TESTO Commento su Giovanni 3,13-17
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Esaltazione della Santa Croce (14/09/2008)
Vangelo: Gv 3,13-17

«13Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo. 14E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, 15perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.
16Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. 17Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui».
Quella di oggi è una festa nata da un fatto storico: il ritrovamento della regina Elena, madre dell'imperatore Costantino, del luogo della crocifissione a Gerusalemme. Quel luogo fu conservato con devozione dai discepoli durante tre secoli e ora vi sorge la Basilica del Santo Sepolcro.
La croce non è da esaltare, la sofferenza non è mai gradita a Dio, toglietevi dalla testa, subito, la tragica inclinazione all'autolesionismo tipica del cattolicesimo, inclinazione che crogiuola il cristiano nel proprio dolore pensando che questo lo avvicini a Dio. La nostra è una Religione che rischia di fermarsi al venerdì santo, perché tutti abbiamo una sofferenza da condividere e ci piace l'idea che anche Dio la pensi come noi. No, lo ripeto alla nausea: la felicità cristiana è una tristezza superata, una croce abbandonata perché ormai inutile e questa croce vuota - oggi - viene esaltata. La croce non è il segno della sofferenza di Dio, ma del suo amore. La croce è epifania della serietà del suo bene per ciascuno di noi. Fino a questo punto ha voluto amarci, perché altro è usare dolci e consolanti parole, altro appenderle a tre chiodi, sospese fra il cielo e la terra. La croce è il paradosso finale di Dio, la sua ammissione di sconfitta, la sua ammissione di arrendevolezza: poiché ci ama lo possiamo crocifiggere.
Esaltare la croce significa esaltare l'amore, esaltare la croce significa spalancare il cuore all'adorazione e allo stupore. Innalzato sulla croce (Giovanni non usa mai la parola "crocifisso" ma "osteso" cioè mostrato) Gesù attira tutti a sé. Davanti a Dio nudo, sfigurato, così irriconoscibile da necessitare di una didascalia sopra la sua testa, possiamo scegliere: cadere nella disperazione o ai piedi della croce.