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TESTO Commento su Matteo 18,21-19,1

Paolo Curtaz  

Giovedì della XIX settimana del Tempo Ordinario (Anno II) (14/08/2008)

Vangelo: Mt 18,21-19,1 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

A leggere bene il vangelo di oggi, Pietro fa un gesto straordinario. Non so voi, ma perdonare sette volte è difficile! Eppure, Gesù rilancia il gioco: occorre perdonare sempre. Possibile? La durissima parabola che segue ci spiega la ragione di questa esigenza: il cristiano è chiamato a perdonare quando si rende conto di quanto a lui è perdonato. L'accentuata sproporzione del debito nella parabola (centinaia di migliaia contro pochi centesimi di Euro) rivela il divario fra il gesto di Dio e il nostro. Siamo chiamati a perdonare perché perdonati, perché noi per primi facciamo l'esperienza di perdono gratuito, sproporzionato rispetto al condono del creditore. Questo perdono non cambia il cuore del servo. L'ha fatta franca, è incredulo, euforico, non stupito della misericordia del padrone. E, infatti, il suo cuore indurito non ha pietà per l'altro servo. Siamo chiamati a perdonare perché perdonati, non perché più buoni. Quante volte dimentichiamo un'offesa subita perché, tutto sommato, ci sentiamo migliori. Non ti perdono per dimostrare qualcosa, ma perché ne ho un bisogno assoluto... Siamo chiamati a perdonare gratis, non sperando che il nostro perdono cambi l'atteggiamento di chi ci ha offesi. Anzi: come Gesù, rischiamo di essere ridicolizzati per il nostro gesto, di vedercelo rinfacciare come debolezza. Poco importa: chi ha incontrato il grande perdono non può fare a meno di guardare all'altro con uno sguardo di comprensione e verità.

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