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TESTO Commento su Luca 21,20-28

Casa di Preghiera San Biagio FMA  

Giovedì della XXXIV settimana del Tempo Ordinario (Anno II) (25/11/2010)

Vangelo: Lc 21,20-28 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Dalla Parola del giorno

Risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina.

Come vivere questa Parola?

Al termine del vangelo odierno, questa espressione è come una ventata nell'azzurro di un cielo le cui nubi sono state spazzate via di colpo. E preoccupanti nubi possono essere la descrizione degli ultimi eventi della storia. Sono però anche preoccupanti nubi tutto ciò che si addensa nel nostro cielo interiore o, comunque, nella nostra vita. Le notizie poi dei mezzi di comunicazione, diffuse troppo spesso da fonti di informazione strettamente legate agli interessi dell'imperialismo economico mondiale, fanno a gara a incentivare le paure e le ansie. Così, in un'epoca in cui la potenza tecnologica pretenderebbe di rendere sempre più autonomo l'uomo d'oggi, in realtà, siamo spesso schiavizzati dall'incubo di devastazioni addirittura cosmiche. Ma è proprio in questo contesto che lasciar risuonare in cuore l'invito della Parola d'oggi è liberante.

Alzarsi - bisogna - dagli scoraggiamenti, dai pessimismi, da tutto ciò che fomenta, anche larvatamente, tendenze depressive. E poi si tratta di levare il capo in alto verso quella luce di fede che è la presenza stessa di Gesù crocifisso e risorto nella storia di oggi.

È il Signore che, se siamo fedeli alla sua Parola, ci dice: Se l'ascolti e la metti in pratica, questa Parola, contattata ogni giorno e pregata, ti porta a poco a poco a scoprire la verità. E questa verità di fondo è la persuasione che ci prende per mano dentro la storia, fino a farci liberi già qui e ora.

Nella mia pausa contemplativa, oggi, sfioro con la fede la prossimità della liberazione totale e definitiva e prego:

Signore Gesù, mia forza, mio scudo, mio liberatore, rendimi strumento di speranza e di pace.

La voce di un profeta dei nostri tempi

La speranza non è un sepolcro vuoto: è Gesù che vive nel Padre e in ogni creatura che ha fame e sete, ed è ignudo o senza casa, malato o prigioniero.
Primo Mazzolari

 

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