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TESTO Un Dio imprevedibile

don Alberto Brignoli  

III Domenica di Avvento (Anno A) - Gaudete (12/12/2010)

Vangelo: Mt 11,2-11 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, 2Giovanni, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, per mezzo dei suoi discepoli mandò 3a dirgli: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?». 4Gesù rispose loro: «Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: 5i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo. 6E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!».

7Mentre quelli se ne andavano, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: «Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? 8Allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti di lusso? Ecco, quelli che vestono abiti di lusso stanno nei palazzi dei re! 9Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta. 10Egli è colui del quale sta scritto:

Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero,

davanti a te egli preparerà la tua via.

11In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui.

Avete mai sperimentato una situazione per la quale vi siete dati da fare con tutto voi stessi nel preparare a puntino una cosa, studiandola nei minimi particolari, ma soprattutto investendo un mucchio di tempo e di energie fisiche e mentali, e poi ciò che ne esce è l'esatto contrario di ciò che avete pensato? Credo che ognuno può citare esempi a non finire, dai più banali a quelli più drammatici: una ricetta particolare studiata per un ospite di riguardo o per un'occasione importante che poi appena tolta dal forno esce bruciata, con l'ospite magari già seduto a tavola; un vestito nuovo, bellissimo e costoso, comprato per una cerimonia, che al momento di indossarlo si strappa o presenta una macchia non vista prima; un esame preparato per mesi che va male perché l'esaminatore chiede di fare un ragionamento attraverso un percorso imprevisto; un figlio su cui si sono investite parecchie attese, e per il quale si sono fatti ardui sacrifici, e questo che sceglie strade e percorsi "strani", non necessariamente cattivi, ma di certo diversi da come ce li aspettavamo...

C'è senz'altro anche una buona dose di sfortuna, nelle cose della vita, ma di certo in situazioni come queste ciò che ci lascia sgomenti è la loro imprevedibilità, la componente dell'imprevisto: tu prepari e disponi in un certo modo, e la vita si manifesta e ti conduce verso tutt'altra dimensione... la maggior parte delle volte, sono delle belle botte!

Ora proviamo ad immedesimarci in coloro che, rispondendo ad una vocazione, mettono con piena onestà e convinzione tutto il loro tempo, le loro energie, e potremmo dire la loro stessa vita a disposizione di un Dio che poi nella storia si rivela agli uomini completamente differente da come essi lo hanno annunciato, quasi discreditando la loro testimonianza: credo sia lo smacco più grande che un uomo credente possa ricevere. Perché finché si tratta degli uomini, una certa dose di imprevedibilità legata alle incoerenze umane la puoi anche mettere in conto: vatti a fidare delle persone e delle loro promesse... Ma quando si tratta delle promesse di Dio, annunciate da tempo, nella scia delle quali hai indirizzato i tuoi studi, le tue ricerche, il tuo silenzio, la tua preghiera, i tuoi gesti di carità, è abbastanza scontato che tu ti possa sentire tranquillo e certo che egli non ti deluderà, e che anzi confermerà le tue azioni con la sua opera... ma qualora dovesse avvenire il contrario?

Non è poi così inusuale, nella Bibbia. Un uomo di nome Abramo, avanti negli anni, che riesce miracolosamente a portare a compimento la promessa di Dio di diventare padre non solo di un figlio, ma di una grande discendenza, dopo tante fatiche si sente richiedere da Dio il sacrificio del suo unico figlio. Un profeta (un po' strano per la verità), Giona, riceve da Dio (dal quale cerca in tutti i modi di sfuggire) il mandato di annunciare la sua ira distruttiva a una città di uomini depravati come Ninive: poi è sufficiente che questi uomini al suo annuncio si convertano e cambino vita, che gli viene annunciato da Dio stesso che desisterà dalle sue intenzioni e non distruggerà nessuno... alla faccia di Giona e del suo annuncio! Di Abramo e di Giona conosciamo le reazioni finali, di fronte a un Dio che si annuncia diverso da come si era loro rivelato.

Di Giovanni il Battista ci è dato - dai vangeli - di conoscere solo una domanda, una perplessità che gli viene da ciò che sente dire di Gesù: "Ma sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?". Come mai Giovanni si pone questa domanda e la manda a dire a suo cugino Gesù per mezzo dei suoi discepoli?

