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TESTO Traccia di comprensione per Is 56,1-7; Rm 15,2-7; Lc 6,27-38

don Raffaello Ciccone  

V domenica dopo il martirio di San Giovanni il Precursore (Anno C) (03/10/2010)

Vangelo: Is 56,1-7|Rm 15,2-7|Lc 6,27-38 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 6,27-38

27Ma a voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, 28benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male.

29A chi ti percuote sulla guancia, offri anche l’altra; a chi ti strappa il mantello, non rifiutare neanche la tunica. 30Da’ a chiunque ti chiede, e a chi prende le cose tue, non chiederle indietro.

31E come volete che gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro. 32Se amate quelli che vi amano, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori amano quelli che li amano. 33E se fate del bene a coloro che fanno del bene a voi, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori fanno lo stesso. 34E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto. 35Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e la vostra ricompensa sarà grande e sarete figli dell’Altissimo, perché egli è benevolo verso gli ingrati e i malvagi.

36Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso.

37Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati. 38Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio».

Lettura del profeta Isaia: 56, 1-7

Stiamo leggendo il primo brano della terza parte del libro di Isaia (56,1-66,24). Il libro di Isaia contiene le parole di diversi profeti. Solo alcuni brani nella prima parte del libro (cc. 1-39) possono essere fatti risalire direttamente a Isaia (primo Isaia), il profeta vissuto in Giudea nell'VIII sec. a.C.

A partire dal c. 40 si incontrano oracoli che furono pronunciati (o scritti) all'epoca dell'esilio in Babilonia (587-538 Secondo Isaia).

Gli ultimi capitoli (cc. 56-66) sono invece da collocare dopo il ritorno dall'esilio e dopo la ricostruzione del tempio di Gerusalemme (terzo Isaia).

Si deve quindi pensare che alcuni profeti, di cui non conosciamo il nome, richiamandosi all'opera di Isaia, al suo pensiero, al suo linguaggio e al suo stile, abbiano prolungato la raccolta dei suoi scritti, aggiungendo oracoli che rispecchiavano le nuove situazioni storiche del popolo d'Israele.

Così questo testo, attribuito al terzo Isaia e ritenuto discepolo spirituale del secondo Isaia riferisce la consolazione che Dio offre al suo popolo ed il messaggio delle meraviglie che il Signore opera per la nuova Gerusalemme, ricostruita e ripopolata. Alla salvezza di Dio deve corrispondere la cooperazione dei rimpatriati affinché regni la giustizia nella città santa.

La liberazione da Babilonia ha aperto molte speranze, ma l'esperienza faticosa della convivenza con un popolo pagano e vincitore ha obbligato a grandi riflessioni e maturazioni. E comunque è stata una convivenza con un popolo straniero di alta cultura.

Israele si è sempre mantenuto lontano dagli altri popoli, alimentando diffidenze e sospetti poiché, per pregiudizi pericolosi, immaginava che tutti i pagani fossero corrotti ed immorali.

Il testo del Deuteronomio (7,2-4) impegna a non fare alleanze con gli stranieri né ad imparentarsi con loro. L'esperienza dell'esilio ha fatto loro ripensare ad atteggiamenti diversi. Ha fatto superare paure e pregiudizi. Anche a Babilonia, hanno incontrato uomini e donne di fiducia, giusti, portatori e portatrici di valori condivisi.

Il profeta, mentre offre suggerimenti di fedeltà, incoraggia a prepararsi al tempo nuovo: "Osservate il diritto e praticate la giustizia". Perciò ai rimpatriati è rivolto l'invito, superando la tentazione dell'esclusivismo, cioè di formare una comunità etnicamente pura. Il profeta annuncia che adesso, per volontà del Signore, potranno aderire anche coloro che prima erano esclusi come lo straniero e l'eunuco, purché vivano le esigenze dell'alleanza.

