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TESTO Regalità di Gesù: un potere che si fa dono

mons. Antonio Riboldi

XXXIV Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) - Cristo Re (21/11/2010)

Vangelo: Lc 23,35-43 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 23,35-43

In quel tempo, [dopo che ebbero crocifisso Gesù,] 35il popolo stava a vedere; i capi invece lo deridevano dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto». 36Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto 37e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». 38Sopra di lui c’era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei».

39Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». 40L’altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? 41Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male». 42E disse: «Gesù, ricòrdati di me quando entrerai nel tuo regno». 43Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».

C'è un anno 'solare', che tutti conosciamo, e un anno 'liturgicò, che segna la storia di Dio con e per l'uomo ed è scandito dai fatti salienti della vita di Gesù, indicando così 'il tempo della vita dello spirito'. Inizia con l'attesa del Messia, ossia con l'Avvento, che porta al Natale, e si chiude con questa Solennità di Gesù Cristo, Re dell'universo.

Un vero 'calendario - guida dello spirito', per noi che seguiamo il Cristo: un tempo vissuto per Cristo, con Cristo e in Cristo. Dovrebbe farci riflettere questa centralità di Gesù, nella nostra vita di fede. E dirGli un GRAZIE. Vero è che la Sua Presenza tra noi e in noi è silenziosa, ma meravigliosa come una carezza che risveglia il cuore: è proprio in questa umiltà la bellezza dell'Amore e della Presenza di Gesù tra di noi.

Così ne parla oggi S. Paolo, innamorato di Gesù fino alla follia, dopo che aveva cercato di combatterlo: "Fratelli, ringraziamo con gioia il Padre che ci ha messi in grado di partecipare alla sorte dei santi nella luce. È Lui infatti che ci ha liberati dal potere delle tenebre, e ci ha trasferiti nel regno del Suo Figlio diletto, per opera del quale abbiamo la redenzione, la remissione dei peccati.

Egli è l'immagine del Dio invisibile, generato prima di ogni creatura: perché per mezzo di Lui sono state create tutte k cose, quelle nei cieli e- quelle sulla terra, quelle visibili e quelle invisibili, Troni, Dominazioni, Principati, Potestà. Tutte le cose sono state create per mezzo di Lui e in vista di Lui. Egli è prima di tutte le cose e tutte sussistono in Lui. Egli è anche il Capo del Corpo che è la Chiesa, il principio, il Primogenito di coloro che resuscitano dai morsi, per ottenere il primato su tutte le cose. Perciò piacque a Dio di fare abitare in Lui ogni pienezza e per mezzo di Lui riconciliare a Sé tutte le cose, rappacificando con il sangue della Sua croce, cioè per mezzo di Lui, le cose che stanno sulla terra e quelle nei cieli".(Col. 1, 12-20)

Parole di un Apostolo veramente innamorato di Gesù, che riassumeva il senso della sua vita e missione proclamando: 'Per me vivere è Cristo'.

Gesù il Re dei cuori, ha scelto, per affermare la sua regalità, che non ammette ombra, i momenti più drammatici della Sua vita tra noi.

Davanti a Pilato, che aveva il potere di giudicarlo e condannarlo, Gesù si difese da questa 'colpa', cioè l'affermazione della Sua regalità, che agli occhi del governatore romano era imperdonabile. Ma Gesù fu chiaro: la Sua regalità non ha niente a che fare con il significato con cui la intendiamo noi uomini qui in terra, cioè basata sulla potenza e sul dominio sugli altri, ma la regalità del Cristo si fa servizio e amore fino a donarsi totalmente.

Altra era la potenza, infatti, di Pilato, che rappresentava l'Impero romano, pronto a fare sentire il suo peso oppressivo, altro era Gesù, solo, abbandonato da tutti, forte solamente del suo essere Figlio di Dio, venuto a salvare e volutamente alieno da ogni esercizio di supremazia, di arroganza o dominio terreno. La potenza di Gesù, la Sua regalità, è l'Amore, che non è mai imposizione, ma solo dono, incredibile dono, che non ha paura di andare incontro ad ogni conseguenza per essere tale.

L'Amore, quando è vero, non si ferma davanti alle difficoltà, ma va fino in fondo... pagando di persona. Questo Amore che si dona, oggi, viene raccontato dall'Evangelista Luca:

"In quel tempo, il popolo stava a vedere, i capi invece schernivano Gesù dicendo: 'Ha salvato gli altri, salvi se stesso, se è il Cristo di Dio, il Suo eletto'. Anche i soldati lo schernivano e Gli si accostavano per porgerGli l'aceto, e dicevano: 'Se tu sei il re dei Giudei salva te stesso'.

C'era anche una scritta sopra il suo capo: Questi è il re dei Giudei'.

A questo punto, proprio nel momento più drammatico, più difficile e incomprensibile per noi uomini, sollecitati dalla superbia ad affermarci sempre sugli altri, Gesù offre una meravigliosa prova della natura del Suo Amore, della Sua Regalità.

