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TESTO Il re dell'universo ci risusciterà a vita nuova ed eterna

don Roberto Rossi  

XXXII Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (07/11/2010)

Vangelo: Lc 20,27-38 (forma breve: Lc 20,27.34-38) Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 20,27-38

In quel tempo, 27si avvicinarono a Gesù alcuni sadducei – i quali dicono che non c’è risurrezione – e gli posero questa domanda: 28«Maestro, Mosè ci ha prescritto: Se muore il fratello di qualcuno che ha moglie, ma è senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello. 29C’erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. 30Allora la prese il secondo 31e poi il terzo e così tutti e sette morirono senza lasciare figli. 32Da ultimo morì anche la donna. 33La donna dunque, alla risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie». 34Gesù rispose loro: «I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; 35ma quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito: 36infatti non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio. 37Che poi i morti risorgano, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando dice: Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe. 38Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui».

Forma breve (Lc 20, 27.34-38):

In quel tempo, disse Gesù ad alcuni8 sadducèi, 27i quali dicono che non c’è risurrezione: 34«I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; 35ma quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito: 36infatti non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio. 37Che poi i morti risorgano, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando dice: Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe. 38Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui».

Mi colpisce sempre profondamente il racconto dei sette fratelli Maccabei, che per la loro fedeltà a Dio, per non allontanarsi da Lui col peccato dell'idolatria e vivere nella dannazione per l'eternità, accettano e vanno con coraggio incontro al martirio e alla morte. Non hanno tristezza, ma serenità d'animo e la forza di una fede chiara, precisa, esplicita.

Sentiamo le loro affermazioni: "Siamo pronti a morire piuttosto che trasgredire le leggi dei padri" (il primo); "il re dell'universo ci risusciterà a vita nuova ed eterna" (il secondo); "dal cielo ho queste membra e per le sue leggi le disprezzo, perché da lui spero di riaverle di nuovo" (il terzo); "è preferibile morire per mano degli uomini, quando da Dio si ha la speranza di essere da Lui risuscitati, ma per chi fa il male non ci sarà risurrezione di vita" (il quarto) E così gli ultimi, fino al più piccolo, al quale la madre suggerisce queste parole: " Non temere questo carnefice, ma accetta il sacrificio, perché io possa riaverti insieme ai tuoi fratelli nel giorno della misericordia". "La madre era oltremodo ammirevole e degna di gloriosa memoria, perché vedendo morire sette figli in un sol giorno, sopportava tutto serenamente per le speranze poste nel Signore". Era una madre incosciente? Era una madre santa! Ne abbiamo un esempio anche in S. Rita da Cascia. La tradizione racconta che, portata alla vita religiosa, fu data in sposa ad un uomo brutale e violento che, convertito da lei, venne in seguito ucciso per una vendetta. I due figli giurarono di vendicarlo e Rita, non riuscendo a dissuaderli, pregò Dio di farli piuttosto morire. Quando ciò si verificò, Rita si ritirò nel locale Monastero e condusse una vita santa.

La liturgia oggi ci porta a pensare con serietà, fiducia e speranza alla vita eterna. Possiamo chiederci: l'importante per noi è tutto qui sulla terra? E' solo qui che si esaurisce lo scopo della nostra vita? Ci diamo da fare solo per la vita terrena? Se è solo così - e la cultura della nostra società ci offre soltanto queste prospettive così limitate - la vita è ben poca cosa. Anche se uno realizzasse grandi cose. "Stolto, questa notte ti sarà richiesta la tua anima e tutto quello che hai fatto e accumulato cosa ti servirà? Che cosa giova all'uomo guadagnare anche il mondo intero, se poi perde la sua anima?"

La nostra fede è fede in Dio, è fede nella Vita Eterna. Non siamo pagani "qui finisce tutto"; siamo credenti in Dio e in ciò che la sua Parola ci attesta: "Qui inizia tutto, qui continua tutto e tutto si realizza in pienezza".

C'è un bel libro del card. Comastri "Come andremo a finire?". Nel libro presenta e approfondisce la fede e la speranza cristiana in una società menzognera e povera di riflessione profonda sul senso della vita e sul mistero della morte. Ad ogni capitolo riporta una testimonianza con questo titolo "Così muoiono i cristiani" e porta l'esperienza di Ignazio di Antiochia e Policarpo di Smirne, di Monica, la mamma di S. Agostino, di Francesco d'Assisi, di Teresa di Lisieux, di Giovanni XXIII, di Benedetta Bianchi Porro. E afferma: L'ultima parola non è la morte, l'ultima Parola è la Pasqua, la risurrezione, la vita per sempre.

A me aiutano molto le testimonianze dei santi e anche di tante anime belle che ho incontrato.

Benedetta ha ripreso e fatta sua l'affermazione di S. Teresina "Non muoio ma entro nella Vita": Claudio Chieffo nella sua canzone intitolata "Padre", conclude con un urlo di fede e di certezza. "... Ora ti voglio con me, non devi avere paura, devi lasciarti andare: tutto si compie ora, tutto si compie ora, tutto si compie ora, qui non esiste più il buio, c'è la luce begli occhi di Dio, c'è la pace nelle mani di Dio, c'è la gioia nel cuore di Dio!".

Un'anziana missionaria, che ha vissuto la sua vita nella boscaglia a servire i lebbrosi, scrive: "Se sentirete della mia morte non abbiate il minimo senso di tristezza, fate cantare una messa di ringraziamento alla Madonna per le immense grazie di cui ha avvolto la mia vita dalla nascita alla mia morte. Io attendo con immensa gioia questo incontro. Domani è il cielo, domani l'abbraccio, domani è un incanto di tale gioia e di amore che ripaga non una, ma mille milioni di sofferenze"

L'apostolo Paolo ci dice. "Pensate alle cose di lassù, non a quelle della terra, cercate le cose di lassù"!

 

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