Insieme, con molta saggezza, anche gli stranieri giusti sono condotti al monte santo (Gerusalemme-Sion) di Dio come gli israeliti e con gioia pregheranno insieme nella casa di preghiera che è "Casa di preghiera per tutti i popoli". Così la condizione proposta per tutti è la pratica del riposo del sabato come segno dell'alleanza (Es 31,12-17) e la pratica della giustizia e della fedeltà all'alleanza e non il legame di sangue o la purità legale.

Il progetto di speranza e di liberazione, delimitato ad Israele come custode dell'Alleanza e dell'amore di Dio, in realtà è liberazione per tutti gli uomini. Questo incomincia a realizzarsi nel tempio. Per noi deve incominciare nella Comunità cristiana, come il momento di maturazione e formazione. Ma poi il nostro posto è nel mondo, come un popolo che porta speranza nella quotidianità con tutti gli altri che incontreremo. Il Signore vuole che ciascuno si offra come accompagnatore di tutti coloro che accettano di cercarlo verso il monte di Dio.

Lettera di san Paolo apostolo ai Romani: 15, 2-7

Nella lettera ai Romani S. Paolo si preoccupa di mettere armonia e concordia nella comunità poiché esistono tensioni tra i cristiani provenienti dal paganesimo e quelli provenienti dall'ebraismo. La comunità romana è sorta dal gruppo ebraico; allargata ai pagani. Questi sono diventati presto maggioranza quando gli ebrei, per ordine di Claudio imperatore, nel 49, sono stati allontanati da Roma. Da qui, probabilmente, una maggiore difficoltà di convivenza.

Paolo inizia da un riferimento fondamentale a Cristo: Gesù non ha scelto ciò che gli piaceva, ma ha accettato umiliazioni e insulti per amore dell'uomo. E' la norma vivente per il cristiano.

Come riferimento per la conoscenza di Gesù pone la Scrittura. Essa non solo prepara alla venuta del Messia. E' soprattutto indispensabile per cogliere il senso del mistero della vita e della morte di Gesù oltre che ad essere fonte di perseveranza e di consolazione. E guida alla rilettura del Salmo 69.

* C'è un primo problema che S. Paolo deve risolvere: aiutare a scoprire e a valorizzare l'importanza della Scrittura; infatti, probabilmente, i cristiani che vengono dal paganesimo non la conoscono. Così fanno fatica a capirla e a leggerla come una parola che porti "perseveranza e consolazione per la speranza".

* La Scrittura porta invece alla conoscenza dì Dio e quindi alla comunione tra i fratelli e le sorelle. Senza tale reciproca accoglienza non è possibile una lode unanime a Dio.

* La motivazione dì questa disponibilità reciproca viene da Gesù: la legge del cristiano è Cristo. Quel "come Cristo vi accolse" significa che bisogna accogliere come (similitudine): "allo stesso modo di Cristo" e perché (causalità) "Cristo vi accolse. Cristo ha accolto te, quindi anche tu accogli gli altri".

* Gesù ha dato la sua vita per tutti: sia per gli ebrei dando compimento alle promesse fatte ai padri, sia per i pagani estendendo la sua misericordia a tutti popoli.

* Questo testo fa pensare ad una assemblea raccolta nella celebrazione: la Scrittura, la comunione, la lode unanime.

Lettura del Vangelo secondo Luca: 6, 27-38

Luca continua il "discorso della pianura", riprendendo in parte il "discorso della montagna" di Matteo e ripropone il tema centrale del discorso delle Beatitudini in 4 parti:
- le beatitudini e le maledizioni (6,20-26)

- l'esortazione sull'amore per i nemici (6,27-36) diviso in tre strofe

- la parabola con 4 immagini: il cieco, la trave, l'albero, il tesoro, (6,39-45)
- la casa fondata sulla roccia (6,46-49).

Il seguito del discorso delle "Beatitudini" di Matteo (capp 5-7) viene ripreso nella "sezione lucana" detta "grande inserto" e che va dal cap. 9 al cap. 19. Se Matteo sceglie, come cornice della predicazione di Gesù, "il discorso" (ce ne sono infatti cinque, come i 5 libri di Mosè), Luca preferisce svolgere la predicazione di Gesù lungo la strada che lo porta dalla Galilea a Gerusalemme. In questo viaggio vengono anche raccontate parabole proprie del Vangelo di Luca: il buon Samaritano, il figliol prodigo, il ricco epulone.

