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TESTO Il suo Regno non sarà mai distrutto

don Romeo Maggioni  

Domenica di Cristo Re (Anno C) (07/11/2010)

Vangelo: Mt 25,31-46 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 25,31-46

31Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. 32Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, 33e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra. 34Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, 35perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, 36nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”. 37Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? 38Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? 39Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. 40E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”. 41Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, 42perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, 43ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato”. 44Anch’essi allora risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?”. 45Allora egli risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me”. 46E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna».

Giunti all'ultima domenica dell'anno liturgico, lo sguardo scivola volentieri verso il traguardo finale della vicenda umana; una vicenda, che guardata con l'occhio umano, ha il sapore della desolazione, con in cima la morte e nel mezzo tutta la miseria, fisica e morale, quale si squaderna ogni sera al telegiornale.

Ma non è sguardo reale, perché lungo tutto l'anno, ogni domenica, abbiamo fatto memoria di una risorsa di vita gettata nella storia: con l'incarnazione un Dio è divenuto nostro concittadino, la cui sigla - costatata e davvero rivoluzionaria - è la risurrezione di colui "che è la primizia", per mezzo del quale "verrà anche la risurrezione dei morti" (Epist.).

E' il Regno di Dio che Cristo ha inaugurato tra noi e che avrà il suo compimento nel suo ritorno glorioso come giudice; giudice benevolo se avremo tradotto nella vita quotidiana quell'amore fraterno che dice accoglienza e rispetto per ogni uomo visto come fratello di Gesù.

1) PERCHE' DIO SIA TUTTO IN TUTTI

Il sogno che ha mosso Dio nel creare il mondo e l'uomo è quello di avere un giorno partecipi della sua stessa vita divina ed eterna ogni sua creatura. L'opera ha raggiunto il suo vertice in quel primo figlio di Dio resosi pienamente obbediente al Padre, così da meritare la risurrezione: è Gesù di Nazaret, che ora siede alla destra di Dio con la sua umanità trasfigurata: appunto "Cristo, risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti". Il primo, non l'unico: "Poi, alla sua venuta, quelli che sono di Cristo". Nel frattempo egli opera nella storia a vincere gradualmente ogni forma di male: "E' necessario infatti che egli regni finché non abbia posto tutti i nemici sotto i suoi piedi. L'ultimo nemico ad essere annientato sarà la morte". Così alla fine "Dio sarà tutto in tutti" (Epist.).

Il regno ha quindi una duplice fase e si esprime in un duplice signoria di Cristo. Quella finale, quando "il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria". Di lui il profeta Daniele aveva preconizzato: "Gli furono dati potere, gloria e regno; tutti i popoli, nazioni e lingue lo servivano: il suo potere è potere eterno, che non finirà mai, e il suo regno non sarà mai distrutto" (Lett.). E' lo stadio definitivo della storia che non sarà un finire nel nulla, ma che sfocerà in "un cielo nuovo e una terra nuova" (Ap 21,1), realtà che deborda oltre il tempo nell'eternità, dove il Cristo glorioso "consegnerà il regno a Dio Padre". Finisce questo mondo ed esisterà solo quella realtà dove "in Cristo tutti riceveranno la vita" (Epist.).

Già da oggi il regno è presente ed opera: "Il regno di Dio è in mezzo a voi" (Lc 17,21), diceva Gesù riferendosi alla sua persona. "Il tempo è compiuto; convertitevi e credete nel vangelo" (Mc 1,15). Le parabole del regno ne indicano le caratteristiche: piccolo grano di senape che diverrà albero grande (cf. Mt 13,31-32), lievito gettato nella pasta per lievitarla (cf. Mt 13,33); che costituisce comunque un grande tesoro per avere il quale merita di vendere tutto (cf. Mt 13,44-46). Un regno fatto crescere da Dio stesso, come avviene di "un uomo che getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa" (Mc 4,26-27). Alla fine, però, il regno è una rete che pesca tanti pesci, ma sulla riva "i pescatori raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi" (Mt 13,47-49).

2) VENITE, BENEDETTI

Nasce l'interrogativo: come appartenere allora a questo regno? La domanda è stata fatta a Gesù: "Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?.. Amerai il Signore Dio tuo, e il tuo prossimo come te stesso" (Lc 10,25 ss.). La parabola del Buon Samaritano sbilancia il precetto sul rapporto col prossimo: "Va' e anche tu fa' così". Anzi in polemica con gli uomini del culto, Gesù esalta questo "laico", addirittura uno straniero, che s'era mosso a compassione. Verrebbe da pensare che la compassione - cioè il farsi prossimo sempre e con chiunque - possa essere la regola d'oro del regno di Dio. Anche di Gesù, più di una volta, è detto che "sentì compassione" (Mt 9,36; Lc 7,13) e moltiplicò i pani e risuscitò il figlio della vedova di Naim. Del resto alla fine disse: "Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri" (Gv 13,34).

Sorprendente però è il vangelo di oggi. Si parla di opere di misericordia - di compassione - quasi anonime, fatte ai più piccoli, cioè disinteressate e gratuite, sembrerebbe anche senza altra motivazione che appunto la compassione spontanea: "Quando mai ti abbiamo visto affamato..". Non pensavamo di farlo a te o per te..! Ci era sembrato giusto fare così, secondo il suggerimento della nostra coscienza e del nostro cuore! Diciamo: una solidarietà "laica". Ebbene anche questa, anzi proprio questa, raggiunge il suo riconoscimento davanti a Dio: "Venite, benedetti dal Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo".

Perché.. "l'avete fatto a me". Si nasconde qui tutto il mistero del cristianesimo. Di un Dio che ha tanto assunto la nostra umanità da identificarsi in ogni uomo, e di sentire fatto a sé - quindi come atto d'amore a lui, atto di autentico culto - il rispetto per ogni persona umana, il servizio gratuito ad ogni fratello, persino al nemico. Tutto questo allarga il cuore nella prospettiva della salvezza.. forse raggiunta da molti di più di quelli che i nostri schemi religiosi determinano. Al tempo stesso ci invita a saper vedere e valorizzare la miriade di gesti quotidiani anonimi di bene, che costituiscono forse ancora il tessuto connettivo di un mondo che sembra sfilacciarsi sotto il colpi di flash sempre negativi che i media ci propinano. Solo Dio vede in fondo al cuore di ognuno.. e vi scopre l'angolo buono su cui costruire una salvezza!

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"Signore, quando mai...?", diranno anche quelli che saranno alla sinistra. Quando mai noi abbiamo detto di non credere in Dio? Quando mai noi abbiamo fatto del male: ammazzare non ho ammazzato, rubare non ho rubato...; e poi... il lavoro è lavoro! Non era per cattiveria se non sono andato in chiesa. Del resto... non fan tutti così? "Via, lontano da me, maledetti". Io non ho vissuto diversamente dagli altri miei coetanei! Dove il giudizio non è soltanto sul male fatto, ma sul bene che non è stato fatto: sulle omissioni, sulle irresponsabilità, sulle pigrizie, sulle connivenze, sull'anonimato comodo e disimpegnato, ecc.. Alla fine sul non essere maturati come figli di Dio, a "somiglianza" di Lui che è Amore!

 

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