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TESTO Commento Luca 9,18-22

Paolo Curtaz  

Venerdì della XXV settimana del Tempo Ordinario (Anno II) (27/09/2002)

Vangelo: Lc 9,18-22 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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18Un giorno Gesù si trovava in un luogo solitario a pregare. I discepoli erano con lui ed egli pose loro questa domanda: «Le folle, chi dicono che io sia?». 19Essi risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elia; altri uno degli antichi profeti che è risorto». 20Allora domandò loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro rispose: «Il Cristo di Dio». 21Egli ordinò loro severamente di non riferirlo ad alcuno.

22«Il Figlio dell’uomo – disse – deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno».

Si parla spesso di Gesù, tutto sommato. E' forse il personaggio storico di cui – in assoluto – più si parla. Domenica prossima centinaia di persone si raduneranno per ascoltare le parole di questo tale Nazareno. Così non accadrà per Gandhi o per Alessandro Magno... Gesù pone un problema, occorre affrontarlo, chiedersi chi sia veramente quest'uomo. Per rifiutarlo, per accoglierlo, in qualche modo siamo invitati a guardarci nel profondo.

La pagina di Cafarnao, il momento più importante dell'avventura degli apostoli, il momento in cui il Signore li invita a fare il punto della sequela. Già: perché seguiamo Gesù? Perché, come loro, siamo rimasti affascinati dalle sue parole che sono Spirito e vita? E, soprattutto, chi è questo Gesù per noi? Ogni anno il Signore ci chiede di non dare nulla per scontato, anzi insiste perché, nel silenzio della preghiera, ricollochiamo nella nostra vita la sua presenza. Gesù non fa un sondaggio d'opinione tra i suoi, non vuole avere notizie sulla sua fama diffusa, ma ci pone – tagliente – la domanda: "dì, e per te cosa rappresento?": è il passaggio dalle discussioni teoriche alla messa in discussione di noi stessi. Che idea ha la gente di Gesù? Se ne parla, spesso, forse mai nessun personaggio della storia ha suscitato tante discussioni. Ma non restiamo nel vago, non facciamo salotto: schieriamoci, prendiamoci da parte e lasciamo che la bruciante domanda del Rabbì ci perfori il cuore: chi è davvero Gesù di Nazareth per me? Un grand'uomo del passato? Una distratta divinità a cui rivolgermi? Un amico da contattare quando le cose non funzionano?

Pietro si schiera: egli è l'atteso, anche se quest'affermazione deve ancora portare a conversione Pietro che ancora s'immagina un Messia trionfante, un Dio vittorioso...

Giorno della scelta, questo. O della ri-scelta che continuamente siamo chiamati a compiere, dell'incontro con lo sguardo del Nazareno – vivo – che ci chiede adesione al suo progetto di vita.

Chi sei per me, Gesù di Nazareth? Non importa cosa dicono gli altri, cosa mi abbiano insegnato, cosa penso di sapere su di te... prima o poi, nella vita, sentiamo echeggiare questa straordinaria ed inquietante domanda: Chi sono io, per te? Dammi la forza di rispondere, Signore, dammi la gioia di scoprire, con Pietro, con gli altri, che tu sei il Cristo di Dio.

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