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TESTO Commento su Luca 23,35-43

Omelie.org - autori vari  

XXXIV Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) - Cristo Re (21/11/2010)

Vangelo: Lc 23,35-43 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, [dopo che ebbero crocifisso Gesù,] 35il popolo stava a vedere; i capi invece lo deridevano dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto». 36Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto 37e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». 38Sopra di lui c’era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei».

39Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». 40L’altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? 41Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male». 42E disse: «Gesù, ricòrdati di me quando entrerai nel tuo regno». 43Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».

COMMENTO ALLE LETTURE

Premessa al commento delle Letture

Ho saputo, casualmente, perché l'avevo perso di vista da tanti anni, che recentemente, è morto un mio amico di gioventù, che aveva superato da poco i cinquant'anni.

Ci siamo frequentati assiduamente fra i venti e i ventiquattro anni, periodo in cui, avendo da poco cambiato città, iniziato l'università, terminato l'adolescenza e perso molte delle mie certezze di ragazza, ero piuttosto in crisi perché non vedevo chiaro nelle prospettive future.

Mi ricordo che, essendo questo ragazzo un po' più grande di me, ogni tanto gli chiedevo "Che senso ha tutto questo? Che senso ha la vita?"

E lui, immancabilmente, quando lo assillavo coi miei dubbi mi rispondeva "Il senso che tu gli dai." Risposta che non mi soddisfaceva... Dentro di me pensavo:"Ma che vuol dire? Ma perché non mi da una risposta seria?"

In questi giorni, avendo saputo che questa persona è appena morta, queste parole mi sono tornate in mente in maniera martellante...
"Il senso che tu gli dai"...

Nella mia vita attuale questo ricordo mi pareva rimosso, ma di botto mi sono tornati in mente tutti gli eventi e i momenti vissuti insieme. Mi sono anche stupita di quante sensazioni, pensieri, ricordi abbiamo dentro di noi che non siamo consci di avere, che si affacciano con prepotenza quando non ce lo aspettiamo. Ho capito, in questo frangente, anche quanto portiamo dentro di noi di persone che, magari, non vediamo più, o che sono morte, che abbiamo frequentato intensamente e a cui abbiamo voluto bene. Siamo veramente anche il risultato degli incontri che abbiamo fatto in vita nostra; con i più intimi probabilmente, avviene una sorta di "osmosi".

Un po' di loro lo portiamo in noi, anche quando non ci pensiamo più o non ce ne ricordiamo più a livello conscio.

Questo mio tornare indietro con la mente mi ha portato ad una forma di curiosità. Ho chiesto ad un po' di persone che mi sono vicine, e che giudico importanti, nella mia esistenza:
"Secondo te qual è il senso della vita?".

Ecco una percezione netta che ho avuto dalle risposte ricevute: le persone rispondono a questa domanda chiaramente con le parole ma queste sono supportate dalle scelte effettuate, che poi col passare degli anni, diventano anche identità profonda e reale.

La percezione dei valori della vita porta in una persona adulta e psicologicamente equilibrata, ad orientare in modo difficilmente reversibile, la propria esistenza. (E questo a volte può essere anche triste perché se una persona si rende conto che la vita aveva un altro senso rispetto a quello che vi aveva attribuito può entrare nel "tunnel" della crisi di identità che può essere anche molto doloroso e complesso).

I valori che scelgo o quelli che rigetto fanno di me una persona con una identità precisa.

In un bel libro, scritto da un filosofo contemporaneo spagnolo, Fernando Savater ("Le ragioni della vita" Editore Laterza, Bari) l'autore sostiene una tesi, ai miei occhi, interessantissima.

Savater infatti riflette sulla percezione delle vita orientata dalla concezione che uno ha della morte.

Savater scrive: "E'paradossale il fatto che definiamo "credenti" le persone che hanno convinzioni religiose (...), perché il loro tratto distintivo fondamentale non è ciò che credono: è ciò a cui non credono quanto di più ovvio, necessario e onnipresente, cioè la morte. I cosiddetti "credenti" sono in realtà "gli increduli" che negano la realtà ultima della morte."

Cito questa tesi per sviluppare in seguito un mio pensiero su quanto espresso.

Prima di passare a commentare la Parola di oggi vorrei citare, ancora, un ultimo episodio che mi ha fatto riflettere.

L'episodio è il seguente: un dialogo un po' surreale, di due colleghe che, con me presente, commentavano la fortuna che la sottoscritta ha di avere il dono della fede; dopo tre o quattro volte che in varie forme ripetevano lo stesso concetto, parlando fra loro come se io fossi assente, sono intervenuta. Ho fatto notare che la fede è certamente una grazia di Dio, ma anche una conquista quotidiana e soprattutto; si può essere contenti se si ha fede, ma chiunque può averla e credere; tuttavia la fede non è un "coccolone protettivo", e neanche "un'ottima camomilla" che tempera le difficoltà.

La fede è fiducia, accettazione, sequela e grazia. La fede non è un'assicurazione sulla vita e neanche sulla morte.

Questa è l'obiezione più ovvia che si può confutare a Savater che citavo innanzi: chi crede non nega la morte ma pensa che l'esistenza non si conclude con la fine della storia terrena, perché ve ne sarà un'altra, quella nel Regno.

La morte è sicura per tutti, ma il cristiano ha un'altra idea del "post mortem".

Commento alle Letture

Ora, dopo queste suggestioni introduttive proverò a condividere con voi una lettura "trasversale" delle Letture e della Liturgia, che oggi 21 novembre 2010, la Chiesa ci propone.

Intanto ricordo che ricorre la Solennità di Cristo Re dell'Universo e che questa comporta la fine dell'anno liturgico. Chiaramente questo accade proprio con questa Solennità, come a sottolineare che il cammino della Chiesa compiuto in questo anno riconduce a Gesù che è Signore della storia e del tempo.

Da domenica prossima inizieremo un nuovo cammino: quello dell'Avvento, che ci porterà a contemplare il Mistero di un Dio che si incarna. Al centro dell'Avvento vivremo la venuta del Signore (Avvento significa appunto venuta): quella storica nella carne e quella finale nella gloria.

Tornando alla Parola odierna, mi sembra che risponda in pieno ai vari interrogativi e alle riflessioni che proponevo nella mia lunga introduzione.

E' chiaro che queste risposte le leggiamo come tali se affrontiamo questa Parola con lo spirito di coloro che Savater definisce " i non credenti", potrei dire visto in positivo di coloro che credono.

Infatti per chi è cristiano, Cristo è veramente Re di un Regno che non appartiene a questa terra.
La citazione d'obbligo è, ovviamente, Giovanni 18, 36-37:

Rispose Gesù: "Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù ". Allora Pilato gli disse: "Dunque tu sei re?". Rispose Gesù: "Tu lo dici; io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per rendere testimonianza allaverità.Chiunque è dalla verità, ascoltala mia voce ".

Ma alla citazione d'obbligo corrisponde una adesione a queste parole del nostro cuore e della nostra mente. E' vero! E'così! Gesù è veramente Re! Se ci diciamo cristiani Gesù è il Signore della storia, inizio e fine, veramente l'alfa e l'omega.

Se siamo cristiani non è in questione tutto questo. Non esiste la via di mezzo o è così o non è.

Abbiamo udito le parole di San Paolo "Egli è immagine del Dio invisibile, generato prima di ogni creatura; poiché per mezzo di lui sono state create tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra, quelle visibili e quelle invisibili:Troni, Dominazioni, Principati e Potestà. Tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui. Egli è prima di tutte le cose e tutte sussistono in lui."
Qui c'è lo snodo fondamentale: la fede.
Non è banale.

Possiamo andare in chiesa, seguire la messa, accostarci ai sacramenti, essere attivi in parrocchia, dare l'elemosina ai poveri, essere buoni, bravi, ossequiosi ..

Ma come risuonano queste parole dentro di noi? Cosa significa il nostro credere?

Tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui.

Come contrasta con la nostra società, il nostro produrre, il nostro correre, i mass media, il rumore, la folla, le nostre piccole verità, tutto ciò che sembra urgente, fondamentale, importante ed irrinunciabile...

Ci dice San Paolo che tutto ciò non conta niente: è a Cristo che va ricondotta l'esistenza, Lui ne è il senso ultimo.
Alla luce di questo a che corrisponde la mia fede?
E la vostra?

