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TESTO Commento Luca 18,1-8

Monastero Domenicano Matris Domini  

XXIX Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (17/10/2010)

Vangelo: Lc 18,1-8 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, Gesù 1diceva loro una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai: 2«In una città viveva un giudice, che non temeva Dio né aveva riguardo per alcuno. 3In quella città c’era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: “Fammi giustizia contro il mio avversario”. 4Per un po’ di tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: “Anche se non temo Dio e non ho riguardo per alcuno, 5dato che questa vedova mi dà tanto fastidio, le farò giustizia perché non venga continuamente a importunarmi”». 6E il Signore soggiunse: «Ascoltate ciò che dice il giudice disonesto. 7E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà forse aspettare a lungo? 8Io vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?».

Contesto

Il vangelo di questa domenica e della successiva (Lc 18,9-14) costituiscono una piccola catechesi sulla preghiera. Il brano odierno si ricollega anche alla piccola apocalisse (Lc 17,20-37) che la liturgia non propone al nostro ascolto, stabilendo uno stretto legame tra preghiera e fede. Con il testo di Lc 11,5-8 (quasi un brano gemello) e i diversi riferimenti alla preghiera disseminati nel terzo vangelo, queste due parabole ci offrono molte utili indicazioni sull'atteggiamento dell'orante cristiano. La prima lettura (Es 17,8-13) completa il quadro.

Diceva loro una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai:

Il primo versetto costituisce chiaramente un'introduzione redazionale volta a facilitare la comprensione della parabole (così pure il versetto 8), collegandola anche al testo immediatamente precedente. La vedova diventa così, come vedremo, modello per i cristiani grazie alla sua fiducia incrollabile nell'intervento divino.

"In una città viveva un giudice, che non temeva Dio né aveva riguardo per alcuno. In quella città c'era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: "Fammi giustizia contro il mio avversario".

Luca ci presenta i due personaggi nel modo tipico del suo vangelo; il giudice sembra incarnare il tipo della categoria che si comporta ingiustamente (spesso criticato dai profeti, cfr. Am 5,12; Is 10,1-2; Ger 5, 28) e non rispetta le leggi di Es 22,20-23 e Dt 14,28-29 (e passi simili). Luca non intende però fare una critica sociale, sfrutta solo il caso per invitare alla preghiera.

La vedova invece incarna il povero, il debole, una categoria prediletta da Luca (presente 12 volte nella sua opera contro le 14 del resto del NT). Ella dipende dal giudice per far valere i suoi diritti, dal contesto sembra che si tratti di denaro che le è dovuto (per un debito o un'eredità?). Non avendo modo di difendere i suoi diritti, ne di corrompere il giudice si avvale dell'unico mezzo a sua disposizione: l'insistenza della richiesta (il verbo andava, echeto in greco, è coniugato ad un tempo che indica la ripetizione dell'atto).

Per un po' di tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: "Anche se non temo Dio e non ho riguardo per alcuno, dato che questa vedova mi dà tanto fastidio, le farò giustizia perché non venga continuamente a importunarmi".

Il tempo non è precisato, ma il termine utilizzato fa pensare che si tratti di un periodo piuttosto lungo (che si contrappone al prontamente del v. 8); all'insistenza della vedova possiamo supporre si accompagnasse la sempre maggior irritazione del giudice. Questo infine riflette, Luca nelle parabole usa piuttosto spesso il soliloquio, e prende una decisione. Dopo la ripetizione di quanto già sappiamo dal v. 2 (sottolineando l'egocentrismo dell'uomo) il giudice afferma che farà giustizia, ma solo per liberarsi di una seccatura e dal fastidio continuo che ella gli procura (l'espressione utilizzata nell'originale fa pensare ad un'azione che procura un disagio notevole o anche procura vergogna, ma quat'ultimo non sembra il caso del giudice!).

E il Signore soggiunse: "Ascoltate ciò che dice il giudice disonesto. E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà forse aspettare a lungo?

Prende ora la parola Gesù stesso, designato come Signore (con tutto il peso dell'autorità del Risorto) attualizzando la parabola per la sua comunità cristiana, ma anche per noi. L'accento ora non è sulla vedova ma sul giudice disonesto. Non si costituisce un parallelo tra Dio e il giudice, ma tra il comportamento del primo e del secondo attraverso una domanda retorica e fornendo un ragionamento a fortori (il passaggio dal caso minore (il giudice) a quello maggiore (Dio) è di tipo rabbinico).

