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TESTO Traccia di comprensione per At 13,1-5a; Rm 15,15-20; Mt 28,16-20

don Raffaello Ciccone  

I domenica dopo la Dedicazione (Anno C) (24/10/2010)

Vangelo: At 13,1-5a|Rm 15,15-20|Mt 28,16-20 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 28,16-20

16Gli undici discepoli, intanto, andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato. 17Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono. 18Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. 19Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, 20insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».

Atti degli Apostoli 13, 1-5a

Con questo brano gli "Atti degli apostoli" iniziano il racconto della prima missione di Paolo da Antiochia verso l'Asia minore (13,1-14,28). È un inizio molto importante poiché apre la missione di Gesù non solo verso i Giudei, sparsi fra le nazioni, ma anche verso i pagani a cui, allo stesso modo, viene comunicata la misericordia di Dio perché possano sentirsi accolti allo stesso modo, nella universale famiglia che Gesù ha salvato. Attraverso la Chiesa, Gesù svela al mondo la luce e l'accoglienza del Dio trinitario.

La missione comincia da Antiochia e l'elenco dei profeti e dottori va da Barnaba (il primo) a Saulo (l'ultimo). La missione sarà contrastata dalla reazione dei Giudei ed anche dai pagani, ma il messaggio e la missione nascono all'interno della comunità cristiana, riunita insieme, mentre "celebra il culto del Signore, digiuna, e accoglie il messaggio dello Spirito" (vv 2-3).

Il testo esprime una grande disponibilità al futuro: i due inviati: Barnaba e Saulo, non si sentono obbligati dalla comunità se non ad accogliere i suggerimenti dello Spirito. E la comunità sa che gli inviati faranno, nella propria responsabilità, ciò che è secondo il volere di Gesù e il Signore li accompagnerà verso ciò che è giusto per la missione.

La comunità cristiana sente di essere disponibile verso ciò che il Signore chiede. Essa ha già sperimentato, nella propria storia, il cambiamento che è avvenuto nella rimescolanza tra Giudei e pagani ed ha già vissuto la novità impensabile di fiducia reciproca, di riconoscimento, di pace.

Questa comunità continuerà a sentirsi attenta, responsabile, solidale con il lavoro che verrà fatto, lavoro sconosciuto, di volta in volta maturato nella responsabilità di coloro che sono stati inviati e riconosciuto come dono di Dio al mondo. Ma, come comunità di Gesù, si sente matrice, solidale e responsabile. E, infatti, conclusa la prima esperienza, "di qui fecero vela per Antiòchia, là dove erano stati affidati alla grazia di Dio per l'opera che avevano compiuto. Appena arrivati, riunirono la Chiesa e riferirono tutto quello che Dio aveva fatto per mezzo loro e come avesse aperto ai pagani la porta della fede. E si fermarono, per non poco tempo, insieme ai discepoli" (14,26-28).

Lettera ai Romani 15, 15-20

Paolo termina la sua lunga lettera ai Romani, motivando il coraggio che l'ha spinto a scrivere. Egli sa che ci sono stati altri che l'hanno preceduto ed hanno annunciato la Parola di Gesù nella comunità romana. Per questo motivo non ha nessuna intenzione di sostituirsi all'azione evangelizzatrice di altri apostoli che San Paolo riconosce e rispetta (vv 20-21). Tuttavia l'apostolo ha sentito il desiderio di comunicare anche a questa comunità il senso del suo ministero legato e maturato nel Vangelo di Gesù. Paolo, infatti, è inseguito da gruppi di giudaizzanti che mettono in dubbio la sua vocazione di annunciatore ai pagani oltre che agli ebrei. Si presta anche il pretesto che, in fondo, Gesù stesso non è mai stato evangelizzatore dei pagani e si è rifiutato di avere

contatti con loro, salvo in alcune rare situazioni, considerate a suo tempo, incidentali [vedi il miracolo per la figlia di una donna siro-fenicia: "Questa donna era di lingua greca e di origine siro-fenicia. Ella lo supplicava di scacciare il demonio da sua figlia". (Mc 7,24)].

Paolo sa di aver detto parole importanti che approfondiscono il rapporto tra comunità e il Vangelo, maturato nella sua completezza dopo la risurrezione, e sa di aver pronunciato esortazioni impegnative. Il Messaggio che Matteo oggi ci fa leggere nel Vangelo ci garantisce che la Comunità deve essere aperta "a tutti i popoli" (Mt 28,16-20).

Paolo, comunque ribadisce di essersi comportato con molta discrezione poiché riconosce che i cristiani romani già sanno e praticano la fede di Gesù (v 14). E tuttavia la grazia che gli è stata concessa lo rende come un sacerdote che presenta un'offerta gradita: "Adempio il sacro ministero di annunciare il vangelo di Dio perché le genti divengano un'offerta gradita, santificata dallo Spirito Santo". Ritorna qui la riflessione sul "culto spirituale" di cui aveva parlato al c. 12 (1-2): la Parola di Dio, completata in pienezza da Gesù, aiuta a scoprire la volontà del Padre, il suo progetto di salvare il mondo, il suo amore profondo e totale. Vivere questa consapevolezza e operare secondo la volontà del Padre è il "culto spirituale" di cui San Paolo si fa annunciatore. E' stato questo il grande progetto di Gesù: obbedire in tutto al Padre e invitare i discepoli a conoscere e a vivere, come Lui, la volontà di Dio mostrando la sua misericordia a tutti.