Il Battista - ci dice il Vangelo di oggi - pone a se stesso e a Gesù questo interrogativo mentre "si trova in carcere e sente parlare delle opere del Cristo". Gesù, nella sua predicazione, aveva iniziato a parlare di un Dio misericordioso, che offre la salvezza e il perdono a ogni uomo, che non si dà per vinto finché non è riuscito a ricuperare una pecora dispersa, che non lascia nulla di intentato pur di salvare anche il più incallito dei peccatori. Un Messia decisamente diverso da quello che aveva predicato Giovanni: basta ricordare le parole del vangelo di domenica scorsa, che parlavano di "pala che ripuliva l'aia dalla paglia", di "fuoco inestinguibile che avrebbe bruciato la paglia", di "imminente ira di Dio", e di "una radice posta già alla radice degli alberi" per tagliare definitivamente il male che c'è nel mondo. La predicazione di Giovanni è decisamente tassativa e schietta, "a chiaroscuri", senza mezzi termini: il bene è bene e non può mai essere diversamente, e lo stesso dicasi del male. Per questa sua schiettezza e questa sua mancanza di riguardi, addirittura nei confronti del re, Giovanni si trovava appunto in carcere. E lì sente parlare di come l'ira imminente di Dio da lui annunciata si è rivelata, o meglio di come "non" si sia rivelata.

Cos'avrà pensato, il Battista, dal buio di quel carcere? Forse sarà stato assalito dai dubbi, dalla percezione di aver sbagliato la propria missione, di aver immaginato che il suo grido contro l'ingiustizia si è rivelato vano: "Ma che Dio è mai questo?".

La grande coerenza di quest'uomo, che non è un uomo qualsiasi, ma il più grande fra tutti gli uomini, lo porta a non avere riguardi né peli sulla lingua nemmeno di fronte a Gesù. E per quanto gli è concesso, ovvero attraverso dei messaggeri, chiarisce immediatamente le cose con Gesù: io ti ho battezzato nel Giordano, ti ho indicato come l'Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo, ho inaugurato la tua missione, e tu... "sei tu il Messia, o dobbiamo aspettare un altro?". Come a dire: "Qualcosa non mi torna, Gesù. Ti chiedo la cortesia dei chiarirti, e di darmi delle spiegazioni".

E nemmeno la risposta di Gesù si fa attendere: "Non riferite a Giovanni solo le belle parole che io annuncio, ma fate parlare i fatti, i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, il Vangelo è annunciato ai piccoli". Non è una pura stesura del progetto operativo di Gesù, ma è il compimento dell'opera messianica di Dio, annunciata da tutti i profeti e quindi anche da Giovanni il Battista: ovvero, che Dio - come ascoltiamo anche nei toni gioiosi della prima lettura - viene a salvare l'uomo, viene a ricompensare le fatiche degli oppressi, viene a vendicare le ingiustizie dell'umanità, simboleggiate dai mali fisici che Gesù guarisce con la potenza del suo Spirito. Alla fine, Gesù darà pure la risposta teologicamente corretta che il Battista si aspettava, citando il brano del profeta Malachia che conferma non solo il suo essere il Cristo, ma anche la veridicità dell'opera del Battista: "Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero, davanti a te egli preparerà la tua via". E questo è quanto Giovanni si aspettava e per il quale sta preparandosi a dare la propria vita: ma Gesù chiede a lui molto di più.

Chiede al Battista di "non trovare in lui motivo alcuno di scandalo". Chiede a lui, il più grande profeta di tutti i tempi, anzi, il più grande tra i nati di donna, di avere gli occhi limpidi del bambino, del più piccolo sulla terra, che nel Regno dei Cieli risulta essere il più grande, proprio in virtù dello stravolgimento che il Vangelo crea nella storia degli uomini.

Un Dio imprevedibile, quello di Gesù Cristo: un Dio che stravolge tutti i "cliché" e le immagini prefabbricate che gli uomini si fanno di lui, spesso anche in buona fede e nel rispetto della stessa volontà di Dio, come fu per il Battista. Sembra quasi che Dio si faccia annunciare in un modo e poi si riveli in un altro: sembra proprio ciò che avviene nella nostra vita di fede di ogni giorno, dove siamo messi a dura prova più sulla scoperta del vero volto di Dio che sulla nostra coerenza nell'annuncio del Vangelo.

Non ci stancheremo mai di ripeterlo: con Dio è questione di fede. O credi e ti fidi di lui e dei suoi particolarissimi modi di fare, oppure a questo Dio così imprevedibile riuscirai ben poco a stare dietro.

Ai grandi, ai dotti e ai sapienti è quasi impossibile. Ma ai piccoli sono rivelati i misteri del Regno.

 

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