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TESTO Commento su Luca 9,18-22

Paolo Curtaz  

Venerdì della XXV settimana del Tempo Ordinario (Anno II) (26/09/2008)

Vangelo: Lc 9,18-22 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 9,18-22

18Un giorno Gesù si trovava in un luogo solitario a pregare. I discepoli erano con lui ed egli pose loro questa domanda: «Le folle, chi dicono che io sia?». 19Essi risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elia; altri uno degli antichi profeti che è risorto». 20Allora domandò loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro rispose: «Il Cristo di Dio». 21Egli ordinò loro severamente di non riferirlo ad alcuno.

22«Il Figlio dell’uomo – disse – deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno».

Se vi sentite in cammino, sulla strada della fede, allora questa domanda dovete avere il coraggio di porvela, ogni volta che iniziate a fare qualcosa. Ai "professionisti del sacro" preti e laici impegnati in testa, la più grossa disgrazia che può succedere è quella di costruirsi un universo tutto incentrato su Cristo: parlare di Lui, celebrare Lui, ascoltare Lui. Senza che Lui ci sia. È un'esperienza terribile ma reale, abituarci a compiere le cose di Cristo perdendo di vista l'essenziale, il nucleo. «Chi dite che io sia?». Questa frase, rivolta a ciascuno, senza preamboli, come una staffilata, deve ancora echeggiare e scuotere, far vacillare le nostre più o meno grandi sicurezze. Amici che vi impegnate nella Pastorale, con i giovani, gli ammalati, catechisti, cantori, voi che passate il tempo libero a servire i poveri: chi ve lo fa fare? Gratificazione? O perché ci siete "tagliati"? No! Scusate la durezza ma occorre andare alla radice: lo fate per Cristo. Parlo di Lui perché gli appartengo, servo i poveri perché in essi riconosco il Suo volto, canto la Sua gloria perché mi riempie il cuore. E tutto questo, notate bene, avviene in un duplice contesto: "in un luogo appartato a pregare", cioè nella casa interiore della preghiera e prima dell'annuncio della Passione. Riconoscere che Gesù è "Cristo" della mia vita, cioè Signore, Presenza, Unico, Dio, significa sinceramente mettersi in discussione, senza una affrettata risposta da catechismo, ma con la coscienza che la professione di fede passa attraverso la fatica, la salita, la croce.

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