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TESTO Che cos'è veramente importante nella vita?

don Roberto Rossi  

XIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (30/06/2002)

Vangelo: Mt 10,37-42 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 10,37-42

In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli: 37Chi ama padre o madre più di me, non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me, non è degno di me; 38chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me. 39Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà.

40Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato. 41Chi accoglie un profeta perché è un profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto perché è un giusto, avrà la ricompensa del giusto. 42Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d’acqua fresca a uno di questi piccoli perché è un discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa».

Il vangelo è novità, è all'opposto della logica e del buon senso dell'uomo. Basta pensare alle parole di Gesù che abbiamo appena letto: "Chi ama il padre e la madre più di me, non è degno di me".

"Chi ha trovato la sua vita, la perderà, chi ha perduto la sua vita, la troverà". Parole forti, quasi assurde. Bisogna capirle bene. Gesù vuol dire questo: nella nostra vita l'unico assoluto che conta è Dio, tutto il resto viene dopo. I nostri genitori, i figli, la nostra stessa vita non ci debbono essere di ostacolo nel servire Dio, nel seguire la chiamata di Dio. Se ci sono di ostacolo, dobbiamo scegliere Dio. Questo vale non solo per i martiri che hanno accettato di morire per la fede e l'obbedienza al Signore. Vale anche per noi, nella nostra piccola vita. Tutti siamo spesso davanti ad un bivio: di qui la volontà di Dio, il sevizio di Dio, la croce che il Signore ci invita a prendere per seguirlo; di là una scelta che ci pare più logica, più facile per noi.

Il vangelo è a volte così schietto che spaventa. Gesù vuole tutto, chiede tutto, non è un uomo da mezze misure. Ma ci dà anche tutto: ha dato tutto se stesso per noi, ma dà anche tutto a quelli che lo seguono e lo amano, in termini di pace e d gioia. Il nodo del problema è proprio questo: un amore che diventi passione, fuoco travolgente per il Signore, che ci permetta di fare le scelte più difficili. La logica dell'amore è questa. Non si può dire: io amo fino a questo punto; più in là, no. Allora non è più amore. Il problema è di amare Dio sopra ogni cosa, perché qui sta la nostra felicità. Ecco perché Gesù dice: Chi perde la sua vita la ritrova e chi guadagna la sua vita la perde. Una cosa è chiara: quando facciamo la volontà di Dio, non ci perdiamo mai. E quando andiamo contro la volontà di Dio, ci perdiamo sempre. Magari non ce ne accorgiamo subito, ma, a distanza di anni, tocchiamo con mano che la nostra vera felicità sta nel fare la volontà di Dio e la nostra vera infelicità sta nell'andare contro questa volontà di Dio.

Il radicalismo evangelico scoraggia ed è considerato utopico da molti. Forse anche noi che ci diciamo cristiani, ci accontentiamo di pratiche esteriori, di pie aspirazioni e commozioni; siamo considerati "persone per bene" perché siamo osservanti, regolari. Ma la nostra vita non ha quell'intensità di amore, di gioia, di impegno che dovrebbe avere, se fossimo veramente innamorati di Cristo. Non basta l'entusiasmo di un momento per essere cristiani e seguire Gesù. Siamo chiamati ad una conversione profonda e continua, mettendo Dio al primo posto e tutto il resto dopo. Ci sono sempre in noi tante cose che il Signore non approva, siamo sempre tanto lontani dal modello che è Gesù e il suo vangelo. Dobbiamo farci alcune domande, ciascuno per conto proprio: Che cosa conta Dio nella mia vita? Abbiamo mai sperimentato in concreto la passione per il Signore, per il Regno di Dio?. Abbiamo mai desiderato di appartenere totalmente a Dio? Chiediamo con insistenza al Signore che ci faccia santi? Perché il radicalismo evangelico ci porta a questa conclusione: siamo tutti chiamati alla santità, cioè a vivere di Dio, ad essere innamorati di Dio. Questo vale per tutti, non solo per i consacrati. Anche noi consacrati siamo deboli e poveri come tutti, pieni di difetti, di tentazioni, di cadute. Anche per noi seguire Gesù è difficile e non sempre ci riusciamo.

Il santo non è l'uomo che non pecca mai, ma è colui che ardentemente desidera di amare Dio sopra ogni cosa, pronto a ricominciare ogni giorno la vita in salita che porta all'imitazione, alla croce e alla gioia di Cristo. E' colui che si affida a Dio, si lascia perdonare tutte le su debolezze e cerca di rialzarsi ogni momento, di rinnovarsi nei propositi della fedeltà, di vivere nella strada dell'amore verso Dio e verso il prossimo.

Io "troverò" la mia vita, cioè la realizzerò in pieno, non tanto nella carriera, nei soldi, nei divertimenti, ma se la "perderò", cioè la impiegherò per la causa di Cristo, per il bene, per il bene concreto degli altri. Questo va contro l'egoismo, contro l'istinto immediato, ma l'amore rende bella la vita, la nostra e quella degli altri. "C'è più gioia nel dare che nel ricevere" ha detto Gesù. Quante tristezze, quante solitudini, scoraggiamenti, crisi, fallimenti potrebbero essere evitati se non si pensa a sé, ma agli altri, se si ama, si aiuta, ci si preoccupa per il bene degli altri.

E' una esperienza continua quella che ci raccontano tanti volontari, che si mettono accanto a chi soffre; quasi sempre affermano: "pensavamo di dare qualcosa a quelle persone, invece è sempre di più quello che riceviamo" (evidentemente non in denaro, ma in gioia del cuore e sapienza della vita).

Gesù nel vangelo ci parla dell'accoglienza. Quando accogliamo qualcuno è Cristo stesso che accogliamo. Per ogni accoglienza, per ogni opera o gesto di amore, anche nelle piccole cose di ogni giorno, il Signore ci promette la sua ricompensa. Anche per un bicchiere di acqua "fresca".

In questo senso acquista particolare valore la nostra collaborazione anche alla Giornata della Carità del Papa, che viviamo oggi. Quante persone nel mondo possono ricevere molto di più di un bicchiere di acqua fresca, ma cibo, medicine, istruzione, sostegno, progetti di sviluppo. In un mondo che vive sempre tanti travagli di povertà, di guerre, di ingiustizie, la carità è la cosa più bella che possiamo vivere.

 

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