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TESTO Commento Luca 9,46-50

Paolo Curtaz  

Lunedì della XXVI settimana del Tempo Ordinario (Anno II) (30/09/2002)

Vangelo: Lc 9,46-50 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Ricordate sabato scorso il vangelo? Gesù diceva che stava per essere consegnato alla morte e che i discepoli non capivano ciò che stava dicendo. Ecco, oggi è la continuazione di quel vangelo. Nel momento tragico del dono totale della sua vita, Gesù deve sentire gli apostoli che discutono chi tra loro sia il più grande. Sentite lo stridore? Luca lo mette qui appositamente. Gli apostoli non hanno ancora capito il valore del dono, non hanno colto ciò che sta succedendo, non ne colgono la dimensione. Capiranno solo quando saranno masticati dalla croce, quando la loro fede smetterà di essere un'adesione sensibile ed emotiva al Rabbì Gesù per riconoscere in lui il Dio della gloria.

E mi vedo le discussioni prima o dopo le nostre celebrazioni su chi si mette in mostra per il canto, sulle discussioni di chi è più o meno nelle grazie del parroco, sui musi tirati per un lettore scelto al posto di un altro... Che tristezza! Anche noi, come gli apostoli, capiremo veramente chi è il Signore Gesù solo quando la nostra fede sarà piantata ai piedi della croce, come un parafulmine, quando la nostra fede si staccherà dalle piccole soddisfazioni degli "addetti al sacro" per diventare autentici.

Gesù, avete sentito, si mette da parte, ancora una volta. Mettetevi nei suoi panni: non avreste voluto una parola di incoraggiamento? Una frase di sostegno? Macché, Gesù si mette da parte, ancora una volta e diventa Maestro, insegna lo stile che deve prevalere nei rapporti tra i discepoli. Logica del fanciullo che dipende dagli adulti, logica di chi accetta di essere condotto, di chi non pretende nulla per sé. Impariamo dal Maestro, amici, impariamo la logica del dono nei nostri rapporti.

Siamo pieni di stupore, Signore, davanti al tuo atteggiamento. Avresti bisogno di ascolto e invece, come sempre ti passi sopra, ti metti da parte e insegni ai tuoi discepoli, a noi, ad essere come dei bambini, solari e semplici. Nessun gioco di potere tra i cristiani, perché noi siamo tutti fratelli e uno solo è il Maestro, il Signore Gesù che vive nei secoli dei secoli.

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