Lettura del Vangelo secondo Matteo 28, 16-20

Il Vangelo di Matteo finisce con il testo della missione universale, chiave di comprensione di tutto il libro.

Si parla della Galilea: la regione in cui Gesù ha incominciato la sua predicazione (4,23) e, secondo il profeta Isaia, la "Galilea delle genti" doveva essere il luogo della nuova "luce della rivelazione". E' considerata una regione di oscurità, dove si sono mescolati ebrei e pagani (le genti), dopo la sottomissione assira dell'VIII secolo, un luogo di peccatori dove non splende la legge. Eppure da qui incomincia il cammino della Chiesa verso le nazioni, dal mondo dei poveri e dei rifiutati, ma anche dal mondo della quotidianità e non dallo splendore o dal purismo.

Sul monte: è difficile identificare il monte, indicato da Gesù, ma il monte è il simbolo di particolare vicinanza con Dio che, in cima s'è manifestato a Mosé e ad Elia. Perciò Matteo colloca Gesù sul monte ogni volta che insegna e compie qualche gesto particolarmente importante. Sul monte Gesù era stato tentato sulla regalità universale (4,8-10), sul monte afferma di avere ricevuto i pieni poteri in cielo e in terra. L'invio di discepoli è un avvenimento fondamentale.

Ma chi invia Gesù? Sono i discepoli che, però, hanno fatto l'esperienza di Gesù risorto. Hanno tuttavia un diverso comportamento.

•Gesù parla agli undici: una piccola comunità che porta ancora i segni del tradimento (sono rimasti in 11 e non 12). "Sul monte" ma in Galilea, lontano da Gerusalemme: città ostile e incredula; come Mosè sul monte Nebo che, dopo l'investitura a Giosuè, si separa dal popolo. Così Gesù con i discepoli.

•Alcuni "si prostrarono innanzi", esprimendo il riconoscimento della dimensione divina.

•Il dubbio di altri ricorda la difficoltà a sganciarsi dall'esperienza precedente per accettare la

risurrezione come l'intervento di Dio nella storia. Probabilmente Matteo vuole richiamare le difficoltà esistenti nelle comunità cristiane del suo tempo che vivono insieme la fede e l'incertezza, ma questo è l'ovvio della fede.

•Di fronte al dubbio, Gesù interviene con la sua Parola per far maturare la fede stessa.
La missione:

•Gesù riceve "ogni potere" dal Padre. Egli definisce la sua relazione con il Padre e con tutto l'universo. Era stato tentato sul potere da satana nel deserto in cambio dell'adorazione. Ora riceve realmente il potere dopo aver sconfitto satana: pienezza dì potere che gli viene dal Padre attraverso la risurrezione. Così Gesù, Signore e Giudice, genera la sua Chiesa nella Pasqua, offrendo il suo stesso potere perché continui la sua opera. Ma il potere, esercitato e che conferisce, si definisce come servizio, non come dominio.
•4 verbi sintetizzano la missione:

- "andate": suppone il superamento delle barriere geografiche perché il messaggio di Gesù sia a portata di tutti;

- "fate discepole tutte le nazioni": per Matteo il messaggio corrisponde a: "Fatele entrare in una esperienza viva con me, simile a quella che avete vissuto voi, e che sia universale";

- "battezzate": trasformate, immergendo nell'acqua ogni credente: vita e purificazione. Con la potenza ("nome") del Dio Trinitario. Il battesimo è segno della comunità, segno dell'unità con Dio, segno visibile dell'insegnamento degli apostoli;

- "mantenete un insegnamento costante", in modo che ci sia una testimonianza autentica sulla Parola e nello stile di Gesù. Difatti Matteo, nel Vangelo, si preoccupa di riportare cinque discorsi (Mt cc 5-7; 10; 13; 18; 23- 25). Il numero 5 richiama i "libri della Legge": qui c'è una nuova legge che accoglie e perfeziona l'antica.

•A conclusione Gesù garantisce la sua presenza. Nell'Antico Testamento Dio si manifestava attraverso uomini da Lui scelti, attraverso la legge e attraverso il tempio.

Ora questa vicinanza è preannunciata da Matteo all'inizio, nel nome che si attribuisce a Gesù, in un

simbolismo carico di significati: Emanuele, il Dio con noi (1,23). Essa si attuerà nella garanzia della presenza del Signore risorto e il compito della Chiesa indica la vocazione di tutta la comunità e di ciascuno di essa. Poiché nella vita, accanto alla fede, si verifica spesso la paura, Gesù dice: "Non temete, io sono con voi tutti i giorni".

A Giacobbe, in viaggio verso la terra ignota, Dio garantisce: "Io sono con te e ti proteggerò ovunque andrai, non ti abbandonerò" (Gn 28,15); al popolo d'Israele, deportato a Babilonia, dichiara: "Tu sei prezioso ai miei occhi e io ti amo. Non temere perché io sono con te" (Is 43,4-5); a Mosé che obietta: "Chi sono io per andare al faraone e per fare uscire gli israeliti dall'Egitto?" Dio risponde: "Io sono con te" (Es 3,11-12); a Paolo, a Corinto, tentato di scoraggiarsi, il Signore dice: "Non aver paura perché io sono con te e nessuno cercherà di farti del male" (At 12,9-10). Così:

- C'è la presenza misteriosa e viva di Gesù fino "alla fine del mondo".

- C'è una presenza sacramentale: il battesimo trasmette all'uomo la potenza divina e vitale che a sua volta Gesù ha ricevuto dal Padre.

- C'è una presenza ecclesiale attraverso l'insegnamento e la predicazione della Chiesa.

 

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