, "ma i suoi non l'hanno riconosciuta", essa continua ad illuminare ogni uomo. Alcuni, però, l'hanno accolta: a questi, "ha dato potere di diventare figli di Dio".

Oggi i poveri hanno una Luce in più. Una Luce che crea un'ombra talmente forte nella quale i ricchi non riescono in alcun modo ad orientarsi, una Luce che verrà a visitare i poveri "come un sole che nasce dall'alto, per illuminare quelli che stanno nelle tenebre e nell'ombra di morte"; una Luce che sa "rovesciare i potenti di troni e innalzare gli umili", capace di "ricolmare di beni gli affamati e rimandare i ricchi a mani vuote".

Dio non si è ancora stancato dell'umanità. Dio crede ancora, anno dopo anno, nella potenza di una Luce che venga in ogni parte del mondo a ridare speranza a chi non l'ha;

che venga ad illuminare i marciapiedi di una strada che invece di ricondurre a casa fa sparire nel nulla;

che venga a illuminare la mente di chi ha a cuore i privilegi personali più che il bene di una nazione;

che venga a far luce su delitti, crimini e ingiustizie ancora senza un colpevole;

che venga a riscaldare i cuori di chi non ha pietà neppure di un bambino;

che venga a dire ai perdenti di ogni mondo che nessun sacrificio è vano;

che venga a portare chiarezza in una Chiesa che spesso brancola nel buio senza sapere che direzione prendere;

e che venga a ricordare a noi, tutto sommato ricchi anche se ci lamentiamo sempre, che ogni tanto ci farebbe bene fare una passeggiata non solo davanti alle vetrine piene di luci, ma negli angoli delle strade dove ancora tanta, troppa gente giace immersa nelle tenebre, nonostante per tutti, oggi, sia Natale.

 

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