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TESTO Missione è: "rendere il pianeta la casa di tutti i popoli"

padre Romeo Ballan  

XXX Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (24/10/2010)

Vangelo: Lc 18,9-14 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, Gesù 9disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri: 10«Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano. 11Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: “O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. 12Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo”. 13Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”. 14Io vi dico: questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato».

Riflessioni

Nella Parola di Dio per questa domenica, Giornata Missionaria Mondiale, campeggia la figura di Paolo, l'instancabile e ardente annunciatore del Vangelo ai popoli al di fuori del popolo ebraico, ad gentes, ai gentili, ai pagani, alle genti, come si dice tecnicamente nei documenti del Concilio Vaticano II. Nel brano odierno della seconda lettera al discepolo Timoteo (II lettura) Paolo prevede il suo prossimo martirio, è pronto "per essere versato in offerta" (v. 6). Nel momento di lasciare questa vita, Paolo ha una consolante certezza interiore: "Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede" (v. 7). La sua certezza si fonda sulla fede, anche se la fede non esclude che l'uomo, l'apostolo, faccia esperienza della sua fragilità e viva momenti di paura. Nella prova Paolo ha sperimentato la vicinanza del Signore, che "mi è stato vicino e mi ha dato forza, perché io potessi portare a compimento l'annuncio del Vangelo e tutte le genti lo ascoltassero" (v. 17).

Nella sua brevità, questa parola di Paolo presenta l'intero arco della missione affidata da Gesù agli Apostoli e alla Chiesa: l'invio, l'annuncio, l'universalità, la fatica, la fede, la comunità, la testimonianza, i risultati, il martirio... Il tutto vissuto nella certezza della presenza del Signore. In questo, Paolo è modello del missionario che parte e annuncia il Vangelo fidandosi totalmente del Signore. Se non fosse un fariseo convertito alla logica di Cristo, Paolo potrebbe ostentare i suoi meriti di battaglia, vittoria e fedeltà (v. 7). Nel momento finale della sua esistenza (v. 6), egli non fa leva su meriti personali, ma professa la sua adesione e piena fiducia nel Signore Gesù, che non abbandona chi lo attende con amore (v. 8). Paolo attribuisce al Signore l'esito della missione compiuta, Lo loda e si abbandona a Colui che lo "porterà in salvo nei cieli, nel suo regno" (v. 18).

Il Signore Gesù convoca e coinvolge ogni battezzato nella missione alle genti. Il cristiano serve la missione pregando, partendo e collaborando con chi parte. Anzitutto pregando (I lettura). La preghiera insistente del povero e dell'oppresso ha una forza particolare presso il Signore, il quale, pur accogliendo tutti, "ascolta la preghiera dell'oppresso", dell'orfano e della vedova (v. 13-14). Nella sua giustizia, il Dio della Bibbia ristabilisce l'equità schierandosi dalla parte del povero. Gesù lo conferma con la parabola dei due oranti del tempio, il fariseo e il pubblicano, dittico esclusivo di Luca (Vangelo). Ha una sua logica umana il fariseo, che si presumeva giusto: egli espone a Dio le sue pratiche morali e le osservanze esemplari (v. 11-12), in forza delle quali, secondo lui, merita di essere premiato. Il fariseo non si attende la salvezza come dono, ma come un diritto acquisito con le sue opere buone. Nella preghiera del fariseo non c'è apertura a Dio, ma solo auto-ostentazione e, di conseguenza, allontanamento e rifiuto degli altri (v. 11-12). Il Signore, invece, offre la salvezza a chi, con umiltà, sa di non esserne degno: al pubblicano, che ha certamente peccato, ma ne implora pietà (v. 13). Alla fine solo lui torna a casa sua "giustificato", cioè reso giusto da Dio (v. 14). Al fariseo non viene chiesto di rinunciare alla sua vita di osservanze, ma di abbandonare l'immagine falsa di un Dio contabile e cassiere, condizionato dalle opere umane. Il pubblicano, invece, che ha sperimentato la misericordia gratuita di Dio, vedrà fiorire in sé le opere buone come segno che il Signore, -solo Lui!- lo rende giusto.

I missionari che marcano la storia (come Paolo, Saverio, Comboni, Cabrini, Teresa di Calcutta...) sono convinti di essere custodi ed annunciatori di un Vangelo che viene dal cuore di Dio per la vita del mondo. Seguendo i loro passi, ogni missionario e missionaria, ogni cristiano, in virtù del battesimo, è chiamato ad annunciare ad altri il Vangelo. Benedetto XVI afferma che si tratta di un servizio urgente e prioritario alla famiglia umana: "è il primo servizio che la Chiesa deve all'umanità di oggi, per orientare ed evangelizzare le trasformazioni culturali, sociali ed etiche; per offrire la salvezza di Cristo all'uomo del nostro tempo". (*)

Per diffondere il Vangelo, la testimonianza personale fa scuola da sola sui banchi della vita, prima e più delle parole, come già insegnava il martire S Ignazio di Antiochia, all'inizio del secondo secolo: "È meglio essere cristiano senza dirlo, che proclamarlo senza esserlo". Oltre alle forme già note di collaborazione missionaria (preghiera, sacrificio, gesti di solidarietà, vocazioni...), Benedetto XVI, nel messaggio per la Giornata Missionaria di quest'anno, addita l'obiettivo della fraternità universale: "In una società multietnica che sempre più sperimenta forme di solitudine e di indifferenza preoccupanti, i cristiani devono imparare ad offrire segni di speranza e a divenire fratelli universali, coltivando i grandi ideali che trasformano la storia e, senza false illusioni o inutili paure, impegnarsi a rendere il pianeta la casa di tutti i popoli". Sfida esaltante, per ciascuno! Sfida irrinunciabile della Missione!


Parola del Papa

(*) "In questa Giornata Missionaria Mondiale in cui lo sguardo del cuore si dilata sugli immensi spazi della missione, sentiamoci tutti protagonisti dell'impegno della Chiesa di annunciare il Vangelo. La spinta missionaria è sempre stata segno di vitalità per le nostre Chiese (cfr Redemptoris Missio, 2) e la loro cooperazione è testimonianza singolare di unità, di fraternità e di solidarietà, che rende credibili annunciatori dell'Amore che salva!"
Benedetto XVI

Messaggio per la Giornata Missionaria Mondiale 2010

Sui passi dei Missionari

- 24/10: Giornata Missionaria Mondiale con il tema: "Comunione ecclesiale e missione".

- 24/10: S. Antonio Maria Claret (1807-1870), spagnolo, predicatore di missioni al popolo, fondatore, vescovo di Santiago di Cuba. Morì in esilio in Francia.

- 24/10: Giornata delle Nazioni Unite (organizzazione creata nel 1945).

- 27/10: Ricordo dell'incontro dei rappresentanti delle Chiese cristiane, delle comunità ecclesiali e delle Religioni mondiali, convocati ad Assisi da Giovanni Paolo II per una Giornata di Preghiera per la Pace (1986).

- 28/10: A Lima (Perù) la festa del Señor de los Milagros, immagine miracolosa del Crocifisso, disegnata su una parete da uno schiavo africano (ca. 1651), molto venerata da folle di popolo.

- 28/10: SS. Simone il Cananeo (zelota) e Giuda Taddeo, apostoli.

- 29/10: Ricordo del Messaggio Africae Terrarum, di Paolo VI all'Africa (1967).

- 30/10: B. Alessio Zaryckyj (1912-1963), sacerdote greco-cattolico dell'Ucraina, morto martire in campo di concentramento a Dolinka, nel Kazakistan.

 

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