Una piccola osservazione interessante: da notare l'insistenza del numero 4 che indica la terra, l'orizzonte umano, l'universale mentre il 3 richiama il cielo e il 7 ricorda la creazione del cielo e della terra.
Le dimensioni dell'amore cristiano

- Le dimensioni dell'amore cristiano sono smisurate: non c'è limite poiché l'amore non è posto come dovere ma come stile di fedeltà alla Parola di Dio e alla testimonianza di Gesù. La legge del perdono va fino al rinnegamento di sé e al dono totale di sé agli altri.

- A Gesù non interessa solo estendere al massimo l'arco dei destinatari, ma anche la pienezza degli atti: "dire-fare, pregare e donare, vedere e provvedere". Da notare il crescendo: "amate, fate del bene, benedite, pregate" e le azioni concrete: "porgi la guancia, non rifiutare, dà, non richiedere".

- Viene rilevato un crescendo: "vostri nemici, coloro che vi odiano, coloro che vi maledicono, coloro che vi maltrattano" e quindi: "chi ti percuote, chi ti leva il mantello, chiunque ti chiede, chi prende del tuo". Sono situazioni che si ripercuotono nella vita quotidiana e che rimandano a scelte "evangeliche".

- E' un ideale realizzabile a cui si sono ispirate le comunità cristiane del I secolo, ideale di nonviolenza, ideale di discepoli poveri, affamati, dolenti, perseguitati.

- Il modello dell'amore cristiano è divino: "Siate misericordiosi come Dio, vostro Padre" (v 36).

E' un amore attento e tenero, un amore paterno e fraterno, altruistico, disinteressato e gratuito, infaticabile, che si libera da egoismi e da confronti (non accetta il "Ti do se mi dai"), un amore "a perdere". E' un modello divino che si incarna in gesti umani e concreti e perfino provocatori.
Le motivazioni dell'amore cristiano

- Le motivazioni dell'amore cristiano sono sconfinate. L'ideale proposto non ha una giustificazione umana, ma è sostenuta dalla speranza conclusiva del dono che Dio farà a noi di se stesso alla fine dei tempi.

- Per ricevere il suo dono, bisogna prepararsi e poiché Dio è misericordioso, bisogna essere misericordiosi. Matteo usa il termine: "Siate perfetti" (5,48), Luca usa il temine: "Siate misericordiosi". Egli è "l'evangelista della misericordia di Gesù".

- Il regalo che viene dato non consiste nell'avere da Dio qualche cosa, ma "nell'essere figli dell'Altissimo". Domani sarete in pienezza ciò che cercate di realizzare: figli di Dio. Tuttavia questa figliolanza è dono di Dio e realtà che si esprime mediante il pentimento, la fede in Gesù e le buone opere.
La misura dell'amore cristiano

- La pratica della misericordia, a imitazione di Dio, avviene mediante il perdono (v.37) e l'offerta generosa dei beni propri (v.38).

- Anche qui ci sono 4 imperativi, due negativi e due positivi: "Non giudicate, non condannate, perdonate, date". A questi corrispondono dei verbi passivi che esprimono la risposta di Dio.

- L'immagine finale della "misura" è l'invito ad investire le proprie ricchezze sullo stile di Dio che non si lascia vincere in generosità.

- Tutto questo in vista del perdono-dono che riceveremo. Anche qui il comportamento di Dio diventa modello.

- Ma è conciliabile l'amore con la giustizia? L'amore, mentre porta a compimento la giustizia integrandone le manchevolezze, corregge asprezza e inflessibilità. E richiede il perdono delle offese. Allora rappresenta un colpo di spugna sul passato? Il perdono non richiede l'oblio ma una memoria sana e

non inquinata dall'odio. Mentre accetta la dimenticanza, non smette di cercare le cause dell'offesa che ha reso l'altro incapace di amore.

 

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