Passando a meditare il Vangelo proclamato oggi, che è un estratto dalla narrazione della Passione nel Vangelo di Luca, dal capitolo 23, mi domando e vi domando: con chi scegliamo di identificarci dei personaggi descritti?

Facciamo parte della folla che guarda ma non agisce, non riconosce in Gesù il Signore e assiste inerte agli eventi? Davanti alla Croce chi scegliamo di essere? Stiamo veramente dalla parte del popolo?

Siamo come coloro che osannano il Signore mentre entra in Gerusalemme, ma poi non siamo pronti ad assumere il dolore della Croce?

O piuttosto stiamo coi capi e i soldati, con coloro che deridono il Signore?

Deridere il Signore non significa deriderlo (specialmente se ci riconosciamo cristiani..) ma, per esempio, dare troppa importanza alle cose di questa terra.

Esplicitando: viviamo questa vita, senza pensare che questa è un passaggio terreno, magnifico, (perché la vita è bellissima anche coi suoi dolori), ma temporaneo, destinato a finire sicuramente o siamo consci che siamo qui di passaggio verso il Regno?
Deriderlo è anche, essere autoreferenziali.

Deriderlo può essere costruire i propri piccoli mondi egoistici, pensando che l'universo sia in quattro strade: io, i miei amici, i miei parenti, gli amici degli amici, la mia parrocchia, io, io, io e noi, il mio gruppo contro tutto e tutti... Chiusura e mantenimento dei propri privilegi, con dinamiche che non permettono di fare entrare un po' di"aria fresca" e di "sporcarsi le mani" ma solo di rilavare la propria coscienza.

Ma Cristo in croce è Re dell'Universo, mica il Re mio e del mio microcosmo.

E quale "ladrone " ci assomiglia? O meglio a quale scegliamo di assomigliare?

Quello che sfida Dio, che parla, parla e non ascolta e non adempie al Suo progetto? Sembra troppo intento a dire la sua, troppo intento a tranciare giudizi. Non ha bisogno della Verità, già possiede le sue verità.

O siamo come l'altro ladrone, quello indicato spesso, in maniera semplicistica, come "buono", quello che sa supplicare, pregare, chiedere salvezza perché sa che quel Gesù che muore sulla croce è il Redentore?

Quello che sa compiere un gesto d'amore e di riconoscimento verso Gesù: il riconoscimento della superiorità del Cristo e della sua regalità. Talmente identificata che diceva: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno!»

Quindi dal pensiero da me condiviso finora, la nostra sarebbe fede in Cristo, Re dell'Universo.

Ma se così è, allora scaturisce, ovvio, il senso della vita .

Se è "piaciuto infatti a Dio che abiti in lui tutta la pienezza e che per mezzo di lui e in vista di lui siano riconciliate tutte le cose, avendo pacificato con il sangue della sua croce sia le cose che stanno sulla terra, sia quelle che stanno nei cieli."

Allora la risposta del mio amico diventa non più vaga ma terribilmente concreta e reale: "la vita ha il senso che gli dai."
Dio può essere un senso, anzi meglio: il senso
Se vogliamo, c'è posto anche per noi sotto la Croce.

Possiamo scegliere, con l'aiuto di Dio, la nostra posizione personale .

Sta a noi scegliere se stare con quelli che Fernand Savater chiama " i non credenti" o no.

Ognuno nella massima libertà può fare la sua scelta: è la meraviglia di un Dio che non obbliga nessuno e che ci offre solo libertà.

Il vincoli ce li creiamo noi e la nostra "pesantezza" di esseri umani.

Cristo è portatore di un Regno di libertà che iniziato con Lui, è anche qui e dovunque, ora e per sempre.

Dio è sempre un passo avanti rispetto alle nostre piccole logiche e ai nostri peccati.
Dio è sempre avanti a noi e ci indica il cammino.

Il suo Sangue effuso può, se già non lo fosse, diventare il nostro senso.

Consanguinei con tutti gli uomini, redenti da Cristo Signore, Re di un Regno che non avrà mai fine e che iniziato qui, ci accoglierà, se ce ne farà degni, per l'eternità.

A Colui che era, che è e che viene, ogni onore e gloria per tutti i secoli dei secoli. Amen

 

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