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TESTO La presenza del Dio con noi

padre Gian Franco Scarpitta  

IV Domenica di Avvento (Anno A) (19/12/2010)

Vangelo: Mt 1,18-24 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 1,18-24

18Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. 19Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto. 20Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; 21ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».

22Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta:

23Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio:

a lui sarà dato il nome di Emmanuele,

che significa Dio con noi. 24Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa.

Dio è con noi. La certezza che ci deriva dalla fede è quella della sua compagnia fra di noi, del suo presenziare continuo nelle nostre vicende che conduce alla cosapevolezza di non essere mai soli, ma di godere sempre della sua protezione amichevole. Che Dio sia con noi deve rassicurarci e darci serenità e fiducia, trovando il sostegno anche e sopratutto nelle difficoltà e nelle indecisioni. La presenza di Dio infatti diventa sempre teorica o inaccettabile a dirsi quando ci si trova nell'inquirtitudine e nella difficoltà: in casi come questi, si vorrebbero risposte immediate di carattere pratico, tecnico, risolutivo perché i problemi sono impellenti e noi sembriamo soccombere, le situazioni ci paiono insormontabilii e di alta portata e a nulla servono, molto spesso in casi come questi, le consolazioni religiose e spirituali. Eppure il Signore è il Dio con noi proprio in queste circostanze di angoscia e di sooferenza, essendo stato Egli il Dio con noi al momento del'Incarnazione e questa certezza dovrebbe quindi essere per noi di sprone e di incoraggiamento piuttosto che farci vacillare nella fede. ,

Così per esempio il re Acaz. Nel respingere il suggerimento di Isaia a chiedere al Signore un "segno", egli ostenta senza rendersene conto una certa carenza di fede: "Non lo chiederò, non voglio tentare il Signore" Poiché effettivamente, quando si domanda a Dio un segno straordinario, un miracolo o una manifestazione insolita della sua potenza è come lo si provoca e lo si mette quasi alla prova, costringendolo secondo i nostri desideri o alla nostra labile volontà effimera. "Tentare il Signore" equivale a non disporsi con umiltà nei suoi confronti, ad omettere la dovuta riverenza e sottomissione di fede, pretendendo che egli si manifesti per mezzo di atti e gesti al di sopra delle nostre possibilità. Al diavolo tentatore che, nel deserto, gli rivolge la proposta allettante di gettarsi dal pinnacolo, Gesù ribatterà che è illecito tentare il Signore: "Sta scritto anche: non tenterai il Signore tuo Dio." (Mt 4, 2-11)

Tuttavia Acaz omette di considerare 1) che la proposta di chiedere un segno gli proviene da Dio stesso e da nessun altro; 2) che il "segno" richiesto non riguarda affatto un miracolo o un qualsiasi evento prodigioso, ma è semplicemente "un segno dal profondo degli inferi o lassù in alto", quindi una comunissima manifestazione dell'amore misericordioso dall'Alto, che comporti un semplice atto di fede da parte di chi lo attende: in parole povere Acaz rifiuta di affidarsi al Signore e di optare quindi per una sicurezza che prescinda dalle sue sole risorse e dalle proprie forze militari. Dio stesso però interviene comunicando attraverso il profeta Isaia che Egli medesimo manderà un segno di soluzione definitiva a quella situazione contingente che era la guerra siro efraimita: "la vergine partorirà un figlio, che sarà chiamato Emmanuele, Dio con noi". Ci si riferisce immediatamente al re Ezechia, figlio di Acaz, ma se si accosta questo passo di Isaia 7, 14 a Is 8, 8 - 10 (Passerà sopra Giuda, inonderà, e passerà oltre; arriverà fino al collo, e le sue ali spiegate, copriranno tutta la larghezza del tuo paese, o Emmanuele! Fate pure dei piani, e saranno sventati! Dite pure la parola, e rimarrà senza effetto, perché Dio è con noi!") e con altri come Is 9, 6-7 si comprende che il riferimento all'Emmanuele è messianico e il personaggio ha caratteristiche divine e non può che riferirsi quindi che al Cristo Messia nato dalla Vergine di cui parla Matteo, sebbene questa conclusione sia stata avversata dalla parte ebraica.

E' Gesù Cristo il Messia Verbo Incarnato per il quale Giuseppe viene rassicurato su ogni sua perplessità nell'accettare il figlio della sua promessa sposa, che sarà chiamato Gesù, cioè Salvatore e che sarà il Cristo, ossia l'Unto di Dio, Messia liberatore dell'umanità dal peccato. La missione di questo Bambino sarà quella infatti di convincere il mondo quanto al peccato (come avverrà per lo Spirito Santo), di salvare gli uomini e di risollevare le sorti di tutti coloro che la disobbedienza di Adamo aveva fatto smarrire. Il Salvatore, che apporterà la salvezza perché instaurerà un ordine nuovo di convivenza umana nella dinamica del Regno di Dio, della pace e della giustizia, nascerà dalla vergine che lo Spirito Santo avrà predisposto Immacolata per ospitare il Verbo e per realizzare le antiche promesse dei profeti e per questo costituirà una novità e un motivo di gioia grande per tutto il genere umano, qualificandosi come l'Onnipotente che manifesta piuttosto il suo essere Dio con noi, nostro accompagnatore ed amico nei percorsi terreni, il Dio della vita che penetra e fonda tutta la storia per intessere in essa un progetto di amore già preesistente sin dall'eternità, il cui destinatario è sempre stato l'uomo. Di questa presenza che noi sperimentiamo come certa da oltre duemila anni per via dell'Incarnazione, noi facciamo esperienza viva e da essa ci sentiamo sostenuti e rafforzati, purché ravviviamo il fervore della nostra fede che altro non è che consapevole abbandono a questa presenza misteriosa eppure certa ed effettiva, quella del Dio con noi, l'Emmanule che entra nella nostra storia nelle vesti di un fanciullo, la cui commemorazione celebrativa è ormai alle porte.

Come i marinai che vedono da lontano la costa dopo tantissimi giorni in alto mare aumentano al massimo la velocità della nave per concludere al più presto il loro viaggio e fare ritorno a casa, anche noi ci affrettiamo allora verso la conclusione dell'attesa per ritornare alla vita dopo l'esperienza del peccato, in quella novità che Dio apporta per noi nel Nascituro di Betlemme che in realtà è l'Eterno Signore increato che viene per noi. Egli ci ispira la fiducia di essere sempre ascoltati nelle nostre preghiere e di poter impostare i nostri progetti consci della sua continua assistenza, purché da parte nostra si ometta quella presunzione deleteria di onnipotenza umana.

 

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