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TESTO Commento su Luca 16,19-31

Paolo Curtaz  

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Giovedì della II settimana di Quaresima (12/03/2009)

Vangelo: Lc 16,19-31 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 16,19-31

In quel tempo, Gesù disse ai farisei: 19C’era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti. 20Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, 21bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe. 22Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. 23Stando negli inferi fra i tormenti, alzò gli occhi e vide di lontano Abramo, e Lazzaro accanto a lui. 24Allora gridando disse: “Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell’acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma”. 25Ma Abramo rispose: “Figlio, ricòrdati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti. 26Per di più, tra noi e voi è stato fissato un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, né di lì possono giungere fino a noi”. 27E quello replicò: “Allora, padre, ti prego di mandare Lazzaro a casa di mio padre, 28perché ho cinque fratelli. Li ammonisca severamente, perché non vengano anch’essi in questo luogo di tormento”. 29Ma Abramo rispose: “Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro”. 30E lui replicò: “No, padre Abramo, ma se dai morti qualcuno andrà da loro, si convertiranno”. 31Abramo rispose: “Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti”».

Non ha nome il ricco che banchetta senza vedere Lazzaro. Non ha nome, non ha storia, ignora Dio e Dio lo ignora. Non è una persona malvagia, probabilmente ha anche una qualche fede. Solo è distratto, non vede, non si accorge che la povertà abita sotto casa sua. Solo un cane ha tenerezza per il povero Lazzaro. La morte, ‘a livella come diceva Totò, mette tutto a posto: entrambi devono lasciare tutto. E, di colpo, il ricco si accorge di avere creato un abisso a causa del suo egoismo. Un abisso di indifferenza che gli impedisce la relazione, di essere abbracciato col padre Abramo, un abisso che lo separa anche dai suoi famigliari (Ma da dove sbucano?). Possiamo essere delle persone oneste e scavare abissi, possiamo sentirci a posto e fare bene le cose, e non accorgerci del povero che muore alla nostra porta. No, il discepolo non ha ricette semplici, non ha soluzioni immediate per superare la povertà e l'ingiustizia del mondo ma, almeno, se ne occupa. E ne soffre. San Paolo, nella concretezza della sua situazione, organizza una colletta per i poveri della comunità di Gerusalemme e lo sente come un imperativo assoluto. Non avremo risorti che ci vengono a ricordare questa verità: usiamo bene ciò che abbiamo!

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