Se anche il giudice disonesto ha fatto giustizia, a maggior ragione Dio farà giustizia per i suoi eletti; in questo contesto giustizia sembra significare portare soccorso, aiutare. L'espressione eletti ricorre solo qui in Luca, ma la ritroviamo nei testi apocalittici e in Is 65,9.15 per indicare i credenti. Emerge a questo punto la prospettiva escatologica: le prove che la comunità sta vivendo non devo scoraggiare la fede, né la preghiera perché l'intervento di Dio è sicuro! Ovviamente Luca non ci invita a pregare ininterrottamente, ma ad una esistenza che non dimentica mai la preghiera.

La preghiera è caratterizzata con forza: gridare giorno e notte, espressioni poco usate nel NT (più spesso notte e giorno, mentre nell'AT gridare è abituale per la preghiera vedi Es 8,12; Gdc 6,7).

Li farà forse aspettare a lungo? Questa espressione, in greco il verbo makrothymein, presenta una difficoltà interpretativa: Dio aspetta pazientemente per dare tempo a chi opprime gli eletti di convertirsi? Oppure ascolta con pazienza il loro grido? O ancora: anche se si fa attendere egli farà giustizia.

Sembra quest'ultimo il senso più appropriato, anche perché si abbina al versetto successivo. Luca potrebbe averla intesa con riferimento al ritardo della Parusia, pensata ancora imminente dalla comunità cristiana al tempo dell'evangelista.

Io vi dico che farà loro giustizia prontamente.

Con l'apertura solenne: vi dico si afferma che l'intervento di Dioe sarà pronto, celere, a differenza dell'azione del giudice iniquo (v.4). L'evangelista qui come altrove certa di reagire ad una mentalità che si aspetta come imminente il ritorno glorioso del Signore e che spesso favoriva il disimpegno nella vita di fede del cristiano. L'affermazione suona come una promessa fatta ai credenti più che una minaccia contro i loro oppressori.

Ma il Figlio dell'uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?".

La seconda parte del v.8 con la menzione del Figlio dell'uomo si collega al testo escatologico di Lc 17,20 -37 e offre una nuova interpretazione del tema della preghiera. Mentre per quanto riguarda l'atteggiamento della vedova, emergeva l'invito alla perseveranza, ora l'azione orante è collegata alla fede. La preghiera mantiene nella fede e attenti al futuro di Dio; una fede come esistenza del cristiano vissuta nella vigilanza e nella fedeltà, al vangelo in primo luogo, e fedeltà nelle prove. (G. Rossé).

La domanda conclusiva non è indice di pessimismo, ma è piuttosto da considerarsi come un'esortazione alla vigilanza e alla perseveranza (temi prettamente escatologici) perché bisogna essere pronti quando il Figlio dell'uomo verrà.

Il brano è come abbiamo visto costituito da più livelli, alla parabola originale sulla preghiera, si è aggiunto il tema delle persecuzioni e del ritardo della Parusia. L'esempio del giudice della parabola si adatta bene ad una situazione di crisi per la comunità: anche se sembra che le preghiere rimangano senza risposta nella fede siamo certi che Dio ci ascolta e viene in nostro soccorso.

Vediamo così in quale prospettiva Luca considera l'importanza della preghiera: essa è l'atteggiamento necessario nel tempo che precede la Parusia (come nei momenti di prova e di sofferenza) e coincide in qualche modo con la vita cristiana, segnata dalla certezza dell'intervento di Dio, vigilante e perseverante nella fede.


MEDITIAMO

1) Quanto Luca ci dice sulla preghiera come può illuminare il nostro modo di pregare? Come reagisco quando la mia preghiera incontra il silenzio di Dio?

2) Raccogliere i testi lucani sulla preghiera ed elencare le caratteristiche che emergono.

3) Nella mia vita fede e preghiera come sono collegata? Quanto tempo mi do per la preghiera? La mia giornata ha uno sfondo orante?


PREGHIAMO

Salmo Responsoriale (dal Salmo 120)

Il mio aiuto viene dal Signore.

Alzo gli occhi verso i monti:
da dove mi verrà l'aiuto?
Il mio aiuto viene dal Signore:

egli ha fatto cielo e terra.

Non lascerà vacillare il tuo piede,
non si addormenterà il tuo custode.
Non si addormenterà, non prenderà sonno
il custode d'Israele.

Il Signore è il tuo custode,
il Signore è la tua ombra
e sta alla tua destra.
Di giorno non ti colpirà il sole,
né la luna di notte.

Il Signore ti custodirà da ogni male:
egli custodirà la tua vita.
Il Signore ti custodirà quando esci e quando entri,
da ora e per sempre.


Colletta

O Dio, che per le mani alzate del tuo servo Mosè hai dato la vittoria al tuo popolo, guarda la tua Chiesa raccolta in preghiera; fa' che il nuovo Israele cresca nel servizio del bene e vinca il male che minaccia il mondo, nell'attesa dell'ora in cui farai giustizia ai tuoi eletti, che gridano giorno e notte verso di te. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.

 

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