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TESTO Il nostro Dio amante della vita

Suor Giuseppina Pisano o.p.

XXXI Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (31/10/2010)

Vangelo: Lc 19,1-10 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, Gesù 1entrò nella città di Gerico e la stava attraversando, 2quand’ecco un uomo, di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco, 3cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. 4Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perché doveva passare di là. 5Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». 6Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. 7Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È entrato in casa di un peccatore!». 8Ma Zaccheo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto». 9Gesù gli rispose: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è figlio di Abramo. 10Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto».

"In quel tempo, Gesù entrò nella città di Gerico e la stava attraversando, quand'ecco un uomo, di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere chi era Gesù..."; così il testo del Vangelo di oggi; ma anche la scorsa domenica la nostra riflessione si è fermata sulla figura di un pubblicano, un'anonima persona che era salita al tempio a pregare, a presentarsi a Dio col suo carico di peccato e di indegnità, per trovare in Lui il perdono e la pace.

Oggi il Vangelo ci parla ancora di un altro pubblicano, ma non si tratta di una parabola, bensì di un incontro tra Gesù e un peccatore, il capo dei pubblicani, dunque una persona ben identificata, infatti ha un nome: Zaccheo, ed è l'esattore capo della dogana di Gerico, zona di confine della provincia romana, ed ha al suo servizio dei dipendenti.

Anche Zaccheo, come gli altri pubblicani, è considerato alla stregua dei pubblici peccatori che i giudei osservanti evitavano, ritenendoli impuri; del resto sappiamo bene in che modo costoro accumulavano la loro ricchezza e Zaccheo non era diverso dagli altri; infatti sarà lui stesso, una volta convertito, ad ammettere le sue frodi e le sue ruberie a danno dei giudei contribuenti.

Ora, anche Zaccheo, lì a Gerico, sente che Gesù sta percorrendo le vie della città e in lui si fa impellente il desiderio di conoscerlo.

Sicuramente il capo dei pubblicani aveva sentito parlare di questo rabbi, la cui dottrina non solo era affascinante ma nuova; sicuramente era arrivata anche a lui l'eco dei prodigi operati da Gesù in favore di poveri, malati e indemoniati, e desidera conoscerlo, o almeno vederlo di persona.

Ma è solo curiosità quella che si agita nel cuore di Zaccheo?

Quel desiderio d'incontro che lo spinge a correre, a tentare di farsi spazio tra la folla che lo sommerge, lui così basso di statura, e, infine, la decisione di arrampicarsi sul sicomoro, rendendosi ridicolo agli occhi di quanti lo conoscono, non è solo curiosità; c'è, nel cuore di quest'uomo che tutti giudicano un peccatore, il desiderio, il bisogno forse ancora confuso, di essere liberato dal groviglio di peccati che si porta dentro; c'è il bisogno di uno sguardo, di una parola, di una mano che lo salvi; e quel rabbi può.

Ed ecco, Gesù: "alzò lo sguardo e gli disse: «Zaccheo, scendi subito perché oggi devo fermarmi a casa tua»".

La ricerca di Zaccheo è finita, ora c'è l'incontro con lo sguardo del Cristo che perdona e rinnova l'uomo dalle profondità del suo essere; ora Zaccheo può gustare la gioia di esser liberato, di essere amato, di essere una creatura nuova: "Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia."

Da questo momento Zaccheo è una persona nuova e se ne rende conto; agli occhi dei suoi concittadini è e resta una persona spregevole e da tener lontana, ma agli occhi di Dio, il capo dei pubblicani è un figlio ritrovato, tornato in vita, redento, ed è Gesù stesso ad affermarlo con queste parole: "Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch'egli è figlio di Abramo..."

Si, Zaccheo è pentito della sua vita disonesta ed è deciso a cambiarla sulla parola del Cristo: "Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto"; ed è commovente questa confessione delle colpe e il desiderio di riparare: un desiderio generoso e sincero.

Sicuramente Zaccheo aveva sentito il racconto di tanti miracoli, ma il miracolo più bello, più grande e consolante resta sempre la conversione del cuore dell'uomo a Dio, conversione che avviene nell'incontro con Cristo, quell'incontro che il capo dei pubblicani aveva cercato con tutte le sue forze.

La storia di Zaccheo è storia del passato, un passato storicamente lontano; ma anche oggi tanti uomini e donne hanno bisogno di conversione, hanno bisogno di incontrare Cristo, il Figlio di Dio che attraversa sempre le nostre strade e cammina nelle nostre "Gerico", quei luoghi in cui il male, nelle sue molteplici forme, insidia il cammino dell'uomo verso Dio.

Ma il Signore non si arrende di fronte al male, lui non sopporta che l'uomo si perda su vie che lo allontanano dalla felicità e dalla comunione con Lui, perché il nostro Dio è l'amore che salva.

Ci ricorda il Siracide: "Tu hai compassione di tutti, perché tutto puoi, Tu chiudi gli occhi sui peccati degli uomini, aspettando il loro pentimento. Tu, infatti, ami tutte le cose che esistono, e non provi disgusto per nessuna delle cose che hai creato... Signore, amante della vita. Poiché il tuo spirito incorruttibile è in tutte le cose. Per questo tu correggi a poco a poco quelli che sbagliano, e li ammonisci, ricordando loro in che cosa hanno peccato, perché, messa da parte ogni malizia, credano in te, Signore."

E noi aggiungiamo, credano nel Figlio redentore, incarnato, morto e risorto per la salvezza di ogni uomo, il Figlio, Cristo Gesù sempre presente nel mondo, sempre operante nella Storia, sempre vicino ad ogni uomo o donna in attesa che ogni cuore si apra a Lui, nostro Dio, che si è fatto uomo come noi per "cercare e salvare ciò che era perduto".

sr Maria Giuseppina Pisano o.p.
mrita.pisano@virgilio.it

 

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