"Uno dei malfattori - continua il Vangelo - appeso alla croce, Lo insultava: 'Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi! Ma l'altro lo rimproverava: 'Neanche tu hai timore di Dio, benché sia condannato alla stessa pena? Noi giustamente, perché riceviamo il giusto per le nostre azioni, Egli invece non ha fatto nulla di male'. E aggiunse: 'Gesù, ricordati di me, quando entrerai nel tuo regno'. Gli rispose: 'In verità in verità ti dico: oggi sarai con me in Paradiso'. (Lc. 23, 35-43)

La vicenda del 'buon ladroné fa nascere un profondo stupore interiore. Ecco un uomo che ammette i suoi errori, riconosce quello che ha fatto di male e, di fronte all'innocenza di Gesù, che dà la vita per salvare chi è perduto, comprendendone misteriosamente il senso e il valore, Gli rivolge quella stupenda preghiera: ' Ricordati di me nel tuo Regno': una preghiera che compendia una conversione e che subito riceve la risposta, che giunge a ciascuno di noi, quando imitiamo il buon ladrone: ' Oggi sarai con me in Paradiso'.

Meraviglioso e fedele Amore di Dio che non si fa deviare, ridurre, bloccare, consumare - come il nostro povero amore umano - dalle nostre negligenze o peccati, ma diviene tenerezza e calore, quando Lo riconosciamo, accogliamo, e a Lui ci affidiamo.

Appartenere al Regno di Dio, e quindi accettare la Sua regalità, è quello che i martiri desideravano e per cui davanti alla morte gioivano, come se questa, subita per amore a Lui, fosse un premio e non una pena. Lo comprendono tanti che, per rispondere all'Amore di Gesù che 'chiama', si lasciano affascinare e donano totalmente se stessi, consacrandosi a Lui.

Un giorno, una persona consacrata, a cui chiesi come considerava la sua vita da 'esclusa da questo mondo', mi rispose: 'Sono felice perché non esisto più per me, ma per Gesù'.

Lo comprendono tanti laici cristiani, che pur essendo immersi nelle tante forme di vita attiva sulla terra, non mettono in un angolo l'amore a Dio, ma lo vivono e rendono la loro vita 'normale', 'quotidiana' un continuo: 'Ti amo e mi dono'.

davvero inconcepibile pensare di definirsi cristiani, vivendo come se Gesù non esistesse. Che senso ha? Se davvero Lo si ama, sperimentando la gioia che si riceve da Lui che ci ama, si dà alla vita, già ora, la pace e fecondità di appartenere alla Sua regalità,. E poiché la regalità di Gesù è amare, non si può non partecipare i doni che si ricevono, diventando dono di amore a Lui e ai fratelli.

vero che noi a Gesù possiamo donare solo un 'sì', come è nello stile dell'amore, ma poi è un farsi portare sulle Sue braccia, anche se qualche volta ci invitano a distendersi con le sue sulla croce.

Ma, se ci pensiamo bene, con Lui o senza di Lui, nella vita le croci sono inevitabili... meglio allora, con Lui!

Non dobbiamo avere paura di amare e farci amare da Gesù. Dobbiamo temere di metterLo in un angolo, come non esistesse... perché è come mettere in un angolo il dono che Dio fa del Suo Amore, unica nostra forza, speranza e senso della vita.
Abbiamo bisogno, e tanto, di Lui, carissimi.

Vorrei pregare Gesù con le parole che Paolo VI, cardinale a Milano, disse nella Quaresima del 1955. Una invocazione che molti già conoscono, ma così densa ed attuale, da non smettere mai di meditare e pregare:

"O GESÙ, nostro unico Mediatore, Tu CI SEI NECESSARIO, per vivere in comunione con Dio Padre, per diventare come Te, che sei unico Figlio e Signore nostro, Suoi figli adottivi.

O Cristo, Tu ci sei necessario, o solo vero Maestro delle verità recondite, e indispensabile per la vita, per conoscere il nostro essere, il nostro destino, la via per conseguirlo.

O Gesù, Tu ci sei necessario, Redentore nostro, per coprire la nostra miseria e per guarirla, per avere il concetto del bene e del male e la speranza della santità, per deplorare i nostri peccati e per avere perdono.

O Gesù, Tu ci sei necessario, Fratello primogenito del genere umano, per ritrovare le ragioni vere della fraternità fra gli uomini, i fondamenti della giustizia, i tesori della carità, il bene della pace.

O Gesù, Tu ci sei necessario, o grande Paziente dei nostri dolori, per conoscere il senso della sofferenza, e per dare ad essa un valore di espiazione e di redenzione.

O Gesù, Tu ci sei necessario, Tu Vincitore della morte, per liberarci dalla disperazione e per avere certezze che non tradiscono in eterno.

O Gesù, Tu ci sei necessario, o Cristo, o Signore e Dio-con-noi-, per imparare l'amore vero e per camminare nella gioia e nella forza della carità, lungo il cammino della nostra via faticosa, fino all'incontro finale con Te amato, con Te atteso, con Te benedetto nei secoli". (Quaresima 1955)

 

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