PERFEZIONA LA RICERCA

FestiviFeriali

Parole Nuove - Commenti al Vangelo e alla LiturgiaCommenti al Vangelo
AUTORI E ISCRIZIONE - RICERCA

Torna alla pagina precedente

Icona .doc

TESTO Amati, per amare

mons. Roberto Brunelli

XXXIV Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) - Cristo Re (21/11/2010)

Vangelo: Lc 23,35-43 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 23,35-43

In quel tempo, [dopo che ebbero crocifisso Gesù,] 35il popolo stava a vedere; i capi invece lo deridevano dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto». 36Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto 37e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». 38Sopra di lui c’era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei».

39Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». 40L’altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? 41Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male». 42E disse: «Gesù, ricòrdati di me quando entrerai nel tuo regno». 43Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».

"Nostro Signore Gesù Cristo Re dell'universo": questo è il titolo della festa di oggi, ultima domenica dell'anno liturgico; un titolo altisonante, a prima vista in contraddizione con il brano evangelico, che lo ricorda crocifisso, schernito e deriso. "Ha salvato altri: salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio", dicono i capi del popolo e i soldati romani. In effetti, il modo in cui il vangelo di oggi presenta la regalità di Gesù è paradossale: umanamente, l'opposto di quanto ci si aspetterebbe. Il Re dell'universo vi appare non certo trionfante, ma anzi tragicamente sconfitto, visto che è inchiodato al legno di una croce proprio per la sua pretesa di regalità, come dichiara beffarda la motivazione della condanna scritta sul suo capo: . Ma anche lì, proprio lì, nell'abisso della sua umana umiliazione, egli manifesta il carattere senza pari della sua sovranità: quando uno dei due crocifissi con lui, riconosciute le proprie colpe, gli si rivolge con fiducia (), negli spasimi dell'agonia egli trova modo di riaffermare l'esistenza di quel suo regno e nel contempo la sua autorità su di esso, con una veramente divina risposta: . Egli è re, non perché comanda ma perché serve; serve gli uomini, tutti gli uomini, amati al punto da dare per loro la vita e così offrire loro l'accesso a una vita infinitamente migliore.

Quando si parla di re, principi, sultani e affini, riferendosi al passato si evocano spesso despoti crudeli, mentre guardando all'oggi si designano di solito fastidiose figure di nababbi che nuotano nei petrodollari, o patetici personaggi ormai privi di potere, buoni per le cronache del gossip. Limiti del linguaggio: il titolo di re così inteso, associato a Cristo appare inadatto, anzi fuorviante, sicché forte è la tentazione di cambiarlo; si potrebbe preferire, ad esempio, il corrispondente in uso tra i cristiani orientali: Pantocrator, cioè Signore universale. Peraltro, se si continua a chiamarlo re è solo perché tale lo dichiarano gli stessi vangeli, pur precisando subito che egli è un re tutto speciale, neppure lontanamente assimilabile a quelli dell'umana esperienza. , dichiarò lo stesso Gesù su richiesta del despota che lo mandò a morte, Ponzio Pilato. Limiti del linguaggio: egli si dichiarò re, solo perché ai suoi ascoltatori mancavano parole più adeguate ad esprimere la peculiarità della sua natura e della sua missione.

Cercando di precisarla, anzitutto è da ricordare che egli è re non di questa o quella porzione del suolo terrestre, ma dell'intero creato; non di un popolo particolare ma, lo riconoscano o no, di tutti gli uomini di tutti i tempi, invitati in un regno dove non si pagano tasse, non si fanno guerre, non avvengono crimini, non ci sono prigioni, non c'è posto per rivalità o ambizioni di carriera: un regno, sintetizza la liturgia di oggi, . Un regno con tali caratteri non è confrontabile con quelli che conosciamo, non ne ha le strutture né le vicende; è un regno invisibile, che comincia qui quando - e nella misura in cui - si instaura nelle menti e nei cuori di chi liberamente vi aderisce, e trova la sua piena realizzazione nella vita oltre questa. L'anno liturgico, come si è visto nelle ultime due domeniche, invita a guardare al futuro, per prepararvisi. Con oggi si chiude nella luminosa prospettiva di una vita perenne, da trascorrere nell'armonia di persone che si sanno amate e sanno amare davvero.

 

Ricerca avanzata  (54000 commenti presenti)
Omelie Rituali per: Battesimi - Matrimoni - Esequie
brano evangelico
(es.: Mt 25,31 - 46):
festa liturgica:
autore:
ordina per:
parole: