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TESTO Verità di Dio, verità dell'uomo

don Maurizio Prandi

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XXXIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (14/11/2010)

Vangelo: Lc 21,5-19 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 21,5-19

In quel tempo, 5mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi, Gesù disse: 6«Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta».

7Gli domandarono: «Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?». 8Rispose: «Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: “Sono io”, e: “Il tempo è vicino”. Non andate dietro a loro! 9Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine».

10Poi diceva loro: «Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, 11e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo.

12Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. 13Avrete allora occasione di dare testimonianza. 14Mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa; 15io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere. 16Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi; 17sarete odiati da tutti a causa del mio nome. 18Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto. 19Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita.

La fede come perseveranza e la perseveranza come modalità per desiderare di stare continuamente in contatto con la verità di se' e di Dio sono al centro delle letture di oggi. Occorre perseveranza io credo, per desiderare che la verità possa emergere e soprattutto perché questa verità sia assunta con la consapevolezza che può provocare ferite e quindi dolore, perché se il contatto con la verità di Dio è contatto con la sua bontà e la sua misericordia, il contatto con la mia verità non è sempre "piacevole". Già il rendermi conto, per esempio, dell'importanza del perseverare perché per come sono fatto basta pochissimo per farmi desistere, per scoraggiarmi, per farmi cambiare idea, per farmi scegliere un cammino più facile e gratificante quando si presentano difficotà e risultati non immediati, gia questo, dicevo, non mi piace molto, ma è un punto importante sul quale sono chiamato a lavorare credo. Non è facile tradurre in italiano quello che dal greco abbiamo tradotto con il termine perseveranza, perché è un misto di pazienza, di sopportazione nel tempo... don Giovanni Nicolini scrive che è un rimanere sotto, senza ribellarsi e senza scappare e una immagine che può aiutarci allora è quella di Gesù sotto la croce, capace di stare sotto con la forza che gli viene dalla mitezza; i testi della conferenza episcopale cubana invece parlano (e mi piace molto scelta), di mantenersi saldi legando così, almeno interpreto io, la perseveranza alla fede, all' aman, alla roccia che è Dio nella nostra vita. Questo "stare saldo" permette al cristiano di abitare il presente e la storia, di leggere gli avvenimeni e il reale come il luogo di un appuntamento che Dio ci dà, non tanto per verificare il livello della nostra fede, non tanto per valutarci, se promuoverci o bocciarci, quanto per dirci, una volta di più che nella difficoltà, nella sofferenza, nella persecuzione egli è presente e sta al nostro fianco. Le parole di Gesù nel vangelo di oggi (vi darò parola e sapienza) le leggiamo alla luce dell'esperienza che S. Paolo ci ha raccontato due settimane fa', quando, rimasto solo nel tribunale ha potuto sperimentare la presenza di Dio al suo fianco ed in una situazione di forte disagio ha potuto comunque annunciare il vangelo. Gesù nel vangelo di oggi ci dice che anche in una situazione di grande difficoltà, a volte di persecuzione, siamo chiamati ad essere testimoni dell'amore di Dio.. di fronte alla realtà possiamo avere paura e scappare oppure decidere di abitarla la realtà celebrando nel nostro oggi, nell'ordinario, la presenza di Dio. In questo senso, è sempre alto il rischio di una interpretazione apocalittica (nel senso deteriore del termine), sia della prima che del brano di vangelo... nella loro semplicità ad esempio, tutte le persone che oggi abbiamo incontrato nelle nostre comunità, hanno subito pensato alla vicinanza della fine del mondo. Piano piano si è fatta strada anche un'altra ipotesi però: parole di grande consolazione, di speranza, nuove opportunità di cambiamento da un lato, è sta per venire il giorno rovente come un forno. Allora tutti i superbi e tutti coloro che commettono ingiustizia saranno come paglia; quel giorno venendo li incendierà - dice il Signore degli eserciti - in modo da non lasciar loro né radice né germoglio... si avvicina il giorno della purificazione, il giorno nel quale ogni germe di superbia e di ingiustizia sarà bruciato per dare origine ad una vita nuova, differente... sento che c'è speranza anche per me allora, se mosso dal desiderio di sradicare, di gettare nel fuoco ciò che mi impedisce di essere "consistente"... si, una cosa bella che oggi ci siamo deti nelle nostre comunità è stata questa: il superbo e l'ingiusto sono paglia e della paglia hanno la stessa consistenza. Riprendo quanto dicevo all'inizio e confermo che la bellezza di questa lettura sta nel comunicarci il vero volto di Dio e il vero volto dell'uomo, capace di inconistenza quando desidera trionfare con i propri mezzi, ma anche caace di "adultità" quando ciò che lo muove è il dsiderio di bene. Scopo di queste pagine allora, lo ripeto ancora una volta, non è infondere paura, ma invitare alla conversione, al cambiamento, ad uno sguardo nuovo, differente, che sia capace di passare da quello che a prima appare consistente, solido, e che poi crollerà (come le pietre del tempio) a quello che di attraente ha poco: un uomo ferito, che si arrende, che non reagisce, che non vince, che non trionfa', anzi muore... ma che proprio in questo è e ci racconta Dio.

Di cambiamento ci parla anche la seconda lettura, dov S. Paolo ci propone di passare da una vita disordinata ad una vita degna, onesta...affronta il tema del lavoro, che io sento strettamente legato alla nobiltà, alla dignità...peso a quanto risplendono quelle persone che compiono il loro dovere di operai, di padri e madri di famiglia e di figli che si fanno carico dei loro cari... e allo stesso tempo con tristezza penso alla povertà di chi approfitta di un ruolo, di un incarico e che magari pensa di essere più furbo degli altri e trae sempre un vantaggio per sè dai suoi traffici. Ma non è che sei furbo...è che sei un ladro! Mi pare un bel richiamo anche quello di s. Paolo, a viver da cristiani l'ordinario, senza rivendicare privilegi, senza farsi degli sconti, mossi dal desiderio di abitare la vita nella fedeltà all'evangelo, per poterlo annunciar in modo credibile, per incontrare qualcuno disposto ad ascoltarlo.

maurizioprandi@obistclara.co.cu

 

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