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don Luciano Sanvito

Santa Elisabetta d'Ungheria (17/11/2010)

Vangelo: Lc 6,27-38 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 6,27-38

27Ma a voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, 28benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male.

29A chi ti percuote sulla guancia, offri anche l’altra; a chi ti strappa il mantello, non rifiutare neanche la tunica. 30Da’ a chiunque ti chiede, e a chi prende le cose tue, non chiederle indietro.

31E come volete che gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro. 32Se amate quelli che vi amano, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori amano quelli che li amano. 33E se fate del bene a coloro che fanno del bene a voi, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori fanno lo stesso. 34E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto. 35Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e la vostra ricompensa sarà grande e sarete figli dell’Altissimo, perché egli è benevolo verso gli ingrati e i malvagi.

36Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso.

37Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati. 38Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio».

S.Elisabetta d'Ungheria sconvolge la propria vita, a favore di uno schema più ampio del sè e del mondo attorno: lo schema della Legge di Dio, di un Dio di amore che la rende strumento della sua Carità.

Dalla vedovanza appare la nuova vocazione, ad esprimere il tutto di sè per Dio e per i fratelli.

Dalla ricchezza avuta in dono, il dono della ricchezza per chi non ha; dalla forza e salute nel corpo e nello spirito, sgorga la vocazione ad assistere chi non ha salute e pane.

Dall'essere ospitata dall'amore di Dio, a essere e fare ospedale per chi ha bisogno e si trova in necessità.

Lasciando a noi, nella Chiesa, lo stimolo e l'esempio ad andare oltre lo schema umano di quello che la vita ci ha dato, per entrare con generosità accogliente e fiduciosa in quello che Dio ci dona ogni giorno.

Nasce un nuovo spirito di assistenza all'altro, e di considerazione del proprio io come strumento di Dio non più al potere, ma al servizio del prossimo.

Elisabetta, come colei che infrange con la forza dello Spirito il proprio limite e confine, per entrare nella dimensione di Dio applicata al quotidiano, rifrangendo il suo raggio di luce spirituale come proposta e rinnovamento per chi, come lei, accetta con gioia l'avvento di Dio.

 

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