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TESTO Commento su Is 40,3

Casa di Preghiera San Biagio FMA  

Martedì della II settimana di Avvento (07/12/2010)

Brano biblico: Is 40,1-11 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Dalla Parola del giorno
Una voce grida: nel deserto preparate la via al Signore.
Is 40,3

Come vivere questa Parola?

Il brano del profeta Isaia che la Chiesa ci propone inizia con un ripetuto invito da parte di Dio: "Consolate, consolate il mio popolo". Il profeta, nelle sue visioni di grazia, vede avverarsi quel mondo pacificato, fecondo e ricco di ogni vero bene, a cui aveva accennato precedentemente.

Sì, c'è consolazione grande sulla strada di chi si affida alla parola di Dio e la mette in pratica. E c'è libertà, essendo vinta la schiavitù che è lasciarsi adescare dal male senza pentimento né richiesta di perdono.

Ma chi cammina nella luce del Signore tende l'orecchio del cuore a una voce che grida invitando a preparare la strada a Lui che viene a salvare. E come? Isaia insegna: sì ci sono in me in te in ognuno "valli" che son vuoto d'amore; bisogna colmarle di esercizi di benevolenza, di attenzione, di aiuto a chi ci è più prossimo. Ci sono in noi "monti" di vanagloria, di orgoglio, di presunzione. Bisognerà abbassarli con l'esercizio dell'umiltà. Chi sei Tu, un Dio infinitamente grande nell'amore! E chi sono io così piccolo a gridare vanti e diritti ad ogni costo prevaricando sugli altri dalle montagne del mio apparire quel che non sono?!

Il terreno accidentato dei miei cambiamenti repentini di umore, del mio volto accigliato, e la terra del mio parlare con parole e toni aggressivi: tutto diventerà come fertile pianura dove - in attesa del Natale - fiorisce il desiderio che conta, il desiderio d'incontrare, nel profondo del cuore, il Signore.

Oggi, nel mio rientro al cuore, leggo e rileggo questa bellissima pagine di Isaia, ne interiorizzo le immagini e prego: Signore, Tu sei il Dio che viene come viva fonte di salvezza. Che io ti accolga con gioia e gratitudine!

Le parole di un grande pensatore

Rinascere significa ricordarsi di se stessi, ricordarsi cioè della definizione divina che ci permette di essere noi stessi e ci difende contro la possibilità di essere tutto e niente.
Stanislaw Grygiel

 

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