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TESTO Vero discepolo e testimone di Cristo

don Romeo Maggioni  

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Santo Stefano, primo martire (26/12/2010)

Vangelo: Mt 17,24-27 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 17,24-27

24Quando furono giunti a Cafàrnao, quelli che riscuotevano la tassa per il tempio si avvicinarono a Pietro e gli dissero: «Il vostro maestro non paga la tassa?». 25Rispose: «Sì». Mentre entrava in casa, Gesù lo prevenne dicendo: «Che cosa ti pare, Simone? I re della terra da chi riscuotono le tasse e i tributi? Dai propri figli o dagli estranei?». 26Rispose: «Dagli estranei». E Gesù replicò: «Quindi i figli sono liberi. 27Ma, per evitare di scandalizzarli, va’ al mare, getta l’amo e prendi il primo pesce che viene su, aprigli la bocca e vi troverai una moneta d’argento. Prendila e consegnala loro per me e per te».

Ieri il Natale di Gesù, oggi quello di Stefano: "Ieri il Signore è nato sulla terra perché Stefano nascesse nel cielo" (Allo spezzare del pane). Dio si fa uomo per aprire all'uomo la casa di Dio, per mostrargli come deve esserGli figlio per divenirne erede.

Stefano ha saputo imitare fino in fondo il suo maestro Gesù da divenire il primo testimone di un destino grandioso offerto all'uomo: "Vedo i cieli aperti!" (I lett.).

1) Discepolo di Cristo

Il libro degli Atti trapunta la vicenda di Stefano con i fili con cui i vangeli tessono la vicenda di Gesù, ponendogli sulle labbra le sue stesse parole. Come Gesù davanti al Sinedrio rievoca il "Figlio dell'uomo" (Mt 26,64), così Stefano contempla "i cieli aperti e il Figlio dell'uomo che sta alla destra di Dio"; come Gesù sulla croce s'è affidato completamente al Padre e ha perdonato i suoi uccisori, così Stefano al momento della sua morte esclama: "Signore Gesù, accogli il mio spirito"; e anche: "Signore, non imputare loro questo peccato". "Dal Calvario Gesù aveva gettato il seme del perdono, e Stefano, suo vero discepolo, per chi lo lapidava innalzava la sua preghiera" (Prefazio). Stefano allora è un autentico discepolo di Gesù. Domandiamoci: un tale "perfetto imitatore di Cristo" (Prefazio) dove ha attinto tanta coerenza e coraggio?

Certamente anzitutto da una piena comprensione e accoglienza del disegno di Dio rivelatosi nelle Scritture e realizzatosi compiutamente in Cristo. Il lungo discorso di Stefano riportato in Atti 7 è per dimostrare che Gesù di Nazaret è il vero Messia prefigurato già da Mosè, e in più lo riconosce come Figlio di Dio ormai glorificato alla destra del Padre. "Vide la gloria di Dio e Gesù che stava alla destra di Dio". La fede nasce e si alimenta dai fatti intercorsi tra Dio e l'uomo, non da proprie aspirazioni o intuizioni. E quindi dalla Bibbia. Ce lo ripete oggi san Paolo: "Tutta la Scrittura, ispirata da Dio, è anche utile per insegnare, convincere, correggere ed educare nella giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona" (Epist.). Veramente, quanto più uno conosce, tanto più ama. E chi ama, brucia, cioè diventa un testimone esplosivo!

Brucia anche perché è preso dal fuoco dello Spirito. "Tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, questi sono figli di Dio" (Rm 8,14). E Stefano era "pieno di Spirito Santo", tanto che "nessuno riusciva a resistere alla sapienza e allo Spirito con cui parlava", era "pieno di grazia e di potenza" (Lett.). Per chi è così preso dallo Spirito, non c'è più da temere nulla, neanche di fronte a tribunali o persecutori. Gesù l'aveva promesso: "Quando vi consegneranno nelle loro mani, non preoccupatevi di come o di che cosa dovrete dire: non siete infatti voi a parlare, ma lo Spirito del Padre vostro che parla in voi" (Mt 10,19-20). Stefano non si è fermato neanche davanti alla persecuzione e alla morte. Gesù l'aveva preannunciato: "Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi".

2) Testimone di Cristo

Quando uno si identifica così con Cristo, non può non divenirne testimone e missionario. La predicazione di Stefano è tanto entusiasta e puntigliosa che i suoi avversari "all'udirlo, erano furibondi in cuor loro e digrignavano i denti contro di lui" (Lett.). Era uno dei sette diaconi scelti per gestire la carità, ma si dice poi che faceva "grandi prodigi e segni tra il popolo". Un uomo davvero esplosivo, tanto da catalizzare la prima grande opposizione al cristianesimo: scoppiò infatti "una violenta persecuzione contro la Chiesa di Gerusalemme e tutti, ad eccezione degli apostoli, si dispersero nelle regioni della Giudea e della Samaria" (At 8,1). Anche "Saulo cercava di distruggere la Chiesa" (At 8,3); quel Saulo che aveva assistito al suo martirio e che allora "approvava la sua uccisione" (At 8,1).

Questo entusiasmo richiama l'invito di Paolo a spendersi in ogni maniera per annunciare Cristo: "Ti scongiuro: annuncia la parola, insisti al momento opportuno e non opportuno, ammonisci, rimprovera, esorta con ogni magnanimità e insegnamento". E anche se ci saranno opposizioni...: "Vigila attentamente, sopporta le sofferenze, compi la tua opera di annunciatore del Vangelo". Fino a poter dire alla fine: "Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede" (Epist.). Ogni battezzato riceve questa missione, da vivere ciascuno secondo il suo posto e ruolo nella Chiesa, a cominciare dalla testimonianza della vita, ma anche con l'essere "pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi" (1Pt 3,15).

Sicuri che il seme gettato porta sempre il suo frutto sorprendente. Scriveva Tertulliano: "Il sangue dei martiri è seme di nuovi cristiani". Forse proprio quel martirio di Stefano è stato il seme gettato nel cuore di Saulo per aprirlo a Cristo e trasformarlo in Paolo apostolo; Luca ci tiene troppo a sottolinearne la presenza! Del resto quella persecuzione fu motivo di dispersione dei cristiani di Gerusalemme, e quindi il primo passo del vangelo fuori la sua culla d'origine: "Quelli che si erano dispersi andarono di luogo in luogo, annunciando la Parola" (At 8,4). E Luca aggiunge: "Quelli che si erano dispersi a causa della persecuzione scoppiata a motovo di Stefano, erano arrivati fin nella Fenicia, a Cipro e ad Antiochia" (At 11,19). Una vera esplosione missionaria! E' proprio vero che Dio sa tirar fuori il bene anche dal male.

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Anche la storia di Gesù iniziata a Betlemme finisce alla croce. Questa croce ha trasformato il mondo. Paolo era consapevole che tutte le sue tribolazioni per il vangelo avevano una fecondità soprannaturale per tutta la Chiesa, quando scriveva: "Sono lieto nelle sofferenze che sopporto per voi e do compimento a ciò che, dei patimenti di Cristo, manca nella mia carne, a favore del suo corpo che è la Chiesa" (Col 1,24).

E con la fecondità, la ricompensa: "Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli" (Mt 5,11-12).

 

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