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TESTO Commento su Matteo 25,14-30

Paolo Curtaz  

Sabato della XXI settimana del Tempo Ordinario (Anno I) (29/08/2009)

Vangelo: Mt 25,14-30 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 25,14-30

14Avverrà infatti come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. 15A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì. Subito 16colui che aveva ricevuto cinque talenti andò a impiegarli, e ne guadagnò altri cinque. 17Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. 18Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone. 19Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti con loro. 20Si presentò colui che aveva ricevuto cinque talenti e ne portò altri cinque, dicendo: “Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque”. 21“Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”. 22Si presentò poi colui che aveva ricevuto due talenti e disse: “Signore, mi hai consegnato due talenti; ecco, ne ho guadagnati altri due”. 23“Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”. 24Si presentò infine anche colui che aveva ricevuto un solo talento e disse: “Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso. 25Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra: ecco ciò che è tuo”. 26Il padrone gli rispose: “Servo malvagio e pigro, tu sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; 27avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l’interesse. 28Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. 29Perché a chiunque ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto anche quello che ha. 30E il servo inutile gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”.

Giovanni è l'unico santo, insieme a Maria, di cui celebriamo la nascita e la morte. Merita questa attenzione, colui che Gesù definisce il più grande fra i nati di donna.

Giovanni muore a causa della sua franchezza, della sua coerenza. Senza paura per le conseguenze del suo gesto, della sua predicazione, Giovanni sfida l'ignavia del piccolo Erode, schiavo delle proprie malsane passioni affettive, e non rinuncia alla verità più scomoda ed inquietante. Erodiade, cognata di Erode e sua concubina, non può accettare di non essere temuta e lo fa uccidere. Storia drammatica ed esemplare, quella che oggi celebriamo, storia del potere che diventa spietato, dell'amor proprio che diventa schiavo del giudizio altrui, della malvagità che può abitare il cuore di una donna ferita. Erode, Erodiade, Salome, tutti burattini della Provvidenza, convinti di essere dei grandi della storia, sono oggi ricordati solo per avere dato la morte ad un asceta consumato dalla penitenza. Convinti di avere sepolto la verità, l'hanno fatta divampare come un incendio. Preghiamo, oggi, per i tanti, troppi fratelli nella fede che ancora subiscono violenza a causa della loro fedeltà al Vangelo. L'amore che li ha spinti al martirio cerchiamo, quella passione che fece i Giovanni Battista infiammi la nostra spenta e scipita Chiesa occidentale...

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