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TESTO Commento su Luca 6,20-26

Paolo Curtaz  

Mercoledì della XXIII settimana del Tempo Ordinario (Anno I) (09/09/2009)

Vangelo: Lc 6,20-26 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 6,20-26

20Ed egli, alzàti gli occhi verso i suoi discepoli, diceva:

«Beati voi, poveri,

perché vostro è il regno di Dio.

21Beati voi, che ora avete fame,

perché sarete saziati.

Beati voi, che ora piangete,

perché riderete.

22Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio dell’uomo. 23Rallegratevi in quel giorno ed esultate perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i profeti.

24Ma guai a voi, ricchi,

perché avete già ricevuto la vostra consolazione.

25Guai a voi, che ora siete sazi,

perché avrete fame.

Guai a voi, che ora ridete,

perché sarete nel dolore e piangerete.

26Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i falsi profeti.

Le beatitudini in Luca, diversamente che in Matteo, hanno alcune differenze che saltano subito agli occhi: invece delle consuete otto beatitudini, Luca le riduce a quattro, inserendo, però, quattro "guai" che lasciano di sale, soprattutto perché scritte dall'apostolo della misericordia! Leggendo attentamente, però, scopriamo la ragione di tanta durezza: Gesù si rivolge alle persone che ha di fronte, ai casi concreti, dice "voi". Ha davanti a sé poveri e malati e storpi e, alzando lo sguardo, appena sopra la folla, guarda oltre le colline, a Gerusalemme, dove i ricchi e i gaudenti opprimono l'orfano e la vedova. Nella Bibbia l'idea è chiara: la ricchezza è dono di Dio, ma la povertà è causa del ricco! Gesù non è un classista: fra i suoi amici troviamo numerose persone ricche, come Giuseppe di Arimatea e lo stesso Matteo, ma sa che la ricchezza può essere un inganno, perché promette ciò che non riesce a mantenere. Gesù proclama beati i poveri perché il Signore non dona secondo giustizia ma secondo le proprie necessità: i poveri, perciò, sperimentano una maggiore vicinanza di Dio.

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