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TESTO Commento su Marco 8,27-33

Paolo Curtaz  

Giovedì della VI settimana del Tempo Ordinario (Anno I) (19/02/2009)

Vangelo: Mc 8,27-33 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Il più grande cambiamento che i discepoli devono fare è passare dalla visione di un Messia glorioso e vittorioso ad uno disposto a perdere tutto, anche la gloria e la vittoria, pur di manifestare il vero volto di Dio. Per Pietro è già stata una fatica immensa superare i propri (sani) pregiudizi per affermare che un Messia poteva anche avere il volto ordinario di un falegname della Galilea. Questa intuizione, per noi ovvia, significava mettere fra parentesi secoli di profezie e di predicazioni. E appena Pietro riesce a cogliere questo aspetto sconcertante e riceve l'incarico di conservare questa intuizione, ecco che deve fare un altro salto mortale: sì, Gesù è il Messia atteso, ma è anche il Messia sofferente. Mi chiedo, nella mia preghiera silenziosa e quotidiana, se voglio davvero essere discepolo di un Dio che muore per amore, che rinuncia alla gloria per amare, che, invece di dire "amatemi!", comanda: "amatevi!". Non lo so. È così esigente accogliere il cristianesimo per quello che è, andare all'essenziale, scoprirne i tratti più profondi... Anche san Paolo, alla fine della sua vita, sperimenta che la sua sofferenza completa i patimenti di Cristo per la salvezza del mondo...

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