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TESTO La Fede salva le nostre cecità

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XXX Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (26/10/2003)

Vangelo: Mc 10,46-52 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mc 10,46-52

46E giunsero a Gerico. Mentre partiva da Gerico insieme ai suoi discepoli e a molta folla, il figlio di Timeo, Bartimeo, che era cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. 47Sentendo che era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!». 48Molti lo rimproveravano perché tacesse, ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!». 49Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». Chiamarono il cieco, dicendogli: «Coraggio! Àlzati, ti chiama!». 50Egli, gettato via il suo mantello, balzò in piedi e venne da Gesù. 51Allora Gesù gli disse: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». E il cieco gli rispose: «Rabbunì, che io veda di nuovo!». 52E Gesù gli disse: «Va’, la tua fede ti ha salvato». E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada.

Ai margini delle strade siedono gli ultimi a loro si rivolge il Signore, portando il suo annuncio di salvezza e di pace. Gli ultimi sono i primi destinatari della Buona Novella, la cui accoglienza restituisce una dignità che la logica del mondo nega a quanti sono considerati disadattati ed estranei alla società.

Ma quanto nel mondo è considerato inferiore e debole, tanto più Dio lo esalta e ne fa strumento per manifestare la sua potenza di fronte agli uomini. Così accade che la vera cecità appartiene a quanti vedono il Signore, ma non lo conoscono; mentre chi non vede riconosce in Lui il Messia che salva.

Alla cecità spirituale dei discepoli si oppone quella fisica di Bartimeo che riconosce in Gesù il "Figlio di Davide", il suo Signore, venuto per portare la luce in un mondo dominato dalle tenebre dell'ignoranza.

Relegato ai margini della società, Bartimeo non esita a chiamare il Signore a gran voce, continuando ad implorarne l'aiuto nonostante il tentativo dei discepoli di ridurlo al silenzio. I discepoli non comprendono che in quel povero cieco mendicante si è manifestata una sapienza più forte delle catene che potrebbero indurlo al silenzio. La sua cecità fisica, infatti, non gli impedisce di riconoscere in Gesù il Nazzareno il "Figlio di Dio", il Messia promesso.

Senza timore alcuno ha il coraggio di dichiarare apertamente la fede in Colui che certo lo guarirà, perché è Lui il figlio di Dio inviato dal Padre per la salvezza del suo popolo.

Bartimeo è cieco, ma la sua fede nell'Uomo gli ha dato la forza di alzarsi, di allontanarsi dal margine della strada e vincendo le resistenze degli uomini, implorare l'aiuto del suo Maestro. Gesù lo salva per la sua fede, Egli rivela la sua potenza in un povero cieco che ha visto con gli occhi della fede ciò che i discepoli ancora non vedono: la sua identità messianica.

La guarigione di Bartimeo operata da Gesù non è solo fisica, ma anche spirituale. Il povero mendicante, infatti, guarisce dalla sua cecità e si libera anche dalle tenebre del suo cuore. I condizionamenti della società che lo avevano ridotto a mendicare lungo i margini delle strade, che gli impedivano di parlare liberamente perché non era considerato affatto nella sua dignità di uomo, cadono di fronte alle parole liberanti del suo interlocutore. Libero finalmente dai fardelli delle sue paure e da quelli impostigli dagli uomini, dopo aver gettato il suo mantello, segue il suo Maestro.

La sua sequela è generata dalla fede incondizionata nel Signore che salva e converte, per questo non avrà paura Bartimeo di stare dietro a Gesù sino alla fine.

La fede così espressa è chiaramente un atto di fiducia incondizionato verso il Signore, che ama sempre per primo. È un affidamento "cieco" in Cristo che libera dalle tante cecità, sotto il cui peso lasciamo soffocare la fede in Colui che veramente risana le nostre deficienze fisiche e spirituali.

Affidarsi al Signore significa riconoscere in Lui il vero salvatore, la luce che squarcia le tenebre del nostro cuore che, finalmente libero, ama e segue la vera Vita.

Stà a noi scegliere se essere coraggiosi come Bartimeo o ciechi come il resto della folla.

 

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